L'ultimatum: Saddam vada in esilio o attaccheremo di Maurizio Molinari

L'ultimatum: Saddam vada in esilio o attaccheremo Si CHIUDE DEFINITIVAMENTE LA FINESTRA DELLA DIPLOMAZIA IL GIORNO DOPO IL VERTICE DELLE AZZORRE LA CASA BIANCA SCEGLIE DI ANDARE AVANTI DA SOLA L'ultimatum: Saddam vada in esilio o attaccheremo Bush annuncia all'America la guerra. Baghdad sprezzante: si dimetta lui Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Lascia l'Iraq o attacchiamo: il presidente, degli Stati Uniti George Bush, parlando dalla Casa.^anca a^la, nazione, ha j annunciato l'ultimatum a Sad-l dam Hussein, indossando i panni di comandante in capo dei 250 mila uomini schierati nella zona di operazioni. «La diplomazia è finita, i soldati degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e degli alleati della coalizione dei volontari sono pronti per disarmare Saddam Hussein dalle armi di distruzione di massa che minacciano l'America e il mondo» ha dichiarato Bush, fissando una scadenza limite per l'esilio. La reazione da Baghdad è arrivata ancora prima che Bush pronunciasse il discorso: «Deve essere lui a uscire di scena, perché è lui l'unico fautore della guerra» ha dichiarato il ministro degli Esteri iracheno, Najib Sabri, accusando il capo della Casa Bianca di aver trasformato l'America nello «zimbello del mondo, isolato dal resto della comunità internazionale». «Il presidente chiederà a Saddam Hussein di andarsene», aveva preannunciato poche ore prima il Segretario di Stato, Colin Powell, al termine dell'ultimo round di colloqui alle Nazioni Unite, terminati senza trovare alcuna intesa fra i partner del Consiglio di Sicurezza. Il «momento della verità per il mondo» - di cui i leader di Stati Uniti, Gran Bretagna e Spagna avevano parlato durante il summit di domenica delle Azzorre - si è risolto in una profonda spaccatura fra i membri del Consiglio di Sicurezza. La battaglia diplomatica è finita senza neanche un voto e nel segno di una tensione oltre il livello di guardia fra anglo-americani e francesi. Per sottolinearla, il portavoce della Casa Bianca, Ari Fleischer, ha detto che Bush «non ha intenzione» di incontrare il presidente Jacques Chirac nel prossimo futuro, «perché la Francia ha chiaramente detto che avrebbe messo il veto, mostrando così di accettare il fatto che l'Iraq possa continuare a disporre armi di distruzione di massa». Sembra quasi un annuncio del forfait al summit del G-8, che quest'anno avrà luogo in Francia. La motivazione della guerra per George Bush è nel testo di 17 risoluzioni delle Nazioni Unite: la numero 1441, approvata all'unanimità lo scorso 8 novembre, riconosceva l'avvenuta «violazione materiale» dei 16 precedenti documenti approvati sin dall'indomani della fine della Guerra del Golfo. Fra questi c'è anche la risoluzione 687, quella che nell'aprile del 1991 stabilì l'interruzione delle ostilità in cambio dell'impegno iracheno al disarmo. Per la Casa Bianca, dunque, si tratta di una ripresa delle ostilità, a 12 anni di distanza dall'ordine con cui Bush padre fermò l'avanzata delle truppe verso Baghdad, alla luce del mancato disarmo iracheno. E' su questa base che Bush pone l'ultimatum per l'esilio volontario: premesso che l'armata dei 250 mila agli ordini del genera¬ le Tommy Franks è pronta ad attaccare in qualsiasi momento, Saddam Hussein potrebbe evitare la guerra scegliendo di lasciare il potere «assieme ai suoi accoliti», come ha ripetuto ieri ancora un volta il portavoce Ari Fleischer. Bush aveva iniziato la giornata riunendo nello Studio Ovale il Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, il ministro della Giustizia, John Ashcroft, il ministro della Sicurezza Interna, Tom Ridge, e il capo dell'Fbi, Robert Mueller. In agenda, la guerra che incombe su due fronti: da un Iato le operazioni militari in Iraq, dall'altro il rischio di attentati sul territorio nazionale e all' estero da parte di gruppi terroristici. La decisione di Bush è stata quella di blindare l'America, con il più vasto impegno di risorse e di uomini dall'indomani degli attacchi subiti a New York e Washington l'I 1 settembre del 2001. Poco prima del discorso, Bush ha ricevuto alla Casa Bianca i leader del Congresso, mettendoli al corrente della decisione di portare il Paese in guerra. Il candidato democratico alla presidenza, Joseph Lieberman, è intervenuto pubblicamente per esprimere il sostegno al presidente e «agli uomini e donne al fronte per la nostra sicurezza nazionale», rinviando «a un altro momento» la «critica alle decisioni di politica estera di questa amministrazione, che ci hanno alienato tanti alleati». La guerra in arrivo spinge invece al silenzio quei leader democratici - come John Edwards, John Kerry e Al Sharpton - che sono tra i più rappresentativi del fronte anti-guerra. L'unica critica è giunta da Tom Daschle, ex capo dei senatori democratici, che si è detto «molto triste per aver visto il presidente fai ire nel tentativo di creare una vasta intesa intemazionale». I sondaggi d'altra parte descrivono un Paese che si stringe attorno al presidente e ai soldati: per la Cnn la percentuale degli americani favorevoli alla guerra è saUta al 64 per cento, mentre i contrari sono scesi al 33 per cento. Il Presidente «non ha intenzione di incontrare Chirac»: sembra il polemico annuncio del forfait al summit del G-8 che si svolgerà in Francia Joseph Lieberman candidato democratico alla Casa Bianca 2004 esprime pubblicamente appoggio alla linea dura I favorevoli all'intervento salgono al 64 per cento UN'ARMATA DI 270.00Q UOMINI 'PRONTA ALL'ATTACCO Navy (incrociatori, frè cacciatorpedinière, sottomarini) hanno lasciato il Mediterraneo e, attraverso il Canale di Suez, stanno arrivando nella regione del Golfo. Hanno un arsenale complessivo di oltre cento missili Tomahawk e di 500 missili Cruise, che potranno lanciare sull'Iraq, passando sopra "'Arabia Saudita ìCCOwIÌTm pioggia i ebornbè'flì? bersàgli a Baghdad è in altre critiche del Paese, In 48 ore sai utilizzati circa 3000 ordigni, di cut quasi 500 Cruise. Saddam impegnerà nella difesa della capitale 120.000 uomini, per coinvolgere i marines in una feroce battaglia casa per casa O L'Eufrate è uno dei pèrni della strategia difensiva di Saddam. Saranno fatti saltare i ponti, in modo da rallentare l'avanzata dei marines OL'invasipne da Nord, via Kurdistan, era ^affidata alla 4a Divisionedell'esercito Usa, partendo di}te5b^ituf^e»#c»r uso però è stato negato dal Parlamentò di Ankara. \ piani alternativi devono ancora essere attuati. -x ©in Kuwa'rt^ono pronti all'attacco 100 mila uomini confà 101" Divisione aero-trasportata, dotata di elicotteri da combattimento Apache ^kNella base Vir di As Saliyyah, in Qatar, è stata attivata la postazione avanzata f Comando centrale e operazioni nel fo 0 YEMEN Le due portaerei «Theodore Roosevelt» e «Harry Trumari» continuano a incrociare nel Mediterràneo, a portata di volo dell'Iraq Gli Usa si preparano a far debuttare in Iraq una nuova superbomba, definita Moab (Massive Ordnance Air Blast), da quasi 10 tonnellate Uno dei volantini lanciati dagli Usa sull'Iraq. Il testo dice: «Chi ha più bisogno di te, la tua famiglia o il regime? Torna a casa dalla tua famiglia»