«Ogni giorno in cella percosse e torture» di Lorenzo Soria

«Ogni giorno in cella percosse e torture» LE IMMAGINI CHOC IN TV RIEVOCANO I PRECEDENTI DELLA GUERRA PEI GOLFO «Ogni giorno in cella percosse e torture» Soldati e piloti catturati nel '91 : «Non siamo ancora riusciti a dimenticare» le storie Lorenzo Soria LOS ANGELES SONO apparsi uno con un braccio rotto, un altro col naso sanguinante e la testa fasciata i primi soldati americani, tra i quali due donne, fatti prigionieri dalla forze di Saddam. Adesso Bush e l'America si domandano che cosa sarà di loro. Per averne un'indicazione occorre andare indietro di dodici anni, alla prima guerra del Golfo, quando 21 soldati americani finirono prigionieri degli iracheni. E se alla fine della guerra sono stati liberati, l'esperienza della prigionia continua a segnare le loro vite. Per tutti loro ha significato infatti settimane di torture, di botte, di intimidazione psicologica, di fame, di freddo e di umiliazioni come quella di venire risvegliati da qua cimo che gli urinava addosso. Uno dei sopravvissuti è Richard Dale Storr, il cui A-10 venne abbat¬ tuto il 2 febbraio del '91. Seguirono 33 giorni di prigionia nel corso dei quali molte volte è arrivato ad augurarsi che lo uccidessero. «Mi picchiavano cosi, perché gli andava - ricorda -. Dopo tre giorni mi hanno rotto il naso, poi mi hanno fracassato una spalla e mi hanno fatto saltare un orecchio. Vomitavo, ero in agonia ma continuavano a prendermi a calci». Storr adesso è pilota per la United Airlines, ma quei giorni continuano a tormentare la sua vita, quando è sveglio e nel sonno. «Il ricordo è ancora vivido continua -. Alcuni odori particolari o semplicemente il sentire qualcuno che parla in arabo mi riportano dritto in quella cella». Il capitano dei Marines Michael Craig Berryman era invece a bordo di un Harrier AV-8B e il 28 gennaio, la data del suo abbattimento non lontano da Kuwait City, era alla sua settima missione. Il primo giorno gli ruppero la gamba sinistra con un tubo di metallo, subito dopo lo picchiarono col retro di un'accetta. Gli legarono le mani con tanta forza che si ritrovò con dei nervi rotti. «Quando mi interrogavano mi facevano saltellare, pensavano fosse divertente e ridevano - dice -. Spesso hanno messo sigarette accese sulla mia faccia, sul collo, sulle varie ferite aperte». Un giorno cedette e finì per fornire a uno degli agenti del servizio segreto di Saddam l'indirizzo della moglie, nel Maryland. «Mi dissero che avrebbero bombardato la mìa casa e uccìso la mìa intera famìglia. Mi sentii tremendamente colpevole e da quel momento giurai a, me stesso che non mi sarei più arreso». E che cosa le resta dì quei^? giorni dì prigionìa? «Soffro ancora di dissenteria. E non passa giorno in cui non pensi a quell'esperienza». Anche Jeffrey Zaun, luogotenente della Marina, era a bordo di un Harrier e quando è stato abbattuto da un mìssile nemico, il 17 gennaio, era alla sua prima missione dì guerra. Appena catturato, Zaun venne costretto a spogliarsi, volevano sapere se era circonciso. Anche per luì sono seguite settimane di torture e calci e ipotormia, ma quando pensa a quell'esperienza il suo ricordo più doloroso è il giorno in cui, pistola alla tempia, venne costretto a dichiarare in video «questa guerra è ingiusta». Un filmato visto e rivisto in centinaia dì occasioni in tutti ì network del mondo e che continua a inseguire Zaun. «E' la cosa più umiliante che abbia fatto nella mia vita. La ricorderò per sempre, non riesco a darmi pace per non avere saputo resìstere». Zaun adesso fa l'agente di Borsa e l'I 1 settembre del 2001 aveva un appuntamento di lavoro nella seconda torre del World Trade Center. L'appuntamento era per le 10, un'ora dopo che il primo aereo-missile ha provocato la tragedia. Nelle mani dì Saddam, ricordiamo, finirono anche piloti di altre nazioni, compresi due italiani, il capitano Maurizio Gocciolone e il maggiore Giammarco Belliiii, il cui Tornado precipitò sull'Iraq il 18 gennaio 1991. Due giorni dopo Gocciolone, con il volto tumefatto, fu jresentato alla tv irachena. Goccioone fu indotto a dire che «la guerra è sempre una cattiva ragione... L'unico messaggio ai miei dirigenti politici é che risolvere una questione con la guerra è sempre da pazzi». Anni dopo la liberazione (avvenuta il 3 marzo 1991), il capitano affermò che «il trattamento non fu dei migliori, ma ancora non mi sento pronto a dire esattamente tutto quello che è avvenuto. Vorrei tenerlo per me ancora un po'». Bellini invece in tv non comparve. Il capitano Maurizio Gocciolone

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