«Salvo le bambine schiave» di Daniela Daniele
«Salvo le bambine schiave» UNA STORIA RACCONTATA DALLA TV «Salvo le bambine schiave» L'avventura di Vittoria tra le «invisibili» del Perù intervista Daniela Daniele ROMA ALTRO che vecchietta. Vittoria Savio, malgrado la non più verde età, i capelli bianchi sulla testa da pulcino e le rughe sul volto abbronzato, è una donna d'acciaio che ha messo in atto una semplice verità: non importa la domanda, l'amore è la risposta. E con amore, da vent'anni, si occupa delle bambine schiave del Perù. Le strappa alla loro condizione, le riempie di affetto, costruisce per loro un futuro. Ma, soprattutto, coltiva ancora dei sogni. I volti e le voci di questa storia saranno proposti dallo speciale del Tg3 Shukran, condotto da Luciana Anzalone, oggi alle 12,25. Signora Vittoria, la gente che va in pensione, per solito, non si comporta come lei. La sua scelta è stata la liberazione da un lavoro sedentario? «No. E', semplicemente, un'altra vita. Ho insegnato matematica e fisica per 22 anni al liceo classico di Carmagnola e ho amato moltissimo la mia professione e i miei allievi». Ricambiata? «Molti di loro sono poi venuti a trovarmi in Perù... in viaggio di nozze». Anche il Comune di Carmagnola si è preso a cuore la sua avventura. «Sì. E ci aiuta». Che cosa ha trovato, vent'anni fa, tra le Ande? «Tanta sofferenza e la dignità umana calpestata. Ho deciso di occuparmi delle bambine cosiddette "invisibili"». Perché si chiamano cosi? Ogni anno mig «Sono figlie di famiglie poverissime che, per tradizione, vengono cedute alle "signore" della città, a Cuzco. E spariscono. Queste signore assicurano alle famiglie che provvederanno al mantenimento delle bambine, alla loro educazione, in cambio di piccoli lavori». Invece, che cosa accade? «Vittime di sottili artifici psicologici, le bimbe vengono costrette a disprezzare i loro familiari e si fa in modo che taglino ogni radice con l'etnia di appartenenza, la Kuechua: le si fanno smettere gli abiti andini che vengono sostituiti da gonne di città e le si fa eliminare una delle due trecce, costringendole poi a tagliarsi la seconda. Infine, le si destina a lavori pesanti e nella più totale solitudine. La riduzione in schiavitù si basa sull'imposizione di una totale e assoluta perdita di autostima». Ma perché le famiglie le cedono? «Credono che avranno un futuro... E quando poi perdono ogni contatto con loro, si vergognano di raccontare quanto è accaduto. Pei miseria e ignoranza. In questo modo, il sistema va avanti». A che età vengono prese le bambine? d bambine? «Quando sono molto giovani. Ne ricordo una, che riuscimmo a far scappare, che aveva quattro anni quando la misero a sbucciare patate in uno stanzino: per due anni non aveva fatto altro e vedeva solo la persona che le portava il lavoro da fare e ritirava le patate sbucciate. Ma c'è di peggio». Violenze? «Il 70 per cento delle bambine che arrivano al nostro Caith ("Centro di appoggio integrale per la lavoratrice domestica", ndr) ha subito violenza, da parte dei datori di lavoro, o in famiglia, o da conoscenti. Uno di questi era un noto avvocato. Ricordouna ragazzina che non voleva occupar non voleva occuparsi del figlio avuto in seguito a uno stupro, ma poi rubava le bambole pergiocare "alla mamma"». Come le aiutate, lei e i suoi collaboratori? «Con tanto amore, prima di tutto. Poi insegniamo loro che il lavoro può essere fatto in altri modi, che ci sono doveri, ma anche diritti. Le facciamo studiare. Stiamo cercando di acquistare un terreno dove ci saranno campi da coltivare e dove sorgerà un ristorante che sarà gestito da loro». Quante ne arrivano al Caith? «Più o meno, 300 all'anno». Qualcuna le è rimasta particolarmente nel cuore? «Sì, Gladys. Per lei non siamo riusciti a fare nulla, purtroppo. E' finita suicida a 12 anni». «Sono figlie di famiglie poverissime, cedute ai ricchi di Cuzco Invece di aiutarle le costringono a lavorare tra violenze di ogni tipo» Ogni anno migliaia di bambine finiscono schiave in Perù
Persone citate: Luciana Anzalone, Signora Vittoria, Vittoria Savio
Luoghi citati: Carmagnola, Comune Di Carmagnola, Perù, Roma
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