«Il mio Napoleone, un tiranno europeo» di Alain Elkann

«Il mio Napoleone, un tiranno europeo» IL REGISTA FRANCESE PARLA DI GUERRA E RESPONSABILITÀ': NÉ CON SADDAM, NÉ CON BUSH «Il mio Napoleone, un tiranno europeo» Chéreau: colpito dai dittatori, fanno tutti gli stessi errori Alain Elkann IN un piccolo caffè di Parigi, non lontano dal museo George Pompidou, Patrice Chéreau siede a un tavolino con una sciarpa scura, in un andirivieni di boccali di birra, tazze di tè e bicchieri di vino rosso. Sembra molto incupito. Come reagisce davanti alla guerra? «Molto male. Detesto Hussein, ma non posso pensare che le cose si svolgano in questo modo; ma non lo dico perché sono francese e quindi condivido l'opinione del governo di Chirac. La risposta a tutti i problemi del mondo non può essere una egemonia assoluta dell'America». L'Europa, però, oggi è divisa. «L'Europa è sempre stata divisa, non è una novità. Abbiamo fatto l'Europa economica e forse nel mio settore: uomini e donne di teatro e cinema sono più avanti. E' triste che l'Europa sia divisa, ma è anche una cosa sana. Non si può fare la guerra all'Iraq solo )erché l'Europa si è unita, eppoi il : atto di non essere d'accordo non vuol dire che siamo nemici degli Stati Uniti. Capisco che i Paesi dell'Est siano prò americani in questa guerra, loro sanno cosa è la dittatura e così reagiscono. Pensano che sarà una dittatura in meno nel mondo, ma questo non è affatto sicuro. Lo vedremo il giorno, che non vedo molto vicino, in cui avremo una democrazia in Iraq». Come vede laNotte degli Oscar? «La trovo ridicola e spero che qualcuno protesterà. Non si fanno feste di questo genere, a meno di non dire qualche cosa». Lei è stato designato per fare il presidente della giuria del Festival di Cannes di quest'anno. Cosa farà in questo clima? «Non so cosa succederà. Non so quale sarà la giuria e non so quali saranno i film in concorso. Non so quindi con chi discuterò. Vedremo il giorno dell'apertura del Festival». Lei ha vinto con «La regina Margot» il Festival di Cannes di nove anni fa. E' un Festival molto importante? «Sì. Forse 0 più importante del mondo. E' stato imitato ed è anche un mercato importante e un luogo dove si promuove il cinema. Con Venezia è uno dei più antichi Festival e, ripeto, è soprattutto un grandissimo mercato». Come vanno il cinema francese ed europeo? «Quello francese è quello che va meglio, perché ci sono più film, finché durerà. La tv non ha provocato ancora le stesse catastrofi che in Italia. Purtroppo hanno distrutto Canal Plus, la sola cosa che funzionasse. Dunque il cinema non va bene e la guerra non aggiusterà le cose». Questo riguarda anche la quali- tà dei film europei? «Non posso parlarne. Ma so che l'industria va male. Va peggio in Italia e in Spagna. Ma in Spagna sono più dinamici. Non c'è più un cinema in Inghilterra né in Germania: la gente si abitua a vedere solo film americani ed è un disastro culturale. Il cinema di intrattenimento è solo americano, così la gente non conosce più la lingua del cinema d'arte o di altri .cinema. Diventerà sempre più difficile. I film francesi che imitano i film americani sono veramente ridicoli». Il teatro è la sua passione. «E' falso. Ho amato il teatro, ma adesso non lo faccio più. Preferisco il cinema». Non mi sembra vero, visto il grande successo con «Fedra», nel quale doveva recitare Isabelle Adj ani. «No. Da Adjani mi sono separato, ho preso un'altra attrice». Perché? «Mi ha detto che non avrebbe potuto recitare per tutta la durata dello spettacolo e le condizioni non erano buone. Ma il mio "Fedra" è riuscito perché sono stato sette anni lontano dal teatro. E' stato come riscoprire il teatro». Com'è la salute del teatro? «Cattiva. Ci sono molti spettacoli, ma non c'è pubblico perché non ci sono autori. Se non ci sono autori non c'è teatro e non si possono sempre rifare i classici. Invece il teatro è molto vivo in America e in Inghilterra, perché ci sono molti autori e attori formidabili, ma non ci sono i registi, I registi sono stati inventati soprattutto negli Anni 50 in Germania, in Italia e in Francia». Lei è stato anche un grande attore? «No. Faccio solo l'attore una volta ogni 15 anni e ho recitato raramente nei miei spettacoli». Ha detto che ci sono molti grandi attori anglosassoni. Chi scegUerebbe? «Come ho detto ce ne sono molli. Per esempio, ho girato un film a Londra, "Intimacy", e gli attori erano davvero straordinari». Lei con quel film ha vìnto l'Orso d'oro a Berlino. «Sì è molto piacevole. Ma non si fanno i film per le ricompense». Per cosa si fanno? «Per raccontare una storia importante per me, che spero interessi anche gli altri». Non ha mai avuto voglia di scrivere? «No. Non sono uno scrittore, è un altro mestiere». Si dice che dai buoni romanzi nascano dei cattivi film. Perché? «Perché un bel libro risponde a leggi che sono esclusivamente letterarie, che non hanno nessun rapporto con una storia che si scrive per il cinema. Sono leggi diverse, non si scrive la stessa storia. Un film mangia la scrittura, la trasforma, per questo un buon libro è tradito. Non è mai stato per esempio un grande film "Guerra e Pace". Il cinema non può contenerlo. Una descrizione di Tolstoj è sempre più bella di qualsiasi cosa si possa mettere in un film. Invece "La signora di Shanghai", un romanzo di serie B, è diventato con Orson Welles un bellissimo film». La letteratura le sembra viva, a differenza del teatro? «Sì: ci sono sempre molti grandi scrittori che affrontano il reale e cercano di descriverlo». A cosa sta lavorando in questi giorni di guerra? «Sto finendo una sceneggiatura per un film su un tiranno. Un dittatore europeo che si chiama Napoleone». Non è il primo a farlo. «E neanche l'ultimo». Cosa l'attira in Napoleone? «Che un uomo di grandissima megalomania e potenza sia morto quasi solo in un isola t ropicale, Sant'Elena. Cosa si sarà domandato? Come si finisce la vita quando si è dittatori? Ancora oggi è il problema di tutti i dittatori, quando si sono fatti un milione di morti: come ci si trova davanti alla morte?». L'affascinano i dittatori? «Sì, perché non hanno imparato niente dai dittatori precedenti. Fanno tutti gli stessi errori. Anche Hitler, come Napoleone, ha invaso la Russia d'inverno». E Saddam? «Fa una vita allucinante, per il suo popolo è una catastrofe». Sarà lei Napoleone? «No, è una coproduzione americana: sarà Al Pacino». La guerra cambierà qualcosa? «Sì, ma non so cosa. Temo che non cambierà l'essenziale, cioè il problema israelo-palestinese, che gli americani non considerano urgente. Ho paura che tutto degeneri: aumenterà il terrorismo e l'Islam diventerà ancora più radicale. Trovo gli americani veramente troppo stupidi. Ma non tutti: molti sono contrari alla guerra. Io la penso come Dustin HoflEman a Berlino; "Non è essere antiamericano - ha detto essere contro il governo attuale"». Un'immagine del film «La regina Margot», che vinse il Festival di Cannes nove anni fa I regista e drammaturgo francese Patrice Chéreau