Golino : il cuore è uno zingaro

Golino : il cuore è uno zingaro L'ATTRICE GIRA «PRENDIMI (E PORTAMI VIA)» DI ZANGARDI CHE RACCONTA LO SCONTRO FRA ROM E PICCOLA BORGHESIA Golino : il cuore è uno zingaro z felice che «Respiro» di Crialese stia per tornare nelle sale Polemica con i produttori: «Dopo quel film ho ricevuto molte proposte dall'estero, dall'Italia non è arrivato nulla» Simonetta Robiony ROMA Il campo nomadi lo hanno dovuto creare per il film: quello che c'era fino a un anno fa è stato spostato oltre il raccordo anulare, quelli che tuttora s'insediano in mezzo alle case non rendevano il contrasto tra una periferia di mezzo lusso e le baracche provvisorie degli zingari. Si gira «Prendimi (e portami via)», terza opera sul mondo dei rom di Tonino Zangardi, regista e documentarista che dopo un primo filmato tv sull'universo degli zingari e il film «Allullodrom», toma, a dieci anni di distanza, ad occuparsi di loro con uno sguardo che però poco o niente concede al fascino romantico con cui li aveva osservati in passato. Siamo a Roma in un quartiere piccolo borghese che non vuole più sentir parlare di miseria e degrado. Il campo nomadi a pochi metri dall'abitato è un'offesa che non si può perdonare. Protagonista del film è una coppia di romani: il fruttarolo Rodolfo Laganà, rozzo e protettivo, e sua moglie Valeria Golino, una donna ipersensibile che sfoga la sua frustrazione dipingendo quadri. I due hanno un figlio, il dodicenne Noah Lewis Scialom, che ama sognare e trova in una zingara sua coetanea arrivata nella classe, Marlin Romana Hadzovic, l'unica capace di comprenderlo. L'amore tra i due ragazzini è il filo conduttore del racconto. Mentre gli adulti vivono la loro difficoltà a rimanere coppia e cresce tra gli abitanti del quartieri l'astio per gli zingari accusati di rubare, la giovanissima rom viene venduta dal padre al proprietario di un circo. Il ragazzino cerca di impedirne l'allontanamento, ma lo zingaro che l'ha avuta in moglie lo malmena mandandolo all'ospedale. E' a quel punto che quelli del quartiere, di notte, danno fuoco all'intero accampamento distruggendolo. Ma la madre del ragazzino denuncia tutti alla polizia, compreso il marito, mettendo fine così al suo matrimonio. La storia si conclude molti mesi più tardi, quando, ritrovatisi in maniera fortunosa, i due ragazzi, lei ormai donna e lui ancora bambino, se ne andranno insieme verso il mare per sfupeire ai loro diversi ma entrambi ame ri ib itini. Costato 3 miliardi e mezzo di u r del ministero dei Beni Culturali ma prodotto da Alessandro Verdecchi, girato a Cinecittà, destinato ad andare in sala la prossima stagione, «Prendimi(e portami via)» lancia una nuova e inedita coppia cinematografica, formata dal romanissimo Rodolfo Laganà e dalla intemazionale Valeria Colino. Con loro anche Anonino luorio, Marco Zangardi, Claudio Botosso. Per ovvie affinità elettive, le musiche sono di Emir Kusturica. «Non voghe parlare di neo-neorealismo - spiega Zangardi - ma mescolando tragedia e commedia cerco di avvicinarmi il più possibile alla verità». Perchè la cultura zingara la interessa tanto? «In principio subivo il fascino di quella vita libera, senza vincoli, in un continuo andare. Oggi che so che quella civiltà è destmata a morire, vorrei che un paio di cose loro si potessero salvare». Quali? «Mi piace il loro vivere in comunità e confesso che anch'io, tra un palazzone e una baracca con l'erba intomo sceglierei la baracca». La Golino, invece, ammette di non saper parlare del film: «Quando giro sono troppo dentro per poter aver idea di ciò che faccio. I,o scopro dopo, un film, a volte perfino leggendo quello che scrivono i giornali». Soddisfatta di questo suo momento professionale? «Certo mi fa piacere che "Respiro", il film di Crialese che ha vinto tanti premi nel mondo, sia di nuovo il 21 marzo in sala da noi, ma mentre dall'estero mi sono arrivate tante proposte, dall'Italia non mi è arrivato niente». Come si sente, in questa vigilia di guerra, lei che vive tra Roma e Los Angeles? «Rabbiosa e confusa. E' una guerra che non capisco. E tanti americani non la capiscono come me. Per questo ce l'ho con chi oggi li rappresenta male». Le marce per la pace, però, non sono servite. «No. E' un'utopia, lo so, ma forse se tutti gli artisti e tutti gli intellettuali andassesero in Iraq a chiedere di essere bombardati qualcosa cambierebbe». Ci vorrebbe anche il Papa? «Perchè no? Sarebbe straordinario». Valeria Golino vive tra Roma e Los Angeles «In questa vigilia di guerra mi sento rabbiosa e confusa. E' una guerra che non capisco. E tanti americani non la capiscono come me. Per questo ce l'ho con chi oggi Il rappresenta male»

Luoghi citati: Iraq, Italia, Los Angeles, Roma