Dopo il disastro, le tangenti
Dopo il disastro, le tangenti GLI INQUISITI AVEVANO UNA ZONA DI RIFERIMENTO. DALCANAVESE ALLA VALSUSA ALLA CINTURA TORINESE Dopo il disastro, le tangenti Su ogni lavoro di ricostruzione dopo l'alluvione Alberto Caino L'alluvione del 2000 fu un evento insperato per i funzionari dell'ex Magistrato del Po di Moncalieri (oggi Aipo): dopo la tracimazione di fiumi e torrenti, su costoro piovvero miliardi di lire sotto forma di tangenti. Non c'è lavoro di arginatura e di rifacimento delle sponde devastate dalle piene per cui non siano stati disposti, nel segno dell'emergenza, affidamenti a imprese amiche, scelte a trattativa privata e con il criterio della «somma urgenza». Il solo tetto cbe era stato imposto era relativo alla spesa: 200 mila euro. Ma vi furono deroghe, regolarmente approvate da dirigenti di rango superiore. Così anche i semplici direttori dei lavori, come Vincenzo Nuzzo e Mauro Tupputi, poterono contare sulla loro parte. Ciascuno aveva la sua zona di riferimento: l'ingegnere capo Girolamo Calvi la Valchiusella, gli ultimi arrestati (Nuzzo e Tupputi, appunto) rispettivamente parte della Dora Baltea-alto Canavese e tratti del Po e dei suoi affluen-. ti. Il gip Emanuela Gai ha autorizzato la custodia cautelare in carcere di Nuzzo e Tupputi per tangenti fra i 25 e i 50 milioni di lire pagate loro «in cambio di atti contrari ai doveri d'ufficio» sulla realizzazione di difese spendali nel territorio di Vische, di Cascina Campagnetti, San Giusto Canavese, Salassa, Mazze, Villareggia (in quel comune sono indicati specificamente anche lavori sulla Dora Baltea), ancora a Mazze e Vi- sebe, poi a Lusiglié , Rivarolo Canavese e San Giorgio Canavese. Formalmente era Calvi, precisa il suo difensore, l'avvocato Pierluigi Ciaramella, ad assegnare i lavori, ma l'indicazione veniva da Nuzzo. Per Tupputi, ingegnere pure lui, vi era anche sulla carta una maggiore autonomia, oltre che il controllo di interventi di un certo spessore nei centri di San Sebastiano Po, Moncalieri, Volvera, Chivasso. Per gli interventi urgenti in Valsusa, sulla Dora Riparia e i suoi affluenti, i pm Roberto Furlan e Paolo Storari avevano condotto le prime indagini e ottenuto anche le prime confessioni dai funzionari Anàs inviati in Piemonte in viaggio premio per l'occasione: Adriano De Falco e Luigi Ficcaglia intesero subito come dovessero essere ricompensati. Gli altri funzionari del Magispo indagati raccontano che le tangenti li avevano preceduti sul posto di lavoro: loro si adeguarono mettendosi in tasca le «buste» che gli venivano offerte. L'arrivo a Torino dei due napoletani trasformò la corruzione in un vero sistema: De Falco e Ficcaglia pretesero subito una percentuale fissa del 5 per cento su tutti i lavori assegnati. Solo dopo una cena con gli imprenditori più importanti che frequentavano la sede del Magispo a Moncalieri, il latitante Giovanni Bettino e Luigi Rossignoli, i funzionari venuti da Napoli accettarono uno sconto sulle mazzette dell' 1 per cento. Rossignohba rivelato: «Nuzzo era il solo che rifiutasse i soldi, ma io ho insistito e pure lui Uba presi». Un'immagine dell'alluvione dell'ottobre 2000 che colpì la provincia di Torino
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