Vertice da brivido per i leader divisi deli'Ue di Enrico Singer

Vertice da brivido per i leader divisi deli'Ue Vertice da brivido per i leader divisi deli'Ue Confermato il summit di domani e venerdì, che rischia di svolgersi ad attacco iniziato Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES Il clima della vigilia è quasi irreale. Nella sala stampa del palazzo Justus Lipsius stanno già distribuendo i lasciapassare gialh per domani e venerdì quando comincia a rimbalzare un tam tam incontrollato. Il vertice europeo sarà rinviato. Impossibile tenerlo con la guerra in Iraq che potrebbe cominciare da un momento all'altro, magari mentre i capi di Stato e di govemo saranno uno a fianco all'altro per la cena di lavoro. Al secondo piano del palazzo di granito rosa - che è la sede permanente del Consigho - è in corso, intanto, la riunione dei ministri degh Esteri della Uè che devono preparare proprio l'ordine del giorno del summit. E tocca a Franco Frattini smentire le voci: «Non ci risulta che ci siano spostamenti dell'incontro». Il vertice, quindi, ci sarà. Ma la tensione è al massimo. Ne sanno qualcosa anche neh' ufficio del protocollo, dove un problema ancora non risolto è quello dei posti a tavola. Questione diplomatica dehcata per evitare che Chirac finisca accanto a Blair o Schroeder accanto ad Aznar. I veri problemi, naturalmente, sono altri. Sono le divergenze profonde che spaccano i leader della Uè. «Stiamo cercando di partire dalle cose che ci uniscono e di non accentuare queUe che ci dividono», dice Frattini. Il ministro itahano cita «le relazioni euro-atlantiche che vanno confermate», la convinzione «che terrorismo e armi di distruzione di massa devono essere eliminati» e «l'impegno per la ricostruzione». Ma anche su questi punti non è detto che la Uè troverà una posizione comune. «Questa volta il vertice si giocherà tutto in diretta», dicono a Bruxelles. Gh unici documenti pronti sono quelli sui temi economici, che dovevano essere il piatto forte del summit e di cui, ora, nessuno parla più. Per ridurre al minimo gli elementi di contrasto si allunga anche la lista degli appuntamenti - questi sì - ufficialmente cancellati. Non ci sarà l'incontro tra i leader europei e il presidente della Convenzione, Valéry Giscard d'Estaing, che voleva chiedere più tempo per scrivere la nuova Costituzione. Non ci sarà il mini-vertice che sette Paesi «piccoli» dell'Unione (Belgio, Olanda, Lussemburgo, Portogallo, Austria, Finlandia e Irlanda) volevano tenere già oggi per presentarsi con una posizione comune. Tony Blair ha già fatto sapere che non parteciperà alla riunione degli eurosociahsti che sarà disertata anche da Gerhard Schroeder: un faccia a faccia che sarebbe stato difficile. Al pre-vertice dei ministri degh Esteri di ieri non c'era l'inglese Jack Straw, bloccato a Lon¬ dra dal dibattito parlamentare sulla guerra. Anche Franco Frattini è rientrato a Boma prima della fine dei lavori (che continuano anche oggi) per preparare il dibattito in Parlamento e il Consigho dei ministri. Ha davvero ragione il premier greco, Costas Simitis, presidente di turno dell'Unione, quando dice che la guerra «ha creato ima crisi senza precedenti, ma che bisogna mantenere il sangue freddo perché la. Uè deve continuare la sua marcia e gli sforzi per arrivare a mettere in atto, alla fine, ima pohtica estera comune con l'obiettivo di affrontare crisi come questa». Ma per il momento gh europei continuano a schierarsi da una parte e dall'altra. Tutti spiazzati anche dall'annuncio da parte del Dipartimento di Stato americano della «hsta dei 30 più 15». Sono i Paesi che Washington definisce «suoi alleati» nella coahzione anti-Saddam. Trenta di cui ci sono i nomi, quindici che hanno chiesto .di mantenere «anonimo il loro contributo». Tra i primi c'è l'Italia e ci sono altri undici Paesi europei «vecchi» e «nuovi»: Inghilterra, Spagna, Olanda, Danimarca, Polonia, Ungheria, Lettonia, Estonia, Lituania, Bepubbhca Ceca e Slovacchia. Un annuncio i cui tempi sembrano studiati apposta per aumentare la tensione nel vertice di Bruxelles. E un elemento di divisione si sta manifestando anche su quello che sembrava un possibile punto di convergenza: gh aiuti per la ricostruzione dell'Iraq. «Sarà molto difficile stanziare fondi per la fase post-bellica di una guerra che non ha avuto l'avallo dell'Onu», dicevano ieri funzionari della Commissione. I soldi ci saranno soltanto per gli aiuti umanitari. Javier Solana alla riunione di Bruxelles dei ministri degli Esteri dell'Unione