«La nostra forza è la specializzazione»

«La nostra forza è la specializzazione» I LIBRAI «TRADIZIONALI» «La nostra forza è la specializzazione» I ROBERTO PAVANEUO \ C'è crisi. Questo è il sentore che accomuna i librai del centro che imputano questo stato a una generale situazione della città ma non solo. C'è la Fiat, ma anche i venti di guerra contribuiscono alla flessione delle vendite. Non temono invece l'avvento delle librerie di nuova concezione come Fnac, Mondadori o Mood. Almeno non ancora. «Non abbiamo subito nessuna ripercussione - afferma Sofia Arazzi della Campus - perché chi entra da noi vuole essere seguito in modo tradizionale. Ma la competizione fa bene a tutti». Anche Tonino Pittarelli, responsabile della Luxemburg, aperta dal 1860, giudica positiva la nuova situazione: «La creazione di questo quadrilatero di librerie porta più gente all'acquisto. Si va dall'una all'altra finché non si trova ciò che si sta cercando. Per resistere è necessario specializzarsi: noi offriamo ima vasta scelta di testi in lingua straniera e il nostro personale è competente». Alla Lattes, coeva della Luxemburg, Silvia Musso, la cui famiglia è proprietaria anche di Zanaboni e delle due Bicros, dice: «Non abbiamo avuto problemi. Quando Fnac ha aperto c'è stata una Ueve flessione legata alla novità. Poi è prevalsa la nostra competenza. Chi viene da noi vuole essere accompagnato nella scelta, mentre chi va in quel tipo di librerie entra sapendo già cosa desidera acquistare». Competenza e specializzazione sono quindi le parole d'ordine che accomunano le librerie del centro. «Da noi si possono trovare testi scolastici e soprattutto i libri fantasy per i giochi di ruolo - spiega Silvia Musso - così il sabato pomeriggio il nostro negozio si riempie di giovani». La Torre di Abele, nata due anni fa dove c'era la Petrini conferma questo trend: «Siamo molto forti nel settore dedicato ai ragazzi - dice il titolare Rocco Pinto - dove abbiamo anche giochi in legno e possiamo contare su un personale preparato. In più siamo attenti alle pubblicazioni sulle tematiche sociali. Il fatturato non si fa più con i Crhicton o King che trovi dovunque ma con libri più di nicchia». Il 2003 è però iniziato male: «Tutta la città è in difficoltà - commenta Pinto in più nel nostro settore siamo alla saturazione. Ormai sono troppe le librerie aperte e non credo a chi sostiene che nuovi punti vendita portano lettori». Particolare è la condizione di Feltrinelli che, pur appartenendo a un grande gruppo editoriale, mantiene una sua struttura di libreria classica. «L'apertura di Fnac ha portato qualche ripercussione ma non pesante - dice Nanni Testa, responsabile della libreria di piazza Castello - noi possiamo contare su un catalogo di 35 mila titoli e poi ci piace proporre i piccoli editori. Il ettore forte compra dovunque mentre il più distratto è attirato maggiormente dalle librerie di passaggio come la Fnac». «Il centro commerciale di Torino sta cambiando - spiega Luciano Alberti, capoarea della Feltrinelli torinese - e non solo per i libri. In queste nuove librerie il libro resta importante ma non è più l'unico prodotto. Non abbiamo ancora preparato alcuna contromossa, per ora ci limitiamo a studiare la situazione e aspettiamo di vedere quale impatto avrà il Mondadori Multicenter». Anche per Mimmo Fogola, della libreria Fogola, la crisi c'è ma non è colpa di Fnac o affini ma il libro in quei posti «è diventato un prodotto che ha perso il suo reale valore. Siamo di fronte a un declassamento del libro e della figura del libraio. Andiamo incontro alla scomparsa della libreria classica, ma resisteranno le bancherelle che non conoscono mai crisi».

Luoghi citati: Fnac, Sofia, Torino