«I genitori educano e puniscono meno di un tempo»

«I genitori educano e puniscono meno di un tempo» «I genitori educano e puniscono meno di un tempo» il procuratore del tribunale dei minori di Torino: spesso è utile una severità maggiore Marco Nelrotti Quando è troppo è troppo, dice il luogo comune. Ma possiamo, quel luogo comune, gestirlo in casa e perfino in un'aula di giustizia? La Gran Bretagna pare rispondere di sì. I minorenni stanno diventando criminali, o almeno pericolosi. Guerra sia. E colpevole sia la famiglia troppo morbida, quella che si interroga e genera mostri. Che fare di fronte a ciò che sembra incontrollabile? «Pensare», risponde Pier Carlo Pazé, procuratore della Repubblica al Tribunale per i Minorenni di Torino. Dottor Pazé, spetta a lei ai suoi sostituti intervenire sui reati, sempre più frequenti, dei minori. Perdoniamo per l'età? «Nemmeno per sogno. Applichiamo, come la cronaca recente ha dimostrato, leggi piuttosto decise». Gli inglesi vogliono sanzioni più dure, e perfino per i genitori. «Hanno applicato logiche sicuritarie, che hanno portato a una forte repressione, alla carcerazione, ma non a una piccola prova di recupero. Non è questione di buonismo, è questione di che cosa è utile, e spesso è utile la severità maggiore. Ma ogni caso è un caso». Dottor Pazé, che ne facciamo dei genitori? «Lasciamo da parte i genitori patologici, sciagurati e quanto altro. Vediamo le famiglie. Anche da noi accade. Lasciano compiere furti, dunque sono responsabili... Può essere. Ma è così sempre? Chiunque abbia figli si interroghi sul controllo che ha su di loro, la capacità di fermarli quando escono di casa. C'è la forza, certo. E se uno mena le mani perché il figlio non si droghi ha, secondo la legge, al minimo abusato dei mezzi di correzione. Noi vediamo orrori commessi dai genitori, ma vediamo anche genitori disperati in buona fede». E che cosa ne facciamo, procuratore, di questi ragazzi che ci stanno scappando di mano? «I genitori facciano i genitori. E' un dato di fatto, ormai assodato, che la genitorialità è più debole rispetto ai tempi in cui il padre era davvero padrone. Non che fosse una bella cosa, ma aiuta a vedere come oggi c'è abbandono». La famiglia non è tutto, non è colpevole a priori. La scuola ha il suo bel compito con i minori. «L'educazione è sempre una scommessa. Riguarda contesti di vita, di strada, naturalmente la scuola. Quello che manca oggi è la capacità dei singoli e dei sistemi integrati fra loro ad aiutare, sostenere, spingere una personalità. Certo che l'integrazione fra tutti i protagonisti che stanno intomo a una difficoltà può fare tutto, senza che noi nemmeno ci accorgiamo di una vicenda». Ma tante storie arrivano da voi. «Appunto, quando nessuno si fa carico davvero. Soprattutto nessuno si fa carico "con" altri. Ci sono nonni stupendi e ci sono bambini con nonni stupendi che vivono in una situazione atomizzata. Il problema non è mai di una o due persone. Il problema è di un nucleo di vita». Scusi, procuratore, a lei spetta entrare nelle vite della famiglia. Allora le domando: i ragazzi sono più violenti e le famiglie più colpevoli? «I genitori puniscono e educano meno di una volta, non per loro colpa, per la quotidianità e per una fragilità nuova. I ragazzi sbagliano di più e hanno meno esempi. L'unica cosa che si può fare, anziché reprimere il già fatto, è far crescere, ma far crescere insieme, genitori e figli e quindi famiglia, e tutto ciò che sta intomo. L'educazione è sempre una scommessa». «Oggi i ragazzi sbagliano di più e scarseggiano di esempi: bisogna spingerli a crescere» Il procuratore Pier Carlo Pazé

Persone citate: Dottor Pazé, Pier Carlo Pazé

Luoghi citati: Gran Bretagna, Torino