Quella volta che ci provò John Wayne

Quella volta che ci provò John Wayne Quella volta che ci provò John Wayne Così fan tutti: la storia del premio gronda tentate corruzioni LOS ANGELES Nel commentare il suo disgusto per la campagna deha Miramax a favore di Martin Scorsese, il presidente della Academy, Frank Pierson, ha voluto vedere nell'episodio il suo lato positivo. «Ha soUevato la questione delle campagne per l'Oscar in un modo così drammatico che adesso c'è la concreta possibihtà di farci sopra qualcosa e di invertire la tendenza». Ouali saranno i passi concreti adottati dalla Academy per eliminare la percezione che un Oscar può venire comprato lo si apprenderà nei prossimi mesi. Nel frattempo una cosa è certa ed è che quest'ultimo incidente appartiene a una lunga e poco onorevole tradizione. Nel 1929 Mary Pickford voleva a tutti i costi il trofeo di miglior attrice. Non le fu difficile, perchè a determinare i vincitori, allora, era un comitato di cinque giudici che invitò a casa sua per un the. E pochi giorni dopo, si ritrovò in mano una statuetta. Nel 1955, la United Artists decise di puntare su «Marty», la storia di un macellaio interpretato da Ernest Borgnine. Finì per spende- re di più nella campagna per gh Oscar, che incluse varie comparse del povero Borgnine in macellerie e supermercati, che nella produzione de film. E «Marty» vinse quattro statuette. Poi c'è John Wayne, che nel 1960 condusse una campagna in cui sosteneva che un voto per il suo «Alamo» era un voto contro i (d liberal stranieri debosciati», un'allu¬ sione a Billy Wilder e al suo «L'appartamento». Ma a volte il troppo stroppia, anche a Hollywood. E l'Oscar andò a Wilder. Invece di un piccolo comitato di giudici, a votare per gh Oscar, adesso, sono i 5.800 membri della Academy, che ha imposto alcune regole piuttosto restrittive. Le cassette e i DVD mandati in visione non posso¬ no essere accompagnati da cofanettiregalo. E le feste e gh eventi cui partecipano solo i membri della Academy sono vietati. Ma un Oscar è troppo importante per venire lasciato semplicemente al merito. Per uno studio, le statuette signficano soldi al botteghino. Per un attore, o per un compositore, significa denaro e prestigio. Come tutte le regole, anche quelle della Academy vengono dunque costantemente raggirate. A botte di 10-50 mila dollari aDa volta, i film candidati vengono pubblicizzati per mesi sui giornali eh Los Angeles e di New York «per la considerazine» dei membri della Academy. E poi basta che un evento non sia «esclusivo» per la Academy e non è più vietato, con il risultato che in queste ultime settimane non passa giorno senza che un candidato non compaia o sulla copertina di un giornale o a una premiazione, a un dibattito o a una prima per promuovere se stesso e il suo film. «Tutto questo fare campagna è diventato un po' sconcertante», ammette Kathy Bates, un Oscar nel '91 per «Misery» e candidata questanno per «A proposito di Schmidt». [1. s.] Julia Roberts si batté strenuamente per l'Oscar a Denzel Washington: che lo vinse

Luoghi citati: Hollywood, Los Angeles, New York