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oo AMERICA, mia AMERICA L «DESTINO MANIFESTO»: LE METAMORFOSI DI UN'IDEA, TRA POLITICA E LETTERATURA o AMERICA, mia AMERICA Claudio Gorlier IL 6 marzo 1836 uno degli eroi più popolari ed emblematici degli Stati Uniti, David Crockett, morì con tutti i suoi quasi duecento uomini nella difesa di Fort Alamo, in Texas, attaccato dalle truppe messicane. Era, forse, il primo caduto nella lotta per l'affermazione del «Destino Manifesto», il motto programmatico inventato a ridosso di Alamo, nel 1845, da John O'Sullivan, richiamato acutamente da Barbara Spinelli nel suo editoriale sulla Stampa di domenica. O'Sullivan si rifaceva al presidente Andrew Jackson, vincitore nel 1812 della pur inutile battaglia di New Orleans contro gli inglesi, poi a capo delle forze che, combattendo gli indiani Seminoli, invasero la Florida spagnola creando gravi tensioni intemazionali. Sconfitto da Van Buren, Jackson lasciava poi il vertice cui era stato eletto la prima volta nel '29, settimo presidente degli Stati Uniti. Crockett aveva combattuto fedelmente con lui, fino a rompere con il presidente per insanabili dissensi politici. Ma i due appartenevano alla stessa matrice, e su quel periodo, che continua a essere approfondito ma fa parte della linea maestra della tradizione americana, conviene tuttora rifarsi al libro fondamentale di Arthur M. Schlesinger, The Age of Jackson, non a caso uno degli storici ideologicamente e personalmente vicini al presidente John Kennedy. Nel suo testamento Jackson, rivolgendosi agli americani, scriveva: «La Provvidenza ha scelto voi come guardiani della libertà per custodirla alla gioia del genere umano». Vi dice niente? Ma la Provvidenza di Jackson era un concetto profonda- mente laico. Egli aveva preso in mano l'America scontrandosi con l'oligarchia pohtica radicata nella Nuova Inghilterra, nella Boston puritana degli Adams. Pure, il principio della missione americana era iniziato là, con l'idea che la Nuova Inghilterra fosse «la Nuova Gerusalemme», minacciata da nemici interni ed estemi da stroncare. Le streghe di Salem, bruciate sul rogo, costituivano una sorta di antenate del moderno terrorismo, e del resto la più famosa tra loro. Tituba, cultrice di riti vudu, era una schiava nera proveniente dai Caraibi. Nemici agguerriti, agli occhi dei puritani americani, erano naturalmente i «papisti» cattolici, con i gesuiti quali punte di diamante, e persino i quaccheri. Uno dei grandi classici della letteratura americana, Nathaniel Hawthorne, nei suoi racconti, e nel fondamentale romanzo La lettera scarlatta, ha rappresentato, a metà Ottocento, con cupa intensità quel mondo, per il quale i diavoli per eccellenza apparivano i pellerosse, riabilitati però da James Fenimore Cooper in L'ultimo dei Mohicani. Proprio gli indiani d'America rappresentarono un nemico comune per i puritani e gli assertori del Destino Manifesto, per i quali il primo terreno di conquista si identificava nel West, nella Frontiera, teorizzata e codificata quale grande categoria di espansione americana da Frederick Jackson Tumer. (Mi ostino a pensare che il football americano rappresenti nelle sue regole una metafora della conquista della Frontiera). Il Destino Manifesto produce il Sogno Americano. Attenzione: Jackson era, a suo modo, un democratico e il Destino Manifesto, in sostanza, venne presentato come l'affermazione e la propagazione del verbo democratico. I due mondi, il Sud postjacksoniano e il Nord, tragicamente si scontrarono nella più sanguinosa guerra civile della storia moderna, una follia nella quale gli interessi si mascherarono quali valori. La guerra civile è l'anticamera della conquista del West. Pensate a un film quale Balla coi lupi, dove il protagonista, prima di essere mandato ad attaccare gli indiani, combatte quale ufficiale nordista. A questo punto, due figure centrali incarnano il messaggio del Destino Manifesto: in politica, il presidente Abraham Lincoln, in letteratura il più grande poeta americano, Walt Whitman. Lincoln era un politico avveduto e lungimirante, ma certo non immacolato; ucciso, divenne un martire e un simbolo, cantato da Whitman («0 capitano, mio capitano») e da Herman Melville. Il suo discorso per i caduti di Gettysburg, che gli studenti americani imparano a memoria, è una sezione aurea del Destinò Manifesto: «Questa nazione, sotto la guida di Dio, rinascerà alla Libertà, e il governo del popolo, con il popolo, per il popolo, non scomparirà mai dalla terra». Assassinato il giorno del venerdì santo, Lincoln si trasformerà in un moderno Cristo della democrazia americana. Foglie d'erba di Whitman, con la sua esaltazione dell'uomo comune, del lavoratore, del contadino, esprime l'epica democratica moderna («Sento l'America cantare»), e del resto gli scritti teorici di Whitman, come Democratic Vistas, Prospettive democratiche, si impongono subito nei termini di un vero e proprio breviario. L'America giovane, in contrasto con la vecchia Europa - ecco un motivo riaffiorato in polemiche accese quanto recenti - ha il compito di affermare e di diffondere la democrazia nel mondo. Lo aveva già fatto intendere un altro classico della Nuova Inghilterra, Henry David Thoreau, nel suo Walden, dichiarando con orgoglio che l'America non aveva passato, non conteneva rovine di antichi monumenti, e nel presente si realizzava la sua missione. Il capitano Achab in Moby Dick di Melville porta alla splendida catastrofe un'epica altrettanto grandiosa. Così il West offre la verifica del Destino Manifesto, come ha dimostrato Henry Nash Smith in un libro capitale, Virgin Land, Terra vergine. Ma, una volta raggiunta la California, l'espansione americana, abolendo il vecchio principio di Monroe, deve fatalmente spingersi oltre i propri confini. A partire dalla fine dell'Ottocento, un nome si affaccia sempre più imperiosamente nei dibattiti teorici e nelle loro ricadute politiche: Cuba. Non si vede perché Cuba debba continuare a rimanere sotto il dominio di un paese europeo, la Spagna, considerato sopraffattore e decadente. A questo punto, il Destino Manifesto trova un nuovo protagonista, Theodore Roosevelt. Notate: il repubblicano Roosevelt si considera un progressista o almeno un populista e favorisce leggi contro i monopoli. Scrittore di non trascurabili qualità, è autore di un libro cruciale, The Winning of the West, ha conquista del West, ove già si coglie la mitologia che sostanzierà il cinema western, con i truci fuorilegge e i giusti, coraggiosi giudici. Nel '98 guiderà di persona la vittoriosa guerra contro la Spagna: nel '14 si batterà contro i pacifisti - altro singolare ricorso - per l'intervento contro gli Imperi Centrali. Dopo di lui, un'ulteriore sanzione giungerà con il presidente Woodrow Wilson e la nascita della Società delle Nazioni. Tra la prima e la seconda guerra mondiale il Destino Manifesto conoscerà luci e ombre, il «New Deal» del secondo Roosevelt, la realtà drammatica di Steinbeck, l'utopia societaria di Faulkner. Ma dopo la seconda guerra mondiale, dopo l'eroismo e l'orrore, fino a Hiroshima, il Destino Manifesto troverà un presidente deciso, con astuzia non minore della convinzione, a farsene paladino: John Fitzgerald Kennedy. Il principio della Nuova Frontiera, coniato da Kennedy in un discorso divenuto proverbiale, non fa che riallacciarsi alla grande retorica del Destino Manifesto. Significativamente, al suo insediamento Kennedy chiederà a uno dei più grandi poeti del Novecento americano, Robert Frost, di leggere una sua breve, stupenda composizione. The Gift Outright, Il dono totale, ove la presa di coscienza dell'America prende le mosse dai tempi del dominio britannico per alzarsi in tutta la sua irresistibile libertà e affermazione. Il Destino Manifesto trovava così un più nobile sigillo. Ma c'è il rovescio della medaglia, e si chiama Vietnam. Eccole, le ceneri del Destino Manifesto, nella chiusa straziante del Cacciatore di Michael Cimino, con il simbolo della roulette russa e God JSZess America intonato tra le lacrime dopo una funebre evocazione. DOPO L'EDITORIALE DI Da David Crockett alla guerra del Vietnam, dall'epopea del West al New Deal alla Nuova Frontiera, la «missione» di una nazione che si rappresenta come «la Nuova Gerusalemme» Il testamento del presidente Jackson rivolto ai concittadini: «La Provvidenza ha scelto voi come guardiani della libertà per custodirla alla gioia del genere umano» Le streghe di Salem, bruciate sul rogo, sono una sorta di antenate del moderno terrorismo E Walt Whitman affaccia la contrapposizione tra il giovane paese e la vecchia Europa t AMERICA, mia AMERICo AMERICA, mia AMERICA