Mumbo Jumbo, il blob del razzismo

Mumbo Jumbo, il blob del razzismo Mumbo Jumbo, il blob del razzismo |— CCELLENTE idea quella — di riproporre al lettore italiano Ishmael Reed; il sesmmm santacjnquemie scrittore afro-americano - im rafiinato intellettuale, professore a Berkeley - si è guadagnato un posto di singolare originalità nella narrativa del secondo Novecento, con una serie di romanzi tra i quali spicca questo Mwnbo Jumbo, di cui sarebbe sciocco e problematico tradurre il titolo. Come spiega efficacemente Franco Minganti nella postfazione a questa edizione pubblicata da Shake, Mumbo Jumbo contiene una serie di valenze, indicando, «nell'atteggiamento razzista della cultura coloniale, tutto quanto risulta incomprensibile nella lingua e nei costumi dei non bianchi». Aggiungerò che, entrato ormai nell'uso comune, significa, da un lato, linguaggio confuso e incomprensibile, dall'altro accozzaglia di rituali, di abitudini, di costumi non meno incomprensibili: e se mi consentite un aggettivo colloquiale, «incasinati». Minganti aggiunge opportunamente che Reed riscatta il termine, riferendosi al potere liberatorio e alternativo dell'immaginazione degli africano-americani. La travolgente originalità di Reed, in questo romanzo apparso nel 1972, sta nel suo impiantare unastruttura che volutamente mette in pratica l'idea suggerita dall'espressione gergale, creando un gioco irresistibile che scompone tempo, spazio, nessi logici, realtà e follia. RECENClauGorSiamo negli Anni Venti e negli Stati Uniti la società segreta che domina il paese, per combattere la Rinascita Negra, si rivolge in Europa a nemici tradizionali, i Templari, fa eleggere Harding presidente, manda i marines a invadere Haiti. Si tratta soprattutto di neutralizzare una strana epidemia, Jes Grew, sostanziata di jazz e di ragtime, e che suscita nelle vittime - chiamiamole così movimenti convulsi e insopprimibili. Il lettore capirà che Jes Grew veicola la riposta nei neri, la loro affermazione di libertà, nutrita anche di magici rituali ancestrali, soprattutto voodoo. Reed ha spiegato a suo tempo che lo scrittore africano americano è un negromante, e così non ci stupiamo se sarà l^astrodetective» nero Papà LaBas ad afferrare il bandolo della matassa, sconfiggendo i critici Atonisti. Lo scatenamento fantastico di Reed consente soltanto cenni generali sulla trama di Mumbo Jumbo: bisogna leggerlo. Reed colpisce molti bersagli, oltre all'ordine costituito e alla «stampa zebra», ha osservato «che mette tutti i neri da una parte e i bianchi dall'altra». La sua è anche una satira per così dire intema, nei confronti della letteratura nera di protesta, il Rinascimento di Harlem, che per lui ribadisce, pensando di rovesciarli, i luoghi cornimi. Egli scende nel profondo, se volete anche junghia- IONE dio er no, della tradizione popolare degli africano americani, riscattandone il patrimonio più autentico, e per farlo mescola splendidamente quella tradizione con l'avanguardia letteraria più spericolata. Reinventa un linguaggio. Mumbo Jumbo era stato pubblicato in italiano da Rizzoli nell'Bl, con una limpida prefazione di Federa Giordano e un lampeggiante commento di Elémire Zolla in quarta di copertina. Nella ricca bibliografia di questa edizione Shake non se ne fa parola, ma l'ammirevole traduzione di Anne Meservey è la stessa, rivista da Cristina Saffiotti. La revisione è poco più che apparente. Se la perversa società segreta conserva il suo nome originale, Wallflower, già nel capoverso iniziale si salva la geniale reinvenzione di Meservey, «l'Ordine Che Fa Da Tappezzeria». Non saprei trovare nulla di meglio, a proposito di Mumbo Jumbo, di alcune osservazioni di Zolla. «Con Reed - egli scrive - si esprime finalmente la metafìsica negra e per la prima volta la derisione del bianco (storicista e aristotelico) non è lesinata, ma è anzi cantata, rullata, zufolata e anche enunciata in tono dotto... Tutta la civiltà moderna appare, grazie al capovolgimento di prospettiva, una fiera della vanità e delle paure». E allora, grazie a Reed, l'uomo bianco può, conclude Zolla, «gettare le stampelle su cui si regge da secoli facendo le più singhiozzanti, liberatrici, risate su se stesso». Venite a godere lo spettacolo. Il romanzo di Reed: negli Usa Anni 20 a dominante società segreta combatte a Rinascita negra Il romanzo di Ishmael Reed, scritto nel '72, è una «metafisica negra» RECENSIONE Claudio Gorlìer Ishmael Reed Mumbo Jumbo postfazione di Franco Minganti, Shake, pp. 230, 6 13 ROMANZO

Luoghi citati: Europa, Haiti, Rinascita, Stati Uniti, Usa