«Su Mediobanca risposte a breve»
«Su Mediobanca risposte a breve» IL CONSIGLIERE DEI SOCI FRANCESI BEN AMMAR: NON VOGLIAMO COMANDARE NOI «Su Mediobanca risposte a breve» MILANO Spira un'aria di cauto ottimismo tra i soci francesi di Mediobanca sull'arrivo in porto del nuovo patto di sindacato di Piazzetta Cuccia, venerdì scorso al centro di un incontro degli azionisti italiani presso lo studio Marchetti. I tempi non saranno brevissimi però: per arrivare a un testo che convinca tutti ci vorrà «più o meno una settimana». È il consulente dei soci intemazionali, TarakBenAmmàr, a dirlo in un'intervista rilasciata ieri all'agenzia Adnkronos. «I tempi in vicende di questa complessità - spiega - non sono mai brevi, non si tratta di accordi che si definiscono in due giorni. Penso che ci vorrà più o meno una settimana per sperare di arrivare a un testo che rifletta le posizioni di tutti». Ma se c'è accordo sul ruolo di Mediobanca, «ricca, forte e indipendente» e sull'indipendenza di Generali dove «dev'essere salvaguardato il molo della partecipazione di Mediobanca nel gruppo assicurativo come prima dell'ingresso delle banche», il resto «è solo una questione tecnica». Tarak Ben Ammar misura bene le parole ma tiene alla chiarezza su due punti chiave: il molo di Mediobanca, .appunto, e la presenza nell'azionariato delle banche, Unicredito e Capitalia, o di altri istituti di credito che secondo alcune indiscrezioni i francesi non gradirebbero. «Noi non abbiamo problemi ad avere solamente Capitalia e Unicredito in Mediobanca, erano là anche prima di noi, siamo onorati - afferma il consulente di Vincent Bollore, il finanziere bretone che guida il fronte straniero - di averli come soci. Obiettivamente preferiamo non avere altre banche, ma se altre banche devono entrare in Mediobanca con 0 nostro accordo devono portare a Mediobanca delle sinergie valide e non aumentare il conflitto di interesse, occupandosi magari degli stessi business di Mediobanca». Quanto a Unicredito, Capitalia e gli altri soci industriali «non c'è divergenza di visione tra noi e loro. Vogliamo che Mediobanca sia ricca, forte e indipendente. Non vogliamo che dipenda da due banche, né vogliamo comandare noi in Mediobanca. Su questo devo dire che abbiamo registrato accordo nei nostri recenti colloqui. Ora si tratta di metterlo per iscritto e realizzarlo». Ben Ammar si dice comunque ottimista. «Lo sono di natura - spiega abbiamo grandi avvocati e professori, grandi industriali e grandi dirigenti di banca attorno a un tavolo. Avendo la stessa visione sul ruolo di Mediobanca, il resto è una questione tecnica». Se l'ottimismo di Ben Ammar riguardi anche il futuro dell'amministratore delegato Vincenzo Maranghi, la cui uscita sarebbe una pregiudiziale per le banche e altri soci, però non è dato sapere. Ma sembra certo che i francesi non abbiano posto come condizione la pfirmanenza di Maranghi con una data precisa, ottobre o altre: piuttosto la sua uscita sarebbe una conseguenza della «pace» e di un accordo su tutti i nodi ancora da sciogliere, compreso quello della successione al vertice di Piazzetta Cuccia. Di certo, assicura l'uomo di Bollore; fino ad oggi altri nomi per questo incarico non ne sono stati fatti. [r.e.s.l
Persone citate: Ammar, Ben Ammar, Maranghi, Vincent Bollore, Vincenzo Maranghi
Luoghi citati: Milano
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