Nuova tempesta sulla Rai Non c'è intesa sul direttore di Amedeo La Mattina

Nuova tempesta sulla Rai Non c'è intesa sul direttore OGGI ILCDA, LUCIA ANNUNZIATA CONFIDA: «HO PRONTE LE DIMISSIONI» Nuova tempesta sulla Rai Non c'è intesa sul direttore Amedeo La Mattina ROMA «Le mie dimissioni sono praticamente pronte». Dimissioni ancora non scritte, per il momento solo annunciate quelle del presidente della Rai, Lucia Annunziata. Il possibile preludio di una nuova tempesta a viale Mazzini, im .finale identico a quello già visto con Paolo Mieli. Identico anche nella motivazione: non c'è l'accordo sul nome del direttore generale. Silvio Berlusconi e quei leader della maggioranza che hanno voce in capitolo sulle questioni Rai hanno bocciato, imo dopo l'altro, tutti i nomi che Annunziata ha proposto per la strategica poltrona di Agostino Sacca. In cima alle sue preferenze c'erano Stefano Parisi, direttore generale della Confindustria, e Francesco Mengozzi, amministratore delegato dell'Alitalia, che ieri ha chiamato Aimunziata per comunicarle la sua indisponibilità (e sarebbe stata la Casa delle libertà a convincerlo a dare forfait). Per la direzione generale - alla vigiha del Cda di stamane - erano tornati a circolare anche altri nomi come quello di Claudio Cappon, Giancarlo Leone e Mauro Masi. Poi nel frullatore del tótonomine e stato messo una «new entry»: Vittorio Colao, amministratore di Vodafone Omnitel. Una raffica di veti incrociati li ha impallinati tutti. E di questo nulla di fatto i nuovi consiglieri, che l'altro ieri si sono riuniti informalmente, hanno dovuto prendere atto. A questo punto sul loro tavolo era arrivata una tema proposta dalla maggioranza: Fernando Napolitano, giovane amministratore delegato di Booz Alien Italia e consigliere dell'Enel, Flavio Cattaneo, presidente e amministratore delegato della Fiera di Milano, e Angelo Codignoni, presidente e ad di Eurosport. Considerati tutti e tre molto vicini alla Casa delle libertà. Codignoni, in particolare, è di stretta osservanza berlusconiana: è stato un manager della Fininvest ante marcia e uno dei fondatori di Forza Italia della primissima ora. Del resto il ragionamento che ha fatto in questi giorni Berlusconi è stato di questo tipo: «Se l'Annunziata non vuole Sacca, allora al suo posto ci dev^ andare un manager di cui fidarsi totalmente». Un ragionamento condiviso anche da Gianfranco Fini, il quale dice di non essersi accorto, guardando la Rai (e, ha aggiunto, anche le reti. Mediaset) che il centrodestra abbia vinto le elezioni.- «E' necessario più pluralismo», ha chiesto il vice premier che non ha condiviso i nomi proposti dall'ex direttrice delT/JpBiscom. Il problema è che all'Annunziata la tema fatta dalla mag¬ gioranza non va affatto bene. Cosa accadrà oggi alla prima riunione formale del Cda convocata per mezzogiorno? Chi ha sentito il presidente della Rai in queste ore l'ha trovata molto determinata a non lasciarsi stritolare e delusa dai veti della maggioranza. Al punto che non esclude di gettare la spugna se alla riunione di oggi i consiglieri dovessero accertare di non avere alcuna autonomia decisionale. «Le mie dimissioni sono pronte», avrebbe confidato ieri sera Lucia Annunziata. A questo punto la riunione del Cda Rai potrebbe risultare interlocutoria e magari essere rinviata per un ulteriore braccio di ferro che però getterebbe nel caos il servizio televisivo pubblico, proprio in un momento drammatico, con la guerra in corso. Fino ad ora, la Rai si è contraddistinta per i servizi giornalistici che vengono dal campo di battaglia. La stessa Annunziata, in una riunione che si è svolta ieri mattina a viale Mazzini con i dirigenti di area e delle reti, aveva sottolineato questa ottima performance. «E' questa la Rai che vogliamo io e il direttore generale», ha detto indicando Sacca che le era seduta accanto. A molti era sembrato un messaggio di conferma del direttore generale. Invece, dietro le quinte, le cose stavano andando esattamente in senso opposto. Salvo sorprese: come quella - alla quale qualcuno sta lavorando - di una proroga a tempo di Sacca per assicurare continuità di fronte all'emergenza bellica. Una raffica di veti contro tutti i nomi finora ipotizzati Finirà come con Mieli?

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