«Per favore, non chiamatelo film generazionale» di Simonetta Robiony

«Per favore, non chiamatelo film generazionale» «PASSATO PROSSIMO». COMMEDIA MALINCONICA SU TRENTENNI ASPIRANTI ATTORI. NEL CAST IL FRATELLO GIANMARCO E LA CORTELLESI «Per favore, non chiamatelo film generazionale» Maria So e Tognazzi, figlia del grande attore scomparso, debutta nella regia Simonetta Robiony ROMA Fa tutto da sola Maria Sole Tognazzi, la figlia più piccola di Ugo e di Franca Bettoja, sorella di Gianmarco, di Tomas, di Ricky, che con il suo primo film, «Passato prossimo», una commedia malinconica, si dichiara pubblicamente regista. «So benissimo che di film sui trentenni non se ne può più. Purtroppo io sono nata nel 1971. Purtroppo volevo lavorare con i miei amici e i miei amici hanno la mia età. Purtroppo volevo raccontare esattamente la storia che ho raccontato. Ma non credo che il mio sia un film generazionale: le generazioni non esistono più e siamo tutti mescolati. Il mio è un film sul cambiamento e su quanto sia faticoso, a qualunque età, cambiare e modificarsi». Nonostante le sue buone intenzioni, «Passato prossimo», comunque, è un film sui trentenni di oggi, ma ha il vantaggio di non banalizzare, di non fare ritratti stereotipati. Proprio perchè parla solo, o quasi solo, di aspiranti attori, perchè è molto autobiografico con una trama che racconta poco o niente, diventa una istantanea autentica su ragazzi al confine tra adolescenza e maturità. Scritto tre anni fa, di getto, da Maria Sole con Daniele Prato, prodotto dalla Seal con la Medusa, in uscita in settanta copie venerdì 28, come fosse un testo teatrale, si svolge per intero in una villa fuori Roma che i proprietari sono costretti all'improvviso a mettere in vendita. La villa è quella dove cinque o sei amici d'infanzia hanno trascorso i giorni migliori della loro vita e adesso si ritrovano là, per l'ultima volta, cresciuti ma non abbastanza, a dover fare i conti con invidia, gelosia, competizione, fallimenti, incertezze sessuali, dubbi sentimentali. Foltissimo il gruppo di interpreti. Fra loro Paola Cortellesi, comica ma anche conduttrice con Merendi dell'ultimo programma legato alla lotteria di Capodanno. Valentina Cervi, lanciata dalla Campion in «Ritratto di signora» e tra poco al cmema con «L'anima gemella» di Rubini. Claudio Santamaria, «L'ultimo bacio». Claudio Cioè, «I cento passi», e presto «State zitti per favore» con Adriano Giannini e Giovanna Mezzogiorno. Ignazio Oliva, «Io ballo da sola» di Bertolucci. Pierfrancesco Favino, «Da zero a dieci» e «El Alamein». Con loro, in una piccola apparizione, anche Gianmarco Tognazzi, in questi giorni in giro con lo spettacolo treatrale «Il rompiballe», ma a maggio di nuovo sui set pere finire «Io no», nuovo film di Simona Izzo con Ines Sastre nonché ((Antonio Russo», il film intitolato al giornalista del partito radicale morto in Kossovo mentre faceva il suo lavoro. Nessun progetto futuro, invece, al momento per Maria Sole. «Voglio vedere come va. Se interessasse anche a soli dieci spettatori, mi metterei subito al lavoro su un'altra cosa». Mai pensato di recitare? «I miei fratelli recitano ma a me non piace vedermi sullo schermo». Esser figlia d'arte è faticoso? «Sono cresciuta a Velletri: per fortuna non mi è mai pesato». Come mai c'ha messo dieci anni prima di arrivare a fare un film da sola? «Non ho studiato regia. Ho solo lavorato sui set e in teatro aiutando gli altri». Chi, per esempio? «In teatro Giulio Base. Al cinema Quartullo, Maurizio Ponzi, i miei fratelli. Poi ho fatto un corto, «C'ero anch'io», che ha vinto un Globo d'oro. Ho girato spot, video-clip, e alcuni back-stage. Infine ho scritto questa sceneggiatura. Sono lenta. Ho bisogno di tempo». Valentina Cervi e Claudio Santamaria in «Passato prossimo» «Ho imparato lavorando sui set con la mia famiglia Se piacerà a qualcuno ne scriverò subito un altro»

Luoghi citati: Roma, Velletri