Fisco, riparte lo scontro sulla delega

Fisco, riparte lo scontro sulla delega Fisco, riparte lo scontro sulla delega «Iniqua» per Cgil, Osi e Uil. Confindustria: subito l'approvazione ROMA Iniqua per la Cgil, la Cisl e la Uil. Indispensabile per la Confindustria. La riforma fiscale, progettata dal governo di Silvio Berlusconi, con un disegno di legge delega divide nettamente i sindacati dagli imprenditori. Le contrastanti posizioni emergono con una serie di audizioni programmate dalla commissione finanze della Camera impegnata nella terza lettura del provvedimento. La CgU, la Cisl e la Uil dicono no al disegno di legge delega; la Confindustria preme invece per l'approvazione. Unico punto di contatto è il giudizio negativo sulle modifiche apportate al Senato. Per i sindacati i problemi sono ancora più acuti a causa della minore crescita economica. La Confindustria lamenta fra l'altro la mancata abolizione del tetto alla compensazione dei crediti fiscali. Più in generale il segretario aggiunto della Uil Adriano Musi, definisce «irrisolto il problema di assicurare la progressività dell'imposta, che resta una mera affermazione di principio» con l'introduzione di due sole aliquote per due scaglioni di reddito. Ed è confermata «la scarsa attenzione alla famigha». Il segretario confederale della Cgil Beniamino Lapadula ritiene ingiusta la riforma perché «redistribuisce sì, ma verso i redditi alti». Lapadula osserva che tutto quello che i redditi medio-bassi «potevano avere l'hanno già avuto con la legge finanziaria 2003». E Pier Paolo Baratta, segretario confederale Cisl, chiede di «fermarsi qui, dopo i ritocchi per i redditi medio-bassi» decisi con la finanziaria. Baretta sostiene che «non ci sono le condizioni economiche per attuare gli altri pezzi della riforma a meno di intervenire sulle pohtiche sociali». Al contrario il direttore dell'area impresa della Confindustria Antonio Colombo chiede che il disegno di legge delega venga «approvato al più presto» pur definendo poco convincenti le correzioni varate al Senato: «Ci sono molte modifiche negative per le imprese; tuttavia dopo i problemi che hanno investito l'economia nazionale e intemazionale bisogna fare in fretta». Colombo afferma poi che «il sistema delle imprese ha già fatto la sua parte, con l'imposizione del decreto salva-deficit che ci impone di pagare 10 miliardi di euro in tre anni». Pertanto ora la Confindustria attende con la riforma fiscale «gli effetti positivi perle imprese». Anche per il direttore generale della Confcommercio Luigi Taranto sono «positive le motivazioni di fondo della delega che punta ad abbassare la pressione fiscale su imprese e famiglie». Taranto parla però di contraddizioni della riforma con il federalismo fiscale. Con una settantina di emendamenti l'opposizione di centrosinistra tenta di ottenere la modifica della riforma. Il vicepresidente della commissione finanze, il diessino Alfiere Grandi, fa sapere che gli emendamenti tengono conto delle «critiche di industriali, sindacati, commercianti ed artigiani». Oggi la Confindustria presenta ai vertici della Commissione europea le «Raccomandazioni sulla competitività e lo sviluppo» in vista del semestre italiano di presidenza. Nella prefazione il presidente Antonio D'Amato scrive che «l'Europa è vecchia e si deve ringiovanire nelle sue strutture sociali e nel suo modo di competere sui mercati». D'Amato sostiene che il «quadro globale» dell'Unione è «ancora caratterizzato da problemi strutturali profondi». E l'Italia «soffre di una grave crisi di competitività» affrontabile con «un sapiente mix di politiche: investimenti in infrastrutture, energia, ricerca, formazione, ma anche una forte riduzione del prelievo fiscale, accompagnata da una seria riduzione della spesa corrente e da un rinnovato impulso verso le liberalizzazioni», [r.ipp.] Antonio D'Amato, numero uno di Confindustria

Luoghi citati: Confindustria, Europa, Italia, Roma, Taranto