Un aquilone e tanto silenzio per la sposa dei ghiacci

Un aquilone e tanto silenzio per la sposa dei ghiacci Un aquilone e tanto silenzio per la sposa dei ghiacci IL terzo romanzo di Kathryn Harrison La sposa dei ghiacci si differenzia dai precedenti per due motivi: per la prima volta il protagonista è un uomo e la donna di cui è innamorato non è vittima ma carnefice. La scrittura limpida e toccante di questa interessante scrittrice americana, moglie dello scrittore Colin Harrison (anch'agli tradotto da Garzanti), aveva dovuto confrontarsi con lo sconvolgente tema dell'incesto 07 fcacio, 1997) e con quello di una vita femminile umiliata e sofferta {I piedi della concubina, 2001) prima di tentare di circoscrivere l'indefinito terreno del desiderio. In questo nuovo bel romanzo il principale mezzo di indagine dei rapporti tra uomo e donna è sempre il sesso (ne scaturiscono pagine e pagine di rapporti intensi, appena accennati) ma anche .il silenzio, quasi che le parole, così pericolose nella nostra società, potessero nuocere. Negli anni Dieci del Novecento ad Anchorage, Alaska, si incontrano Bigelow, un giovane meteorologo americano che ama l'opera lirica e una dorma di cui non sapremo mai il nome, che proviene da ima delle Isole Aleutine disseminate nel Mare di Bering. La dorma non parla, fa parlare i suoi gesti. Bigelow deve costruire una stazione meteorologica, inviare ogni giorno cablogrammi a Washington, tracciare linee e numeri su enonni fogli di carta: «registra l'effimero: nuvole, ima pioggia o ima nevicata, una grandinata che, dopo aver esaurito la sua furia, si scioglie silenziosamente al suolo. E' come raccontare un sospiro». Costruisce la sua stazione, ma la vuole arricchire con «un aquilone che si alzerà in RECENChSimo IONE ra etti volo (...)sulla baia, per chilometri, più in alto di quanto si sia mai librato qualsiasi aquilone prima d'ora». E poi c'è la donna, che esce raramente. Quando lo fa, va a comprare da Getz, lo spaccio del villaggio, poche cose. Lui la segnerei lo fa entrare in casa. E' il loro il loro primo incontro: si guardano, lui vorrebbe parlarle, gesticola, dopo un po' se ne va, scoprendo che «A un tratto, le strade sono belle, luminose e blu, sotto un cielo così vasto che c'è posto per ogni cosa: sole, luna e stelle». Incomincia il loro rapporto: Bigelow le parla del suo aquilone e lei lo guarda, forse lo ascolta, forse capisce ciò che lui dice, mentre scuoia e cucina gli animali che le porta in dono. Fanno l'amore, lui la guarda fumare nella vasca da bagno, poi se ne toma all'osservatorio. «Lei gli si concede, sì, ma solo fisicamente, e tutte le cose che fa preparagli il cibo, rammendargli le camicie, persino lucidargli gli stivali - gli sembrano un accurato diversivo, un modo per distrarlo dal suo sé più profondo, da ciò che lui desidera penetrare. Lei». E' questo sentimento di esclusione, di incomprensione, di impossibilità di afferrare l'altro che rendono Bigelow sempre più possessivo. Un giorno lei scompare, e lui crede di perdere la ragione. Il progetto dell'aquilone tuttavia lo tiene in vita, ma mentre cerca di capire cosa sia successo, rasentando uno stato quotidiano di allucinazione, si compromette (è giovane, la solitudine insostenibile e i sensi un potente richiamo) con un'altra donna che non sa parlare: la figlia di Getz, balbuziente solo quando non canta. Con Miriam Bigelow potrebbe capirsi, comunicare, ma non potrebbero essere più lontani. E Miriam che non capisce e non ha cuore, distrugge il suo aquilone. Non racconteremo la fine, ci limitiamo a chiederci se le parole in amore siano poi così importanti 0 se la qualità e la durata di un rapporto dipenda dal silenzio (come degli animali, senza parole) delle donne. RECENSIONE Chiara Simonetti Kathryn Harrison La sposa dei ghiacci traduzione di Barbara Bagliano, Garzanti, pp. 205, G.14 ROMANZO La scrittrice Kathryn Harrison

Luoghi citati: Alaska, Anchorage, Washington