Un blitz con lanciarazzi Boss fugge dal carcere

Un blitz con lanciarazzi Boss fugge dal carcere DIECI MINUTI DI TERRORE A PARIGI Un blitz con lanciarazzi Boss fugge dal carcere Il commando ha attaccato di notte, nonostante il super-criminale di origine italiana Nino fosse in isolamento. E' stato il bis di un'altra evasione clamorosa quella di Joseph Menconi, il mito nel banditismo corso, avvenuta venerdì Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI Nella Francia blindata dal super ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy, dove è sempre più difficile essere straniero ed immigrato, è invece facilissimo scappare di prigione. Venerdì notte dal carcere di Borgo, Corsica, è evaso Joseph Menconi, 37 anni, un mito nel banditismo corso, uno dei capi della banda «Brise de Mar», brezza del mare. L'altra notte, martedi, dal carcere di Fresnes, nella banlieue di Parigi, s'è dileguato Antonio Ferrara, detto «Nino», 29 anni, «chef de gang», piccolo mito in rapida crescita di quel genere ben vivo del banditismo francese che resiste alla concorrenza mediatica del terrorismo. Menconi è scappato senza sparare un colpo e usando un finto lanciarazzi. Per far uscire Ferrara i suoi amici hanno scatenato l'inferno con lanciarazzi veri, kalashnikov, esplosivo. Miracolosamente nessun ferito. Erano, sia a Borgo che a Fresnes, le 4,30 di notte: l'ora del ridicolo per la giustizia francese. Sembrano due storie diverse, invece, forse, sono la stessa storia perché «José» Menconi e «Nino» Ferrara sono amici, complici, soci e «fratelli». Si sono conosciuti ad Aix, dove Menconi era rifugiato dopo la sua prima evasione, nel 1998, sempre dal carcere di Borgo, dove aveva preso le misure per le fughe future. Ferrara, di origini italiane, era allora un giovane bandito in ascesa. I. due si sono messi insieme: a Menconi la parte dell' artificiere per gli assalti a colpi di granate ai furgoni blindati portavalori, vera specialità della premiata ditta. Colpi di violenza inaudita, ripetuti e spettacolari. Il furgone veniva bloccato in un'imboscata, mitragliato e poi aperto a colpi di esplosivo. In due di questi assalti, nel 2000, alla Porte de Gentilly di Parigi e a Saint-Laurent-du-Var, la polizia aveva rilevato l'impronta del Dna di Menconi. «m | E così, quando nel luglio dell' anno scorso «Nino» cade in trappola, ha in tasca-gli indizi che mesi dopo, a gennaio '- portano la polizia da Menconi: delle chiavi e un bip elettronico per l'apertura di un garage che spalancano l'uscio di un alloggio a Rocquen- court, nelle Yvelines, dintorni di Parigi, dove il corso viveva tranquillamente con la sua ragazza e il suo bambino. E nell'appartamento c'è una valigia e una televisione a schermo piatto di Nino. Nel carcere di Borgo, Menconi ha fatto tutto da solo, muovendosi come un pesce nell'acqua: ha segato le sbarre della cella del reparto ad «alta sorveglianza», è scivolato verso l'uscita e con un avanzo di grondaia, dipinto di nero, ha minacciato il portiere, mentre dal'esterno i suoi amici tenevano i piantoni sotto tiro. Nel carcere di Fresnes, la scorsa notte, le cose sono state un po' più complicate. Ma il piano è scattato come un orologio. Da ventiquattr'ore «Nino» Ferrara era stato messo in isolamento nel reparto ad «alta sorveglianza» che si trova al piano terreno. Alle 4,30 un commando di banditi che sembravano vestiti da poliziotti ha fatto saltare con l'esplosivo il portone di ferro del passo carraio del carcere. Intanto altri banditi mitragliavano a raffica le due torrette di sentinelle più vicine, scheggiando e accecando i vetri antiproiettile jlei finestrini. E altri ancora blocca"' vano le vie intomo incendiando auto parcheggiate. Il commando è penetrato all'interno del carcere facendo esplodere ogni sbarramento che incontrava. Fino alla finestra della cella di Ferrara, divelta in pochi secondi da una carica ben dosata. Tutto è durato dieci minuti. C'è anche il filmato di un videoamatore che ha ripreso tutto dalla casa di fronte. E' stato mostrato in tivù: e sono immagini molto meno crude di qualunque telefilm di banditi. José Menconi e Nino Ferrara, forse, hanno già brindato insieme alla libertà. Per le carceri e la giustizia francese è, l'ultimo smacco di ima lunga serie. Colpa ' di^corruzioni e complicità;1 Ma non basta. «L'insicurezza - ha detto uno dei capi del sindacato dei sorveglianti - regna sovrana in quelle pattumiere repubblicane che chiamiamo prigioni». Polemica in Francia «Un nuovo smacco per colpa di corruzione e complicità» Antonio Ferrara Una drammatica immagine del carcere di Fresnes nella banlieue di Parigi