Rivaldo in pantofole manda all'aria i piani del Diavolo

Rivaldo in pantofole manda all'aria i piani del Diavolo A REGGIO CALABRIA TERZO PARI CONSECUTIVO PER I ROSSONERI Rivaldo in pantofole manda all'aria i piani del Diavolo Il brasiliano è molle e il Milan trema su un'incursione di Bonazzoli Gli amaranto finiscono in dieci per l'espulsione del portiere Belardi Giancarlo Laurenzi Inviato a REGGIO CALABRIA Quando si sostiene che Rivaldo gioca in pantofole, non è un segno di stima per la morbidezza degli scarpini indossati dal brasiliano ma la constatazione che vaga per il campo con la mollezza e l'indolenza di chi si è appena alzato dal letto. Ancelotti lo ha rispolverato contro la Reggina dopo l'accademico gol di Madrid, riesumando anche il modulo che un illusorio spicchio di stagione aveva consentito a Berlusconi di accostare questo Milan del terzo millennio a quello di Sacchi, Baresi e Van Basten, correndo rischi inenarrabili di querele miliardarie. Rossoneri a bagnomaria anche al Sud, alla faccia di ogni tattica: due rifinitori dietro un'unica punta (Rui Costa, oltre a Rivaldo, alle spalle di Inzaghi), una mediana a 3 con un solo piede ruvido (Gattuso) più due pittori, di cui uno - Pirlo in posizione di playmaker davanti alla difesa per offrire pulizia alle ripartenze. A Galliani i conti non tornano: l'ingaggio di Rivaldo è maggiore della somma degli stipendi bonificati dal presidente Toti ai 14 giocatori che ieri hanno lasciato a secco l'attacco rossonero, di cui il campione del mondo brasiliano è icona alla rovescia, incursore in tutù. La Reggina, che in casa veniva da 5 vittorie di seguito, ha sfiorato la sesta e nessuno l'avrebbe denunciata come furto. Dei calabresi la più smagliante occasione vista in due tempi poveri di emozioni: un tiro di Bonazzoli che al 46' pt ha scosso il palo con Dida oramai battuto. I padroni di casa hanno sofferto nella ripresa il forcing avversario (anche prima del 10 contro 11 causato dall'espulsione del portiere di casa): avevano speso troppo nel primo tempo, con un solo interditore (Paredes) al servizio di Nakamura e Cozza, groviere di metà campo inabissatesi e tardivamente sostituite da più utili manovali. Questo nuovo pareggio (senza gol) del Milan è il terzo consecutivo: riduce le speranze di rimonta e comprime lo spazio di manovra di Ancelotti, il cui contratto da poco rinnovato fino al 2005 rischia di ridursi in minutissimi coriandoli. Al Milan non è servito neppure giocare gli ultimi 15 minuti in superiorità numerica (espulso Belardi per aver toccato Non basta ladi capitan Malla 500a paTroppi portaa centrocamun'ala come a spinta aidini, rtita in A tori di palla mpo e manca Serginho col gomito fuori area al 33' st): l'inevitabile assedio ha portato a scampoh di azioni, tiri fiacchi, cross banali, nonostante il numero smodato di punte in campo (oltre a Inzaghi, anche le new entry Tomasson e Shevchenko). Il problema del Milan è stato (è) lo stesso: ritmi bassi, assenza di provocatori sulla fasce, ah o terzini ispirati. Maidini, solitamente impiegato nel mezzo, ieri ha festeggiato mogio il compleanno (500 partite in A) nel vecchio ruolo che lo issò agli onori del mondo ed è stato l'unico a offrire profondità. Pure, Maidini, ha cercato di spaccare il cocomero affondando la lama da solo, quando ha capito che c'era da fidarsi poco dei guizzi di compagni renitenti alla leva. Un fulmine sulla mancina e il destro nell'angolo lontano: Belardi c'è arrivato, al 22'. Ancelotti ha. assistito a un tran-tran steri-i le. La palla arriva sulla trequarti, facendo leva sui piedi educati ma a quelle velocità è fatale che la difesa avversaria sia già schierata con lo scudo in mano e i talloni piantati: trovare un budèllo in cui infilarsi è la vera impresa, le due linee rivali (difesa e centrocampo) prudentemente schiacciate una sull'altra (con la novità di marcature a uomo: Jiranek su Rivaldo, Franceschini su Inzaghi). La voglia di cercarlo, il pertugio, scivola via tra un assist troppo lungo e una triangolazione sporcata. Il peggio, poi, quando scatta il vaffa tra compagni, pericoloso segnale di tendenza irreversibile. Rui Costa, che nella ripresa si è dannato più degli altri a impostare e distribuire (e concludere: alto di poco all' 11'st), non sempre è sintonizzato sulla cadenze di Pirlo; Seedorf ha ribadito di essere l'anarchico volubile da cui inutilmente si pretende un cucito di classe sull' out sinistro. L'olandese ha timbrato il palo, deviando sul primo palo un calcio d'angolo (42' pt) ma è stata la conferma della sua estemporaneità: ama accentrarsi e improvvisare, difficile con questo modulo che diventi trascinatore. Servirebbero tornanti e incursori, e probabilmente aveva ragione Berlusconi quando considerava Serginho l'unico davvero insostituibile. Ancelotti conosce l'iter, in questi casi: se la musica è stonata, il direttore d'orchestra cambi spartito. O qualcuno cambierà il direttore. Arbitro: Trefoloni 6. Ammoniti: Franceschini. Espulso: 33' st Belardi. Spettatori: paganti 3810 per un incasso di e 222.617,00; abbonati 22830 per una quota di e 371.115,00. Non basta la spinta di capitan Maidini, alla 500a partita in A Troppi portatori di palla a centrocampo e manca un'ala come Serginho EH (3-4-2-1) ^ Belardi 5,5; Jiranek 7, Vargas 7, Franceschini 6; Diana 6, Paredes 6, Nakamura 5,5 (22' st Mozart sv), Falsini 6; Cozza 5,5 (26' st Mamede sv), DI Michele 6,5 (34' st Lejsal sv); Bonazzoli 6. Ali.: De Canio 6. (4-3-2-1) f* Dida 6; Simic 5,5, Nesta 6, Costacurta 6, Maidini 6; Gattuso 6,5 (34' st Shevchenko sv), Pirlo 5,5, Seedorf 5,5; Rui Costa 6, Rivaldo 4(18'st Tomasson sv); Inzaghi 5,5. Ali.: Ancelotti 5,5. Nakamura e Pirlo sono stati protagonisti in negativo; dai loro piedi sono partite poche idee e quasi sempre sbagliate

Luoghi citati: Madrid, Reggio Calabria