«A fine cassa integrazione 1800 esuberi a Mirafiori» di Marina Cassi

«A fine cassa integrazione 1800 esuberi a Mirafiori» FIAT PREVEDE DI GARANTIRE LA TUTELA DEI LAVORATORI FINO ALLA PENSIONE «A fine cassa integrazione 1800 esuberi a Mirafiori» Ai 739 operai già in cig se ne aggiungeranno 1700 a luglio Di tutti, saranno solo 600 quelli che rientreranno in fabbrica Marina Cassi La Fiat - in un incontro con Fim-Fiom-Uilm e Fismic sulla situazione di Mirafiori - ha spiegato che, alla fine della cassa integrazione straordinaria in corso nello stabilimento, ci saranno 1.800 lavoratori che non saranno nelle condizioni di rientrare al lavoro. L'azienda ha precisato che per loro saranno utilizzati tutti gli strumenti previsti nell'accordo di programma siglato con il governo nel dicembre scorso. In quell'intesa era prevista anche la mobilità lunga. A fine processo, quindi, i lavoratori interessati o rientreranno o avranno un ammortizzatore sociale sociale a garantirli fino alla pensione. Attualmente a Mirafiori sono in cassa 739 lavoratori (anziché i mille previsti), altri 1.700 si aggiungeranno a luglio quando cesserà la produzione della Panda; di questi rientranno in 600. L'azienda ha anche confermato che ora l'utilizzo degli impianti dello stabilimento è del 700Zo, giudicato troppo basso e non in linea con i concorrenti; quindi le linee produttive passeranno da 7 a 4 e la capacità produttiva da 1.650 a 1.300 auto al giorno per raggiungere il 900Zo di saturazione. Lunedì ci sarà un nuovo incontro tra azienda e sindacato per approfondire altri aspetti tra cui il programma di formazione dei lavoratori e l'organizzazione del lavoro. L'incontro è stato giudicato molto negativamente dalla Fiom. Il responsabile della Quinta Lega, Vittorio De Martino, polemizza: «Mi sembra che la situazione di Mirafiori si sia aggravata perchè non ci sono garanzie di rientro in fabbrica, il numero degli addetti scende ancora e in più l'azienda vuole anche peggiorare le condizioni di lavoro imponendo un modello Melfi». La Fiom sarà al tavolo del confronto anche lunedì, ma per De Martino «c'è un muro di fronte a noi» e annuncia nuove iniziative di lotta. Parla di «medicina amara» il responsabile Fiat della Fim, Antonio Sansone che dice: «Purtroppo | avevamo ragione quando diceva¬ mo che nel piano industriale non c'era garanzia di rientro. Comunque la riduzione è una medicina che si può anche prendere purché ci siano garanzie per i lavoratori che restano e sulla missione produttiva di Mirafiori». Prosegue: «Abbiamo chiesto di utilizzare la cassa a rotazione e l'azienda si è dichiarata disponibile in linea generale. In ogni caso sono d'accordo con la posizione della Fiat che vuole chiudere la vicenda della crisi entro il 2003; questa crisi è già durata fin troppo». Gianfranco Verdini della Uilm spera «che questi siano gli ultimi esuberi» e dice: «La Fiat ci ha informati che i volumi cresceranno se le aspettative di vendita si trasformeranno in realtà e in ogni caso ci sono i primi timidi segnali di inversione di tendenza nella crisi». Aggiunge: «Se riusciremo a dare garanzie a chi deve rientrare e a tutelare chi non rientra avremo fatto bene il nostro lavoro». Infine Salvatore Vasta della Fismic commenta: «Il nostro obiettivo è arrivare al 9 dicembre del 2003 in una situazione chiara: c'è chi rientra e c'è chi va in mobilità lunga». Ieri mattina un gruppo di lavoratori della Powertrain ha partecipato in via Roma al presidio organizzato dalla Fiom. Chiedono che le istituzioni si occupino della loro situazione (270 sono in cassa) e del futuro delle ex Meccaniche di Mirafiori «a rischio di sopravvivenza perchè tutte le nuove produzioni di cambi e motori sono destinate all'estero». Un momento della manifestazione di ieri di un gruppo di lavoratori della Powertrain in via Roma: chiedono che le istituzioni si occupino di loro (270 sono in cassa)

Persone citate: Antonio Sansone, De Martino, Gianfranco Verdini, Salvatore Vasta, Vittorio De Martino