In manette il baby boss delle rapine di M. Nu.
In manette il baby boss delle rapine LE VITTIME ERANO STATE AGGREDITE PER POCHE DECINE DI EURO , In manette il baby boss delle rapine Quindici anni, marocchino, era il capo di una banda di coetanei Ahmed ha superato di un amen il limite della non punibilità. Così il pm del tribunale dei minori ha deciso di farlo chiudere in una cella del Ferrante Aporti dopo 12 rapine in pochi mesi. Fatto eccezionale. Rarissimo. Generalmente, dopo una breve sosta in commissariato, se ne vanno tutti liberi, con una inutile denuncia in più a nome dei sedicenti Ahmed, Mohamed, Fasil, Abdellhadi, Yaoudo, Kamal, Yayia, Rachid, Adii, Rauan, quasi tutti nati in Marocco, nella città di Kourigba, gh altri a Casablanca. Immigrati clandestinamente in Italia, venduti dai genitori al misero racket delle elemosine. Il più piccolo è Kamal, 10 anni compiuti da poco. Ahmed è troppo pericoloso. Questo ragazzino vive tra i rifiuti in una gabbia di cemento lungo i binari di Stazione Dora, con altri ragazzini, ancora più giovani e ancora più disperati. Ma ben decisi a sopravvivere. Niente Nike, niente luoghi comuni sugli oggetti del desiderio dei coetanei. Rubano e rapinano per mangiare, per vestirsi. Il branco, unito dall'etnìa comune, sceglie un terreno di caccia e cerca le briciole. Il buonismo, qui, serve a poco perché le loro vittime, altro paradosso, sono le persone più deboli, che si impietosiscono, che aprono il portafoglio o la borsetta per regalare una moneta. Se li insulti o tiri dritto, sei salvo. Lui, Ahmed - l'ultima casa era una soffitta di corso Giulio Cesare 199 - è il capo, gli altri i gregari. Tutti presi, i più piccoli affidati alle comunità di recupero, e già regolarmente scappati dopo poche ore, in mano ad adulti che restano da sempre nell'ombra. Possono servire a qualsiasi tipo di reato, dallo spaccio al furto, o finire nel giro dei pedofih. I poliziotti che tenevano d'occhio i locali dei Murazzi, conoscono bene quei signori italiani che vanno a caccia di ragazzini. Un paio li hanno fermati quando avevano già caricato in auto le «prede». Età dai 10 ai 15 anni, il gruppo colpiva da ottobre in piazza Arbarello. Furti e rapine a catena, con una tecnica elementare ed efficace. La storia dei fazzolettini e dei poveri oggetti che il racket impone loro come viatico per sopravvivere. Se la risposta era sì, ecco la rapina. Ahmed si era specializzato nel colpire con violenza le sue vittime, per impadronirsi di più soldi e dell'oggetto che li fa più sognare, cioè il telefono cellulare. Riconosciuti da 12 vittime, molti gh anziani finiti all'ospedale per farsi medicare, attraverso le foto segnaletiche. Un lavoro lungo, quasi sottotraccia, quello della polizia del commissariato San Secondo. Lo spiega il vicequestore Michelangelo Gobbi: «Uno dei nostri capopattugha s'è appostato per ore e alla fine l'abbiamo catturaio. Continueremo ancora questi servizi, anche per tutelare questi minori». [m. nu.]
Persone citate: Abdellhadi, Kamal, Michelangelo Gobbi
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