A Bassora prima rivolta contro Saddam di Maurizio Molinari

A Bassora prima rivolta contro Saddam IL REGIME NEGA L'INSURREZIONE. I BRITANNICI: SIAMO PRONTI A SFRUTTARE QUESTA SITUAZIONE A Bassora prima rivolta contro Saddam Battaglia tra Najaf e Karbala: centinaia di morti tra gli iracheni Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK «Abbiamo iniziato la rivolta contro Saddam». L'annuncio è arrivato ieri sera da Teheran, dove il Consiglio Supremo dell'opposizione sciita irachena - «Sciri» - ha il suo quartier generale. «Stiamo combattendo» ha detto il portavoce Mohammed Hadi. Poche ore prima l'intelligence britannica aveva parlato di colpi di mortaio sparati da mihziani iracheni contro gruppi di civili. «Confermiamo gli eventi, ma non sappiamo che dimensione abbiano né che conseguenze possano avere, comunque siamo pronti a sfruttare la situazione» assicura dal comando del Qatar il generale britannico Peter Wall. La rivolta sarebbe iniziata a seguito dell'affondo dell'artiglieria inglese contro le difese della città. Sin dalle prima ore del mattino i reparti alleati che cirif^nidanola citt^ayev.apo^egnala- to un aumento della tensione. «Dentro Bassora vi sono miliziani di Saddam e forze regolari, forse in tutto 8000 uomini - ha spiegato il portavoce delle forze britanniche Chris Vernon - e per noi si tratta di zona di combattimento». Circa 50 tank iracheni hanno tentato di forzare l'assedio a Sud Ovest, ma sono stati respinti con perdite. Così il portavoce inglese Al Lockwood ricostruisce la dinamica della rivolta: «Civili sciiti si sono diretti contro miliziani del Baath che hanno risposto con i mortai e noi abbiamo usato l'artiglieria per far tacere i loro mortai». Dentro la città si combatte: i Feddayin di Saddam si fanno scudo con i civili, decine gli edifìci in fiamme, un alto funzionario del partito di regime Baath è stato linciato ed un altro è stato catturato dagli inglesi, la sede del Baath è stata distrutta da un diluvio di bombe e gli F-18 americani nella notte continuavano a colpire. ....Due soldati inglesi sono stati uccisi da fuoco amico. La scelta degli alleati è di «non sparare sulla città, ma sfruttare ogni opportunità tattica». Di fatto i militari iracheni sono presi fra due fuochi: nel centro della città la rivolta sciita, lungo il perimetro estemo gli inglesi. Da Baghdad il ministro dell'Informazione Mohammed Saeed Sahaf smentisce tutto: «Non c'è alcuna insurrezione, sono tutte bugie». Tareq Aziz rincara la dose. «A Bassora abbiamo dato loro ima lezione, a Baghdad faremo di meglio». Il Pentagono nega un coinvolgimento diretto: «Noi non spingiamo nessuno alla rivolta - dice il ministro Donald Rumsfeld - ma oggi in Iraq come nell'Europa dell'Est negli anni Cinquanta queste cose avvengono all'improvviso». La violenta tempesta di sabbia che ha investito l'Iraq centrale - e potrebbe durare altre 48 ore - ha rallentato l'avanzata americana verso Nord. Non tutti i reparti erano preparati: una colonna di marines ha perso 20 mezzi su 70. Grazie a stiumenti radar high-tech i blindati della III divisione di fanteria però sono andati avanti e nella zona fra Najaf e Karbala, a circa 70 km da Baghdad, hanno sorpreso gli iracheni, innescando una dura battaglia. Il Pentagono parla di «pesanti perdite irachene» fra i 300 e 500 uomini. Poco più a Sud i marines hanno superato l'Eufrate a Nassiriyah puntano su Al Kut. Una terza direttrice d'avanzata è lungo l'autostrada Bassora-Baghdad. Le sacche di resistenza sono molto pericolose: a Nassiriyah i marines sono caduti in un nuovo agguato dopo quello che due giorni fa gli ha causato 10 morti, 12 feriti e 16 dispersi. A Karbala ed Al Kut ci sono due divisioni della Guardia Repubblicana: la «Medina» e la «Baghdad». Per preparare l'assalto di terra, aerei ed artiglieria alleate hanno bersaghato per l'intera giornata la «Medina», contro la quale 24 ore prima si era infranto l'attacco degli eUcotteri «Apache». «Stiamo colpendo la Medina» ha confermato Tony Blair da Downing Street. Il comando centrale del Qatar ha parlato di un migliaio di missioni aeree di attacco: la sabbia non è un ostacolo per aerei che volano sopra i tremila metri, ma per bombardare devono adoperare ordigni a guida satellitare perché il puntamento laser in queste condizioni non è adatto. Il Pentagono assicura di aver colpito la metà degli obiettivi della Guardia Repubblica attorno alla capitale. I raid sono serviti anche per annientare sei postazioni irachene in grado di confondere le bombe intelligenti. Rumsfeld avverte: «I giorni più pericolosi sono quelli che devono venire, siamo più vicini all'inizio che alla fine della guerra ma saremo noi a prevalere, questo non è solo un conflitto per autodifesa ma anche umanitario perché stiamo liberando gli iracheni». Aumenta il rischio di uso di armi chimiche: l'intelligence crede che gli iracheni sono pronti ad usarle quando gli alleati saranno a 20 km di distanza, dentro la «zona rossa». Nel Sud i miliziani di Saddam combattono senza regole. «Vestono abiti civili, usano autombulanze per trasportare ordini e auto comuni per spostarsi» accusa Rumsfeld. «Il peggio deve ancora venire» aggiunge il capo dello Stato Maggiore Congiunto, generale Richard Meyers. Almeno 3500 gli iracheni già caduti prigionieri, i morti nessuno li conta: a Nassiriyah i marines ne hanno uccisi almeno 500. Continuano gli errori: un jet americano al ritorno da Baghdad ha colpito per errore una batteria di Patriot in Kuwait, nessuna vittima. Fra pochi giorni inizieranno ad arrivare in Kuwait gli uomini della IV divisione di Fort Hood, Texas, ma i loro mezzi in navigazione nel Mar Rosso avranno bisogno di almeno dieci giorni. I militari di Baghdad presi tra due fuochi: nel centro la ribellione degli sciiti, nel perimetro gli inglesi Linciato un funzionario del partito Baath Agguato ai marines a Nassiriyah. Tempesta di sabbia rallenta la marcia verso la capitale Altri due inglesi uccisi da «fuoco amico»