Washington accusa: armi russe a Saddam di Anna Zafesova

Washington accusa: armi russe a Saddam MOSCA NEGA SOLTANTO CHE IMPRESE DI STATO O ENTI PUBBLICI SIANO COINVOLTI NEL TRAFFICO Washington accusa: armi russe a Saddam U na ditta conferma di produrre una scatoletta «acceca-cruise» Anna Zafesova MOSCA La guerra diplomatica segue quella reale: ieri Washington ha accusato la Russia di aver venduto armi al suo nemico numero uno, l'Iraq, in violazione delle sanzioni Onu. Il Dipartimento di Stato Usa ha inoltrato a Mosca una protesta formale in merito. I russi avrebbero fornito a Saddam Hussein missili anticarro, visori notturni e strumenti per ostacolare i sistemi elettronici del nemico. Secondo la portavoce Emma Greenberg, questi strumenti bellici potrebbe rappresentare una «minaccia diretta» ai soldati americani nel Golfo. La protesta formale di Washington è arrivata dopo che Mosca ha fornito «risposte insufficienti» alle interrogazioni americane. A quanto pare, questo scambio di accuse e smentito si è particolarmente intensificato nelle ultime due settimane pri¬ ma della guerra. Un anonimo funzionario del Pentagono ha rivelato che gli specialisti di una società russa sono presenti in Iraq dove aiutano le truppe di Saddam a installare e utilizzare sistemi che accecano i radar e gli strumenti di navigazione americani. Alle accuse di Washington i russi hanno replicato di ignorare l'esistenza della società in questione e di non poter comunque fare nulla, in quanto il Cremlino non può intervenire nell'attività dei privati. Ma per trovare la società «Aviakomversija» basta bussare all'ufficio 88 del numero 27 sulla Tverskaja, la via principale di Mosca, a un chilometro dal Cremlino. Il direttore generale Oleg Antonov era uno dei migliori cervelli del ministero della Difesa, e ora inventa e produce congegni di alta tecnologia, scatolette grandi come un pc che fanno impazzire gli ordigni della «guerra intelligente»: «I disturbi emanati dalle nostre trasmittenti possono oscurare i sistemi di navigazione non solo dei Tomahawk, ma anche di altre armi, l'abbiamo sperimentato», si vanta nelle interviste. La Aviakonversiia collabora con il ministero della Difesa russo e partecipa regolarmente e in modo del tutto ufficiale alle fiere intemazionali di armamenti. . E' improbabile che una società come questa non abbia legami di nessun tipo con lo Stato russo. Che in ogni caso mantiene con l'Iraq intensi rapporti commerciali: la Russia è il secondo partner di Saddam, con esportazioni pari a 190 milioni di dollari. Il dittatore iracheno è uno degli ultimi clienti sopravvissuti dell'industria sovietica: poche settimane prima della guerra ha acquistato da Mosca migliaia di fuoristrada Uaz e berline Volga, una automobile in via di estinzione perfino in patria. Briciole comunque se comparate ai tem¬ pi deir«amicizia» con i leader sovietici, quando Saddam firmava con il Cremlino contratti per 10 miliardi di dollari all'anno, soprattutto armi. Tutto l'esercito iracheno è equipaggiato con carri, fucili e missili made in Urss e solo le sanzioni imp9ste dall'Onu hanno impedito all'Iraq di rinnovare il parco. Ma la società statale di commercio di armi Rosoboronexport ha mantenuto in tutti questi anni una rappresentanza a Baghdad, e di recente il ministro del commercio iracheno Mohammed Magdi Salekh ha promesso che, in caso di abolizione delle sanzioni, il suo Paese acquisterà armi «solo dalla Russia», in primo luogo un migliaio di carri armati T-55. Ma c'è il sospetto che qualcuno a Mosca abbia deciso di non aspettare. Secondo stime americane, nel 2001 la Russia ha venduto merci all'Iraq per 4 miliardi di dollari. La differenza di quasi 20 volte rispetto alle cifre ufficiali difficilmente può venire spiegata con ruspe, automobili e altre merci per uso civile, dichiarate come principali categorie di esportazioni ufficiali russe. E' possibile che per occultare queste operazioni che violano le sanzioni dell'Onu vengano usati altri Paesi. Nel 2002 Washington ha accusato l'Ucraina di aver venduto all'Iraq sistemi radar, e Kiev non è stata in grado di fornire smentite convincenti. Ma Nikolaj Melnicenko, l'ex guardia del corpo del presidente ucraino Leonid Kuchma, il principale testimone d'accusa degli americani, afferma che all'affare hanno partecipato anche «altolocati funzionari russi tuttora in carica» e di averne le prove. E Stanislav Shushkevic, ex presidente della Bielorussia - Paese che appoggia apertamente Saddam - non esclude che Minsk venda armi all'Iraq: «Ma dietro c'è qualcuno dalla Russia».

Persone citate: Emma Greenberg, Leonid Kuchma, Mohammed Magdi Salekh, Nikolaj Melnicenko, Oleg Antonov, Saddam Hussein, Stanislav Shushkevic