«Ci benedirà anche lo Stato» di Patrizio Romano

«Ci benedirà anche lo Stato» «Ci benedirà anche lo Stato» Gli insegnanti di religione davanti alia Moratti Patrizio Romano RIVOLI Gli insegnanti di religione cattolica (Ire) si preparano ad essere sdoganati dal «limbo» in cui hanno vissuto sino ad ora, per diventare docenti di ruolo a tutti gli effetti. Questo, in sintesi, il tema del convegno regionale, dal titolo «Insegnante di religione: quale ruolo e professionalità in vista dello stato giuridico», svoltosi ieri mattina al Teatro Don Bosco in corso Francia 214 a Rivoli. A organizzarlo il Centro evangelizzazione e catechesi Don Bosco, l'Ufficio scuola diocesi Torino e regione Piemonte e l'Associazione italiana maestri cattolici (Aimo). E hanno risposto quasi in 400, dei circa 1500 in tutta la regione e dei 650 della diocesi torinese: delle scuole materne, elementari, medie e superiori. Tutti lì per capire q^iali effetti avrà la Riforma Moratti sul loro futuro. «Sarà una svolta epocale - conferma Sergio Cicatelli, consulente del servizio nazionale Ire della Conferenza episcopale italiana -. Se fino ad oggi erano tollerati, perché preparati e scelti dalla Chiesa, dopo | la Riforma lo Stato non avrà solo il compito di nominarli, ma anche quello di selezionarli attraverso un concorso pubblico e di certificarne le nomine». Insomma, un riconoscimento del ruolo e del compito, che dovreb¬ be eliminare le ansie di etemo precariato. «Per decenni sono vissuti così - spiega Cicatelli -. Con il voto al Senato, nei prossimi mesi, si arriverà al traguardo». Dopo un iter legislativo durato cinque anni. Ma qualche timore resta, almeno per quel 30 per cento degli insegnanti che non verranno ancora assunti in ruolo. Infatti, solo il 70 per cento salirà in «serie A». «Loro, però, non sono mai stati di serie B - dice don Vittorio Bonati, responsabile Ire della diocesi di Bergamo -. E' un concorso a rendere capace un docente? Non scherziamo. Il fatto è che i nostri insegnanti combattono tutti i giorni per non perdere allievi, che alla loro ora di lezione possono scegliere di andare al bar o di non fare niente». E quel 30 per cento? Rischia il licenziamento? «Assolutamente no - rassicura don Bonati -. Continueranno a fare il loro lavoro come sempre». E oggi gli insegnanti di religione vogliono confermare di svolgere già un ruolo importante nella formazione dei ragazzi. «Innanzitutto i programmi, stilati d'intesa con lo Stato, sono culturali e non un semplice catechismo - precisa don Vittorio -. Poi, il loro è quasi un ministero, perché aiuta i giovani a confrontarsi con un aspetto importante della loro vita: la religione». Una materia, però, che può essere scelta. «La mancanza di alternative serie è la vera sconfitta dello Stato - afferma Emanuele Minardi, del Sair (Sindacato autonomo insegnanti di rehgione) -. E questo ci ha costretti ad abbassare il livello e la qualità per non perdere clienti, per paura di perdere ore e il posto, trasformando la nostra ora in quella del relax». Questo il passato. «Dopo la riforma l'insegnante diventerà protagonista - sentenzia Sergio De Carli, presidente nazionale dell' Anir -, entrando nell'organico con tutti i diritti e i doveri, e anche con la sua storia, la sua motivazione». Ma i docenti cosa ne pensano? «Io non mi sono mai sentito di serie B. Anzi, secondo me, rispetto ai colleghi noi ci mettiamo l'anima quando insegniamo confessa Enzo Salcone, del liceo scientifico Majorana di Torino -. Noi non puntiamo alla fine del mese e allo stipendio, ci teniamo ai ragazzi. Io sono laureato in giurisprudenza, potrei fare altro, ma amo questo mestiere: lo ritengo una vocazione». «E' la mia realizzazione - ammette Elisabetta Manno, di Biella -, I bambini alle elementari ti fanno domande profonde, cheti mettono in gioco continuamente». «E' una costante testimonianza cristiana, nella vita e nel lavoro dice Ettore Giribaldi, del liceo di scienze sociali Regina Margherita di Torino -. Una scelta, più che un mestiere».

Luoghi citati: Bergamo, Biella, Piemonte, Rivoli, Torino