Diamanti spariti da Anversa Perquisizioni sotto la Mole

Diamanti spariti da Anversa Perquisizioni sotto la Mole GLI INVESTIGATORI BELGI GIUNTI IN CITTA' ALLA RICERCA DI BOTTINO, OLTRE 200 MILIONI DI EURO, E COMPLICI Diamanti spariti da Anversa Perquisizioni sotto la Mole Sulla figura ormai «mitica» di Leo Notarbartolo i detective fiamminghi hanno pochi dubbi Da definire ancora i ruo o della mog le: sveglia, affidabi e, calma, probabi mente sa molto Massimo Numa Ancora perquisizioni, nel Torinese. Ieri e lunedì. I poliziotti belgi di Anversa e i colleghi della squadra mobile si stanno muovendo con una certa rapidità, adesso, dopo avere passato i primi tre giorni della trasferta in Italia «a scambiarsi e a visionare le carte, che è una cosa un po' diversa dal sentirsi per telefono o comunicare via e-mail», spiega il capo della mobile, Claudio Cracovia. I detective del commissario Eric Sack hanno le idee abbastanza chiare. Abbastanza, perché - se tutto parte dalla figura ormai mitica di Leo Notarbartolo, già ribattezzato dai giornali inglesi «mister 100 million dollar's», a tanto ammonta il bottino sottratto al Diamond Center di Anversa - restano da definire i contomi di altri personaggi, rimasti nell'ombra. Per esempio la moglie di Leo, la gentile signora Adriana Crudo che potrebbe essere l'immagine (in negativo) di miss Marple. Perché, per ragioni che nessuno - tra gli inquirenti - vuol ovviamente dire, potrebbe sapere molto ma molto di più di quanto si potrebbe immaginare. Sveglia, affidabile, calma, la signora Adriana, in carcere da un mese ad Anversa, vive da sempre nell'ombra del marito. Ne conosce tutti i segreti, gli amici e tante altre cose ancora. Una su tutte, la possibile destinazione finale del tesoro. Nel vecchio quartiere ebraico di Antwerpen, la figura di Leo va assumendo connotati leggendari. Lo spiega uno dei detective: «Fossi in lui, non avrei tanta paura delle polizie italiana e belga. Ma di quei signori a cui hanno svuotato le cassette. Eh, quelli non scherzano. In prigione è al sicuro, una volta libero, chi lo sa...». Già. Anche perché l'ammontare finale del bottino non ha tenuto conto di un fattore. Che i commercianti di diamanti, gente che lavora anche sul fronte del commercio di armi, non è che abbia rapporti così buoni col fisco da denunciare tutto l'ammontare del loro business. Così, l'ammontare del tesoro, calcolato in circa 200 milioni di euro, potrebbe essere ancora più rilevante. Da far perdere la testa a chiunque, anche ai «compagni di merende» di Leo, tutti con l'accento torinese. Youri Steverlynck, portavoce dell'High Diamonds Council, di cifre finali non vuole neanche sentirne parlare. Idem Leen Nuyts, il giudice che coordina l'inchiesta: «Stiamo completando l'inventario, troppo presto per dire qualcosa di preciso». Intanto i poliziotti belgi hanno ricostruito passo dopo passo il colpo al Diamond Center. C'è una specie di diario, ancora approssimativo perché mancano riscontri e, soprattutto, la confessione di almeno uno degli autori. E' il tardo pomeriggio del 15 febbraio. Alle 19,30 la sorveglianza interna non nota nulla di strano. Le immagini delle videocamere trasmettono il normale andirivieni del sabato, giorno dedicato al riposo dagli operatori del De, quasi tutti di religione ebraica. Alle 19,37 però qualcosa accade. Qualcuno aziona la combinazione del cancello blindato del garage. Combinazione che solo gli operatori interni del De possono conoscere. La tastiera è piccola, d'acciaio, sotto l'occhio di una videocamera; bisogna comporre una sequenza alfanumerica. Quando si accende il led verde, il cancello si apre lentamente e le auto possono entrare nel livello sotterraneo. Qui, gli ascensori (sorvegliati dalle videocamere) portano verso il primo livello, dove ci sono gli uffici della Security, il caveau mentre gli uffici delle 162 aziende sono distribuiti nei piani più alti. Gli specialisti inertizzano i tre sistemi di videosorveglianza, poi superano ben quattro barriere elettroniche, quattro gates dotati di serrature e combinazioni. Sono passati trenta minuti. La porta blindata che si apre più facilmente è quella della cassaforte. Loro, le chiavi, le hanno in copia. Un gioco da ragazzi. Si lavora duro. Si aprono - sempre con le chiavi le cassette e si svuotano 142 cassette, scelte con un certo criterio. Mangiano (panini, acqua minerale, crackers, dolci), si riposano e si danno il cambio. All'alba se ne vanno, dopo aver reinserito uno dopo l'altro i sistemi d'allarme e sostituito le videocassette del circuito di sorveglianza. Sono le 4,30. Uno, il capo, era fuori ad aspettare, a bordo di una Mercedes scura, nel gelo, nei parcheggi del retrocorpo del De. Le chiavi usate dalla banda per svaligiare il Caveau del Diamond Center di Anversa

Luoghi citati: Anversa, Italia