dei veleni

dei veleni I GIURATI DELL'ACADEMY PROTESTANO CONTRO LE PRESSIONI A FAVORE DI «GANGS OF NEW YORK» dei veleni Lorenzo Sorìa LOS ANGELES Harvey Weinstein era stato esplicito: sin da quando cinque settimane fa si è ritrovato addosso ben 40 nominations, il fondatore della Miramax va in giro dicendo che l'Oscar cui tiene di più, quest' anno, è quello per Martin Scorsese. Ma nel tentativo di aiutare il regista di «Gangs of New York», Weinstein è stato più aggressivo del solito e adesso rischia la reazione di rigetto. A una settimana dalla grande notte delle stelle, centinaia di membri votanti della Academy hanno chiesto infatti di avere indietro le loro schede per sostituire il nome di Scorsese con quello di Rob Marshall, il regista di «Chicago», o di uno degli altri contendenti. E' intervenuto di persona anche Frank Pierson, il presidente della Academy, che ha accusato la Miramax di avere «corrotto» il processo di voto. «Tra i nostri membri c'è sgomento, rabbia e senso d'oltraggio», ha aggiunto Pierson. A causare sentimenti così forti è stato un articolo nel quale il regista Robert Wise, ex-presidente della Academy, sostiene che «Gangs» è «un film notevole e il culmine della carriera di Scorsese». Apparso su un giornale secondario di Los Angeles, l'articolo è stato poi riprodotto a spese della Miramax sul «New York Times», sul «Los Angeles Times» e sui quotidiani che coprono il mondo del entertainment. E qui è il problema: il testo firmato da Wise, che in realtà è stato scritto da un membro del comitato esecutivo della divisione pubbliche relazioni della Academy, è in chiara violazione della regola dell'istituzione secondo la quale i suoi membri non possono appoggiare pubblicamente un candidato o commentare le loro scelte. «Guardi una pubblicità come questa e ti viene da chiederti perchè non distribuiamo denaro e non diciamo alla gente come votare», commenta visibilmente irritato Barry Levinson, il regista di «Rain Man». In confronto agli ultimi anni, la viglia dell'edizione numero 75 degli Oscar, da questo punto di vista, era stata stranamente tranquilja. Un po' di polemiche per le troppe feste ed occasioni sociali con i candidati, tutto qui. Adesso è scoppiata la polemica per Scorsese. La Miramax ba risposto sostenendo che non sapeva che quell'articolo pubblicitario, che nel frattempo è stato ritirato dalla circolazione, costituiva una violazione delle regole. Privatamente, lo studio ha lanciato anche la linea di difesa del «così fan tutti». L'anno scorso, per esempio, Julia Roberts ha detto che sarebbe stata un'ingiustizia non dare l'Oscar a Denzel.Washington e Warren Beatty si è battuto per Halle Berry. Washington e la Berry hanno finito entrambi per vincere. E Scorsese? Mentre altri candi¬ dati sostengono pubblicamente che altri meritano più di loro o che ci sono cose più importanti neha vita, il regista italo-americano non fa niente per nascondere che a questo benedetto Oscar lui ci tiene davvero. E' stato «nominato» tre volte e tre volte gli è andata male. Per evitare la stessa sorte, quest'anno non ha esitato a vincere la sua ritrosia a comparire in pubblico ed è improvvisamente ovunque: un giorno è a un festival, quello dopo a un party, poi eccolo a un dibattito o a presentare una retrospettiva in suo onore. Ma adesso la Miramax ha esagerato. E Scorsese, come reazione, rischia di restare un'altra volta a bocca asciutta. Una scena del film di Martin Scorsese «Gangs of New York»

Luoghi citati: Los Angeles, New York, Washington