Milano, show pacifista di Zelig blocca il centro di Giulia Zonca
Milano, show pacifista di Zelig blocca il centro LO SPETTACOLO DAVANTI ALLA CAMERA DEL LAVORO Milano, show pacifista di Zelig blocca il centro Giulia Zonca MILANO VIVA la guerra» non è tanto facile da dire, neanche se è ironia, neanche se è la parodia di una canzoncina da oratorio di Dario Baldan Bembo che in originale fa «Viva la gente», neanche se a ritmarla dal palco c'è Claudio Bisio con Rocco Tanica. E infatti le tremila persone che si ritrovano, quasi per caso, a vedere la banda Zelig al completo davanti alla Camera del lavoro di Milano, non ci riescono subito. Ascoltano il ritornello, sorridono mentre Bisio saltella intonando «il nuovo inno del govemo itahano». Tengono persino il ritmo sul refrain, «Viva la guerra la trovi ovunque vai», ma al primo «Tutti insieme» si ritrovano con la bocca impastata, a muovere le labbra senza dare volume, impacciati e presi alla sprovvista. E poi cantano, poco, e ridono, tanto, un po' storditi da questo happening per la pace fatto di risate. I comici sono più di 40, Bertolino, Baiasse, Ale e Franz, Menerà, quelli che tirano su nove milioni di audience in prima serata, tutti compatti a manifestare il loro dissenso. E ci sono le bandiere della pace, queUe della Cgil, i polsini arcobaleno, le kefiah e le magliette di Che Guevara come in ogni manifestazione contro la guerra. Ma ci sono anche i ragazzini a caccia di autografi, le quindicenni che urlano nel telefonino «Ho toccato Capsula dei Pah e dispari», gh sfegatati che implorano: «Fammi sentire "Chi è Tatiana?"» e molti sono capitati lì per caso, bloccati da una battuta. Non era prevista la chiusura, ma il traffico si blocca da sé, la gente passa, si lascia fennare da una gag sparata dall'altoparlante, alza la testa sul maxischermo e per una volta non trova edizioni straordinarie. Non c'è nessuno a dire «scusate se in questo momento facciamo ridere» e suona quasi strano, ma davvero pacifico. Molti salgono sul palco facendo un normale numero di cabaret, proprio come a Zelig, non infarciscono i loro monologhi di «peace and love» né usano per forza Bush e Saddam come soggetti. Qualche accenno,.come Walter Fontana-James Tont: «Sarebbe megho fare uno contro uno invece di tutti contro tutti, almeno si eliminano fra loro» o Gabriele Cirilh «Tatiana è contro la guerra e menomale perché è talmente grassa che un po' la argina», poi via di repertorio con i personaggi che appaiano in tv a ogni puntata. Applausi, risate, sempre più liberatorie e quando è il turno del capocomico C audio Bisio sembrano tutti rilassati, come se si stessero prendendo un momento di pausa dal telegiornale. Si lasciano avvolgere dal blues «I veri motivi per cui l'America ha attaccato l'Iraq»: «Si sono molto offesi perché la tv irachena mandava in onda un'imitazione di Bush, tipo quella del Bagaglino solo che faceva ancora più schifo», «Perché hanno scoperto che la decisione di non chiamare più le patatine French Fries era retroattiva e ormai le avevano mangiate», «Perché la prova che in Iraq baravano ce l'avevano eccome. Due fotogrammi del deserto, in uno c'era un camion e nell'altro no. E avevano filmati mighori solo che dovevano renderli a Blockbuster». E o^ii risata allontana di più il senso m colpa. I comici metano, la gente resta lì, anche se sono passate più di tre ore, prima di tornare a casa e accendere la tv.
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