L'arte si fa in due come l'amore

L'arte si fa in due come l'amore TORINO, NOVANTA CAPOLAVORI DEL NOVECENTO RACCONTANO STORIE DI COPPIE STRAORDINARIE L'arte si fa in due come l'amore Larionov e la Goncharova, Kandinskij e la Mùnter, i Mafai, Laszlo e Lucia Moholy-Nagy, i Casorati e i Delaunay: quando vita, passioni e lavoro si fondono Marco Vallerà TORINO UN legame spesso oscuro, sotterraneo, indistricabile, Placentale. È questo vincolo misterioso ed intenso della «coniugalità» artistica, talvolta inesplicabile o più che evidente, che tenta di sondare l'intelligente mostra, concertata da tre signore della critica, ovviamente, Lea Mattarella, Elena Pontiggia e Tulliola Sparagni, dal. titolo di «Arte in Due», che si apre oggi al Palazzo Cavour di Torino (sino all'8 giugno). L'avventura, spesso drammatica e contrastata, o beata e simbiotica, di ben dieci coppie d'artisti, che hanno diviso non soltanto la vita, tra accensioni sentimentali, liti e disfatte, ma hanno anche condiviso o dilacerato la loro biografia artistica e spesso teorica. Discutendo, contenendo, influenzandosi a vicenda, rimanendo stretti nella stessa «stanza» di pensiero, od avviandosi verso il bivio drammatico della sohtudine estetica. Lo osservò bene Maurizio Fagiolo dell' Arco, addentrandosi per la prima volta nel complesso gomitolo dell' alleanza artistico-esistenziale della coppia Antonietta Raphael-Mario Mafai (una volta tanto ribaltiamo l'ordine di precedenza). «Come in imo specchio. Due pittori. Una donna di origine russa e di religione ebraica. Un romano più giovane di qualche anno. Comune è soltanto la passione per la pittura e la fiducia nell'esistenza (quadri a raffiche, fighe a catena)». Qui si sanciscono in effetti alcune ricorrenze ed un'unica eccezione. Spesso l'affiatamento della coppia d'artisti è così forte, che l'elemento procreativo passa in secondo piano. ,. A. differenza dei Mafaititi cui è molto forte quésta matrice romana ed anche sanamente popolare - la loro storia pare talvolta un racconto yiddish di Singer - l'emblematico, diverso tragitto estetico-biografico di coppie dense ed un poco strindberghiane (vedi quella di Marianne von Weerfkin con Jawlensky, ma anche quella di Kandinskij con Gabriele Munter) è per definizione più sterile, più cerebrale, al calor bianco. Le opere - discusse, contrapposte. battagli ate - prendono 0 posto dei figli. Solo nel caso di Maria Uhden e di Schrimpf la «natività», simboUca, tante volte replicata nella pittura, ha un segno sinistro, funebre. Perché la pittrice muore dopo aver dato luco alla figha e a pochissime opere superstiti. Nel caso di Jawlensky la coniugalità è ancor più fosca e tempestosa. Ben più giovane ed inesperto della baronessa Werefkin, che è già un'artista affermata, allieva del russo Repin e che lo ha scoperto, bello e dannato, e a tratti abbandona i pennelli per «dipingere» la carriera di lui, lascia con lei la Russia e viene a vivere a Monaco, Ma galeotta fu la ricchezza: perché s'innamora della dama di compagnia di Marianne, che vive con loro ed il figlio fatidico lo fa con lei. Continuando però il suo rapporto «casto, romanzato e doloroso» con la musa, che l'ha scoperto e sottratto alla carriera militare (sì, pare davvero la trama di un'opera di Ciaikovskij). Costante è invece questo motivo di donne più mature, più voliti-ve, nomadi, che provengono da paesi lontani, fiabeschi: l'altrove della femminilità, di Edita Broglio o della Raphael. O della nordica Natalia Goncharova, pronipote di Puskin accanto ad uri Larionov estroverso, latino, «bessarabo». C'è in effetti spesso qualcosa di speculare, di. melmoso, di abissale, in questi rapporti di sudditanza o di affiatamento amoroso-espressivo (La sola coppia Moholy-Nagy ha un nitore da design Bauhaus). Mentre Sophie Tauber-Arp risulta davvero essere se non un clone - perché è poi difficile stabilire davvero chi influenza chi - certo un doppio indistricabile ed anfibio dell'adorato consorte Arp, che già indeciso di suo, nella doppia personalità di scultore e poeta, di francotedesco (oscillando tra il nome di Hans e di Jean) e di dadaista-orfico (se si può osare forgiare quest'ircocervo inconsueto, nella dialettica delle etichette d'avanguardie) pesca in lei linfa vitale e forse anche decisivi suggerimenti teorici. Nonostante la vulgata classica pretenda, come anche nella coppia Delaunay, che alla figura femminile sia delegato l'aspetto più concreto e manuale del fare artistico, che riguarda appunto l'arte applicata (non a caso un tempo definita «minore») e comunque considerata «donnesca». Quella dell'arazzo, del ricamo, della ceramica. L'uomo pensa, progetta, svetta e la donna, in silenzio, nel cono d'ombra del genio, agucchia. Nel caso degh Arp, non solo qualche esegeta ha tentato di ribaltare questi stilemi, ma anche qui in mostra è evidente quant'è difficile stabilire, nel loro operare a quattro-mani, quasi in un concertino da camera, il loro reciproco apporto. E quando lei morirà, Arp si trasforma in un'elegia, in una stele,vivente. Diversi i rapporti, più quieti, più «richiamo all'ordine», in Itaha, con la coppia Broglio o quella di Casorati, con Daphne Maugham, nipote dello scrittore. Qui il maestro torinese deve ammettere che un angelo è sceso nella sua pittura e l'ha trasfigurata: «Una trasformazione radicale. Era la medicina mentis che invano avevo per tanto tempo cercata. Da allora il mio lavoro diventa più sereno, più sicuro, più calmo...» Arteindue. Coppie di artisti in Europa. 7900-7945 si apre oggi nel Palazzo Cavour di Torino. L'hanno curata Lea Mattarella, Elena Pontiggia e Tulliola Sparagni. Rimarrà aperta fino all'8 giugno, con orario 10-19,30, i giovedi fino alle 22, lunedì chiuso. In occasione della mostra giovedì 3 aprile, c'è un incontro, a cura di Guido Curto, in collaborazione con l'associazione Arteglovane, che vedrà protagoniste tre giovani coppie di artisti di oggi: Botto&Bruno, Bianco a Valente e Cuoghi Corsello, Qui accanto Noturo morto con tozzo di Alexej von Jawlensky, sotto Lavandaie a Pretrov, della sua compagna Marianne Werefkin segeta ha tentaesti stilemi, ma stra è evidente abilire, nel loro -mani, quasi in camera, il loro . E quando lei forma in un'eleente. orti, più quieti, rdine», in Itaha, glio o quella di hne Maugham, ore. Qui il mae ammettere che nella sua pittura «Una trasformara la medicina avevo per tanto a allora il mio sereno, più sicu