Berlusconi: che errore il veto francese

Berlusconi: che errore il veto francese IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: L'ONU ABBANDONI UN SISTEMA ORMAI SUPERATO Berlusconi: che errore il veto francese «L'Europa parli con una voce sola; oqqi è divisa, e c'è troppa ipocrisia» Augusto Mìnzolini inviato a BRUXELLES Forse oggi Silvio Berlusconi dirà di non essere stato compreso, di essere stato mal interpretato, ripetendo la tecnica del passo avanti e del passo indietro che gli è cara, ma ieri il premier italiano le ha davvero cantate a chi considera i maggiori responsabili delle crisi che hanno investito la Uè, i rapporti Usa-Europa, l'Onu, ovvero, in primo luogo la Francia di Chirac e, in parte minore, anche la Germania di Schroeder. E' stato il Cavaliere stesso a informare la stampa del suo j'accuse: una vera e propria requisitoria degli errori commessi che il capo del governo italiano ha svolto in forma in gran parte indiretta. Prudenza che però non gli ha evitato uno scontro con Chirac e Schroeder sull'annoso problema delle quote latte, cbe.xla. parte francése e tedesca ha avuto tanto il sapore della ripicca. «Ricordati che il semestre di presidenza italiano è alle porte» è stata la velata minaccia del Presidente francese, che tradotta dal lessico europeo suona più o meno così; potrei bloccarti ogni decisione. Ma Berlusconi che, insieme ad Aznar, è considerato il grande amico dei due belligeranti, Bush e Blair, non poteva esimersi dallo spiegare perchè l'Unione Europea ha potuto trovare un accordo sulla crisi irakena solo occupandosi del futuro, del dopo Saddam, rimuovendo del tutto il presente che non è cosa di poco conto dato che si tratta di una guerra. «Non siamo tornati sulle divisioni - ha ammesso il Cavaliere - che però sono rimaste nell'aria. C'era, però, troppa ipocrisia in giro per cui ho deciso di parlare. Del resto anche se con Chirac non ho avuto un colloquio, al suo ministro degli esteri, de Villepin, avevo già ripetuto a quattr'occhi che avevo considerato l'atteggiamento della Francia sull'Iraq, la sua decisione di porre un veto su una possibile seconda risoluzione dell'Onu, un errore e lo continuo a considerare tale». Questo giudizio è talmente radicato nella mente di Berlusconi che il premier italiano ha messo in discussione addirittura il diritto di veto nel Consiglio di sicurezza dell'Onu: «Credo che sia un meccanismo obsoleto, corrisponde ad una situazione ormai lontana nel tempo, è legato alla fase del post-secondo conflitto mondiale. C'è bisogno di una nuova riorganizzazione che tenga conto del nuovo ordine mondiale». Qualcuno obietterà che in una fase di ricucitura forse il Cavaliere avrebbe fatto bene a sorvolare, ma sarebbe stato, appunto, un peccato di ipocrisia e sull'ipocrisia si costruisce ben poco. «Con la guerra all' Iraq - è stato il ragionamento del premier italiano - abbiamo preso atto che nel mondo esiste una sola superpotenza che si è presa l'incarico di disarmare un paese a cui l'Onu aveva intimato di distruggere armi di distruzione di massa. Qualcuno considera legittimo quest' intervento, altri come le Germania e la Francia no. Solo che questi ultimi nei nesi scorsi hanno sottovalutato la determinazione degli Usa. Così siamo arrivati all'impotenza dell' Onu, alla crisi dei rapporti transatlantici, alla crisi della Uè». Ed ancora: «Se ci fosse stata una seconda risoluzione votata compattamente da tutti Saddam forse avrebbe avuto un (Everso cbmportainento. É} chiaro che la prova di questo non si avrà mai, ma le divisioni hanno dato a Saddam Hussein la speranza di poter continuare a fare il gioco che ha fatto per dodici anni. In più una seconda risoluzione sarebbe stata la prova che l'Onu è ancora vitale e non impotente come è ora». Insomma, per Berlusconi Francia e Germania hanno sbagliato e quanto è avvenuto deve essere un ammonimento per il futuro. «La scelta è semplice: o vogliamo un mondo in cui c'è una sola superpotenza, o un altro in cui gb Usa vengono affiancati dall'Europa. Ma per quest'ultima ipotesi ci vuole un'Europa che parli con una voce sola nella politica estera come nella difesa. Ci vuole un'Europa più autorevole sul piano militare con investimenti nel settore. Ci vuole un'Europa più grande che contenga dalla federazione russa ad Israele. Dobbiamo pensare ad un nuovo ordine mondiale perchè questa è la posta in gioco». Insomma, questo è lo schema ambizioso che il Premier ha in testa. Per svilupparlo avrà il semestre di presidenza italiano nel quale potrà contare sulla sohdarietà di Inghilterra e Spagna e sull'appoggio di Bush (è già previsto un vertice Usa-Ue in giugno). Un appoggio da non sottovalutare, il semestre italiano coinciderà con il dopo-Saddam e con la fase della ricostruzione in Iraq. E' un dato importante: se la Francia e la Germania vorranno partecipare, dovranno ricucire con Washington e Berlusconi è nella posizione adatta per svolgere il ruolo del mediatore. Sempre che non rovini tutto quel caratteraccio di Chirac, che con il Cavaliere si prende poco. Ieri in una fase dello scontro sulle quote latte (dove l'Italia ha ragione da vendere) il Cavahere per convincere il presidente francese gli ha fatto vedere una cartina dove con i disegnini di tante mucchette era segnata la popolazione bovina nel nostro paese. La maggior parte era concentrata in Lombardia e questo è bastato a Chirac per sfoderare il solito sarcasmo: «Ho capito perchè ci tieni tanto: ne hai talmente tante attorno a casa che non ti permettono più di uscire». «Berlino e Parigi nei mesi scorsi hanno sottovalutato la determinazione degli Usa Così siamo arrivati all'impotenza delle Nazioni Unite, alla crisi dei rapporti transatlantici e della Uè»