Vittorio Sella tra le nevi del Sikkim di Rocco Moliterni
Vittorio Sella tra le nevi del Sikkim MOSTRA STORICA A BIELLA Vittorio Sella tra le nevi del Sikkim Rocco Moliterni LA vetta dello Jannu sembra un uomo avvolto in un lenzuolo che gioca a fare il fantasma: l'immagine è di Vittorio Sella e fu scattata, nel 1899, durante la spedizione guidata dal pioniere della fotografia di montagna nel Sikkim, la regione indiana ai confini dèi Nepal. Cinquantasei immagini di nevi eterne e ponti di liane, foglie di rabarbaro e monaci buddisti raccontano quell'avventurosa spedizione nella mostra 1899, Vittorio Sella in Sikkim. Curata da Filippo Maggia, apre oggi il nuovo spazio espositivo della Fondazione Sella, nell'ex lanificio che fu anche casa natale dell'alpinista-fotografo (nonché imprenditore: fondò in Sardegna nei primi del Novecento la casa vinicola che porta ancora il suo nome). «Vogliamo - spiega Ludovico Sella, che dirige a Fondazione proporre al pubblico e non solo agli studiosi una parte della documentazione sulla fotografia di montagna che abbiamo raccolto in decenni di attività. Non siamo "collezionisti" di immagini, ma cerchiamo di acquisire le fonti che documentino una forma di linguaggio qual è la fotografia». La Fondazione ha un patrimonio di oltre 500 mila scatti, ma conserva, tra l'altro, anche le carte di Quintino Sella, statista e scienziato (era ingegnere minerario), di quattro generazioni di architetti Maggia e l'archivio dell'Associazione dell'Industria Laniera Italiana, dal 1877 al 1977. La mostra si apre con la foto d'un sentiero nella foresta alle pendici del massiccio del Kanchenjunga, dove Vittorio Sella approdò con l'alpinista inglese Douglas Freshield, di cui ci lascia alcune rare immagini. Vediamo piante di ortensie e filodendri: «L'intento di Vittorio spiega Ludovico Sella - era documentario in senso ampio, per cui è interessato non solo alle vette, ma anche agli aspetti naturalistici della montagna». Tra le mille passioni di Vittorio c'era stata in gioventù anche la pittura, come testimonia lo sguardo che giuda gli scatti: «Sovente - dice ancora Ludovico - si direbbe che cerca di animare, di dare vita alle immagini, puntando su un particolare». E a volte per dare più efficacia alle immagini colorerà questi particolari, con un procedimento chimico, durante la stampa. Vediamo ad esempio ponti sospesi in cui ci sono tracce di colore oppure cime di montagne dai toni gialli perché risaltino nel grigio del fondo. Colpiscono le grandi panoramiche realizzate affiancando varie immagini del massiccio montuoso, dove non mancano le cime oltre gli 8000, ma anche i volti e gli abiti dei Lepchas, i portatori indiani che accompagnavano la spedizione. E proprio la presenza umana, l'abbigliamento delle persone e l'attrezzatura che portavano con sé ci fa anche capire come sia cambiato da allora l'alpinismo (le montagne per | fottima sono sempre le stesse). La vetta del Siniolchun, 6887 metri
Persone citate: Douglas Freshield, Filippo Maggia, Ludovico Sella, Maggia, Quintino Sella, Vittorio Sella
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