Atletica azzurra ai Mondiali, il piatto piange di Giorgio Barberis
Atletica azzurra ai Mondiali, il piatto piange Al CAMPIONATI IRIDATI INDOOR DI BIRMINGHAM NESSUN ITALIANO E' RIUSCITO A SALIRE SUL PODIO Atletica azzurra ai Mondiali, il piatto piange Nelle quattro finali in programma deludono Martinez, Torrieri, Gibilisco e Legnante Giorgio Barberis inviato a BIRMINGHAM Quattro pallottole in canna, ma nessuna a bersagho: la speranza di vedere un azzurro sul podio sfuma nei mediocri tripli salti di Magdelin Martinez (e dire che proprio questa specialità, al maschile, due anni fa a Lisbona aveva dato all'Italia lo splendido oro di Paolo Camossi), nella prima corsia che rappresenta un handicap insormontabile per Marco Terrieri (e lo stesso sarebbe stato per chiunque altro finalista dei 200), nella scarsa vena di un Giuseppe Gibilisco lontanissimo dalla reattività mostrata nella qualificazione dell'asta, e nell'oggettiva impossibUità per Assunta Legnante di scalfire la superiorità di pesiste più mature e più esperte di lei. Due quinti posti (Martinez e Torrieri) e due ottavi (Gibilisco e Legnante) rappresentano il magro bottino dell'Italia in questi Mondiali indoor e sono tristemente in linea con la deficitaria pohtica federale di cui si è già detto altre volte: d'altronde finché i dirigenti guardano solo alle poltrone e il loro interesse per l'atletica è conseguente a questo, di strada se ne può fare ben poca. Presto fuori gioco Gibilisco, primo degli azzurri a entrare in gara, le speranza si sono rivolte alla Martinez: ma fin dal primo salto si è capito che c'era ben poco da sognare con l'inglese Ashia Hansen subito a 14,77 e, come risposta, la camerunense Frangoise Mbango a 14,88. E difatti Magdelin, dopo un timido esordio (13,94), è migliorata fino a 14,32, scalando all'ultimo salto dal 6" al 5" posto. «Questa è una pedana che mi crea difficoltà a saltare - ha spiegato l'azzurra -, perché richiede tempi rapidi nell'azione. Infatti sì sono trovate bene saltatrìci come la Mbango, che in molte altre occasioni ho battuto». Non però due anni fa a Edmonton, quando le soffiò il bronzo proprio all'ultimo salto. Ci pare piuttosto che Magdelin sia lenta nella rincorsa e che la conseguenza più evidente di questo sia il suo arrivare spenta al jump, ossia al terzo balzo. Certo è che per salire sul podio bisognava far megho della senegalese Ndoye (14,72) e che la Hansen per vincere è stata perfetta al quinto tentativo con oltre 15 metri ( 15,01 ). Torrieri, come già in semifinale, ha usufruito dell'errore di un avversario per scalare una posizione. Questa volta è stato l'inglese Condon a effettuare una doppia falsa partenza. Censurabile la decisione di farlo partite egualmente visto che aveva fatto reclamo, per poi squalificarlo dopo. La vittoria è andata all'inglese Marion Devonish (20"62), mentre tra le donne sempre sui 200 - la statunitense Michelle Collins (22"18) ha respinto senza troppe difficoltà le velleità della francese Muriel Hurtis (22"54). I transalpini, comunque, si sono rifatti con l'insperato oro nei 1500 di Driss Maazouzi (3'42"59) che ha preceduto di tre centesimi il keniano Bernard Lagat. Bellissima la gara del lungo maschile vinta dallo statunitense Dwight Phillips (8,29), un centimetro più dello spagnolo Vago Lamela, con botta e risposta all'ultimo salto, e altrettanto valido lo svedese Stefan Holm nell'alto (2,35). Oggi gran finale con 15 titoli in palio e passerella di campioni idealmente guidati da Gebrselassie: per gli italiani solo il ruolo di spettatori in tribuna. Se ancora ce ne fosse bisogno, è il segnale di quanto sia povera attualmente la nostra atletica, al punto che persino il presidente Gola ha preferito disertare questi Mondiah indoor (ed anche i campionati italiani di cross a Roma) per andare il più lontano possibile, a Nuova Dehli, dove aveva fissato una riunione dell'organismo sportivo mondiale mihtare, il Cism, di cui è presidente.
Luoghi citati: Birmingham, Italia, Lisbona, Nuova Dehli, Roma
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