Berlusconi, obiettivo la pace nell'Ile a tre mesi della presidenza italiana di Augusto Minzolini

Berlusconi, obiettivo la pace nell'Ile a tre mesi della presidenza italiana — MISSIONE A BRUXELLES CON UN OCCHIO ALLE POLEMICHE INTERNE Berlusconi, obiettivo la pace nell'Ile a tre mesi della presidenza italiana Il Premier: «NOn mi aSpettO niente di bUOnO dalle manifeStaZiOni» retroscena Augusto Minzolini inviato a BRUXELLES QUANDO Silvio Berlusconi è arrivato ieri pomeriggio a Bruxelles, al vertice europeo che dovrebbe rimettere insieme, almeno formalmente, i cocci di una Uè andata in pezzi sulla crisi irachena, aveva ancora nella mente il senso degli ultimi colloqui avuti con Bush, l'ultimo qualche ora prima che su Baghdad cadessero i primi missili americani, le conversazioni in cui l'amico George gli ha cchfidato le sue speranze sulla guerra, che per motivi diversi sono diventate le stesse del CavaUere. «Spero che tutto si risolva presto - gli aveva spiegato l'inquilino della Casa Bianca - anche se in queste cose non si può mai dire. Noi puntiamo sud nostro apparato militare ma anche sulla resa in tempi brevi di buona parte dell'esercito iracheno, sulla ribellione di una popolazione che non vuole condividere il destino di un dittatore che l'ha oppressa per trent'anni e magari su un po' di fortuna: cioè che uno dei nostri o qualcuno di loro, per salvarsi, catturi o uccida Saddam». Queste parole sono rimaste impresse nella mente del capo del governo che dopo aver dovuto concedere qualche punto ai «neutralisti» e ai fautori della non belligeranza per contentare Ciampi, il Papa, i pacifisti della maggioranza e per rispettare i lacciuoli di una Costituzione interpretata secondo i voleri del Quirinale, da ieri, sapendo che il tempo a disposizione da qui alla fine della Sierra potrebbe anche essere Dreve, ha deciso di riconquistare il terreno perduto nei rapporti con Washington. E il capo del governo, almeno questa volta, è andato giù dritto. Ha cominciato addirittura da Roma dando un giudizio non certo positivo sulle manifestazioni per la pace: «Non mi aspetto niente di buono - ha spiegato ieri matti¬ na nel cortile di palazzo Grazioli - dalle manifestazioni». Poi ricordando di avere, tra le tante cose, una consorte pacifista, ha rettificato: «Io rispetto chi manifesta per la pace. Mi riferivo semmai alle manifestazioni dell'opposizione. Un'opposizione che ha sposato tesi fuori della realtà, che ha fatto una salto che l'ha riportata indietro di trent'anni». Giunto a Bruxelles il presidente del consiglio senza perdere tempo ha fatto subito capire da che parte batte il suo cuore. Ha rimarcato la cortesia di Bush che lo ha informato in anticipo dell'attacco di questa notte. Anzi, per enfatizzare la fraterna amicizia che lo lega all'Amministrazione di Washington, è entrato anche nel dettaglio: «Per essere più precisi prima mi ha telefonato Bush eppoi un'ora dopo un esponente dell'Amministrazione americana mi ha avvertito anche dei cambiamenti che c'erano stati rispetto alle anticipazioni del Presidente». Poi per rendere più esplicita la sua scelta di campo ha incontrato Tony Blair prima del vertice europeo, per concordare una possibile Unea comune. Infine, dentro la riunione dei capi di governo del Ppe esplicitamente e fuori, davanti alle telecamere, indirettamente, ha criticato i governi di Francia, in primo luogo, e Germania, considerandoli, nei fatti, responsabili della rottura nella Uè, della crisi nei rapporti tra gli Stati Uniti e il Vecchio continente e dell'impotenza dell'Onu. «Purtroppo - ha spiegato nella riunione del Ppe - si è verificato quello che avevo previsto proprio in un mio intervento qui a Bruxelles. Gli Usa sono andati avanti con la determinazione che mi aspettavo e, puntualmente, si sono verificati una serie di fatti negativi che con un maggiore realismo da parte di alcuni protagonisti europei (Chirac e Schroeder,.ndr) si potevano francamente evitare: mi riferisco alle divisioni nella Uè e alla crisi dei rapporti euro-atlantici». Partendo da questa chiara scelta di campo Berlusconi ha cominciato la sua mediazione, il suo tentativo di ricucitura nella Uè e tra la Uè e gli Usa, anticipando lo spirito e gli obiettivi del semestre di presidenza italiano dell'Unione Europea. Il premier ha cercato di portare su una mozione comune l'intero Ppe, cercando di ridurre le distanze tra spagnoli, italiani e olandesi da una parte, e tedeschi, francesi e belgi dall' altra. E, quindi, nella cena di ieri sera di trovare un minimo comun denominatore tra i capi di Stato e di governo europei, pensando più al futuro che non al presente, al «dopo Saddam» e alla fase della ricostruzione che non alle bombe di oggi su Baghdad. «Del resto quando comincerà il semestre italiano ha osservato il ministro degli Esteri Frattini - si parlerà della ricostruzione dell'Iraq, non di altro». Lo schema del possibile comDromesso prospettato dal Cavaiere è semphce, ispirato ovviamente alla scuola diplomatica che più gli si addice, la realpolitik: se non si ricuciono i rapporti all'interno della Uè e tra la Uè e gli Usa, non si può chiedere agli Stati Uniti e all'Inghilterra di affidare la fase della ricostruzione e stabihzzazione di una delle regioni più nevralgiche del globo agli organismi internazionali e, quindi all'Onu, creando, quindi, le premesse affinché tutti possano dire la loro e partecipare ad una fase estremamente delicata e complessa. Una fase, inutile dirlo, che interessa anche e in particolar .modo alla Francia di Chirac e alla Germania di Schroeder. «Quella di oggi - ha osservato il premier italiano nella cena - è la più grave divisione che si sia mai registrata nella Uè. Dobbiamo guardare avanti e l'unico presupposto per risolvere la crisi è che l'Europa abbia un' unica politica estera. Solo così la Uè potrà contare e condividere con gli Usa la responsabilità dell'ordine mondiale nella consapevolezza che gli Stati Uniti oggi come ieri, sono i principali alleati dell'Europa». il presidente del Consiglio vede per primo Blair e criticai «fatti negativi» prodotti da Chirac e Schroeder, ma poi invita a voltare pagina Una telefonata di Bush ha avvertito Palazzo Chigi che il blitz stava per scattare Il premier italiano Silvio Berlusconi con il primo ministro della Danimarca Anders Fogh Rasmussen sul quale martedì un pacifista danese ha rovesciato due bottiglie di plastica con vernice rossa urlando «Hai le mani sporche di sangue»