«I bombardieri non partiranno dall'Italia» di Amedeo La Mattina

«I bombardieri non partiranno dall'Italia» trrt L'ESPONENTE DELL'UDC: SIAMO AMICI DEGÙ USA MA NON CI COMPORTIAMO COME FACEVANO I PAESI DEL PATTO DI VARSAVIA «I bombardieri non partiranno dall'Italia» Buttiglione: concederemo solo i decolli degli aerei diretti verso il territorio turco intervista Amedeo La Mattina ROMA LA maggioranza rimarrà unita se le basi italiane non saranno concesse agli aerei anglo-americani che vanno direttamente a bombardare l'Iraq». Ministro Buttiglione, che vuol dire? «Vuol dire che una cosa è consentire l'atterraggio e il decollo di velivoli diretti in Turchia, anche se poi da lì entreranno in azione, un'altra cosa è che l'Italia .diventi ima rampa di lancio per la guerra. Questo non possiamo consentirlo». Un po' bizantina come posizione: gli americani lo capirebbero? «Guardi, gli americani sanno chi sono i loro veri amici e noi abbiamo sempre dimostrato di esserlo. Certo, se le stesse cose le dicesse D'Alema avrebbero un altro significato. Dunque, domani (oggi per chi legge ndr) in Parlamento il goveriio italiano non dovrà esprimere un sostegno politico ad un'azione militare che non ha la copertura delle Nazioni Unite. Sarebbe un errore. Allora, comprendiamo le ragioni di Washington, non siamo equidistanti tra Bush e Saddam Hussein che è un dittatore sanguinario; siamo convinti che la Francia abbia sbagliato a non porre un ulti¬ matum che consentisse alla politica di avere qualche settimana in .più per dispiegare i suoi effetti. Detto questo, però, non possiamo dimenticare che il nostro paese assumerà la presidenza del Consiglio d'Europa nella seconda metà dell'anno e che a noi toccherà raccogliere i cocci della politica europea. Ecco, dobbiamo assumere una posizione che ci consenta di ricostruire la solidarietà europea dialogando con quei paesi che maggiormente si sono opposti all'iniziativa statunitense». Ma dalle parole espresse dal ministro degli Esteri Franco Frattini si deduce che in Parlamento il presidente del Consiglio abbia intenzione di sottolineare, più o meno direttamente, il sostegno politico alla guerra. E' così? «Aspettiamo di sentire quello che dirà il presidente del Consigho. Noi dell'Udo abbiamo svolto e stiamo continuando a svol- gere una funzione moderatrice. Abbiamo apprezzato molto le dichiarazioni del premier quando disse che una guerra senza una seconda risoluzione dell'Onu sarebbe "nefasta". Ora è chiaro che da questa parte dell'Atlantico il govemo itahano è il migliore amico degli Stati Uniti, ma non facciamo parte del Patto di Varsavia...». Patto di Varsavia? Sta dicendo che una parte della maggioranza vive il proprio rapporto con Washington come se l'Italia fosse un paese satellite? «Sto dicendo che in un rapporto di amicizia vera, tenuto conto del ruolo che dobbiamo svolgere in Europa e dell'opinione pubblica intemazionale nettamente contraria alla guerra, alcune cose vanno dette chiaramente. Dobbiamo dire che dall'Italia non possono atterrare e decollare aerei che vanno a bombardare l'Iraq. Su questa posizione l'Udo valuterà la mozione che sarà presentata dalla Casa delle libertà». Altrimenti? «Non credo che ci sia un'opzione diversa. Ho sentito in queste ore i leader della coalizione e confido in una soluzione chiara e unitaria. Del resto, le considerazioni che le ho fatto non sono solo dell'Udo. Ci sono ampi settori della maggioranza che la pensano alla stessa maniera. Mi riferisco ad Alleanza Nazionale, alla Lega, ad una parte della stessa Forza Italia. Un po' tutti sono consapevoli che gli italiani capirebbero meglio una posizione che non si spinga fino ad un sostegno logistico vero e proprio alle azioni di guerra». Le sue posizioni sembrano molto influenzate dalle parole del Papa. «Certamente le parole del Papa sulla crisi irachena hanno influito sulla cautela adottata dal govemo italiano. Noi abbiamo cercato di tradurre in una linea politica il suo messaggio di pace. Abbiamo cercato di tenere unito il rapporto tra gli Stati Uniti, l'Europa e l'Onù. Il presidente Berlusconi si è speso molto in questo senso, ha lavorato per una soluzione che evitasse la guerra. Ma alla fine, non per colpa nostra, abbiamo fallito. Anzi si è creata una frattura pericolosa che adesso bisogna ricomporre. E molto dipenderà da come ci muoveremo noi italiani, a cominciare dal voto parlamentare». «E' su questa base che valuteremo la mozione della Casa delle Libertà E non siamo i soli ad avere queste idee» Il ministro per le Politiche Comunitarie Rocco Buttigliene

Persone citate: Berlusconi, Bush, Buttiglione, D'alema, Franco Frattini, Rocco Buttigliene, Saddam Hussein