Martino: alle Nazioni Unite direi si all'attacco di Emanuele Novazio

Martino: alle Nazioni Unite direi si all'attacco IL RESPONSABILE DELLA DIFESA INCALZATO DA D'ALEMA E RUTELLI CHE GLI CHIEDEVANO QUAL E' LA POSIZIONE DEL GOVERNO Martino: alle Nazioni Unite direi si all'attacco Il ministro a Porta a Porta: «Ma sto parlando solo a titolo personale» Emanuele Novazio ROMA Domanda Massimo D'Alema: «Qual è la posizione del govemo nella crisi irachena, alla vigilia del decisivo voto del Consiglio di Sicurezza?». Risponde Antonio Martino: «Io darei via libera» a un'azione contro Saddam Hussein, «ma è la mia opinione, in questo momento non rappresento l'opinione del govemo. Abbiamo aspettato 12 anni, per 16 volte le risoluzioni deli'Onu sono ^tate disattese, per 16 volte Saddam si è fatto beffa delle Nazioni Unite: tutti i Paesi, sono convinti che lasciare al suo posto Saddam con armi di distruzione di massa sarebbe un pericolo perla società intemazionale». Replica D'Alema: «Il ministro Martino non sa esprimere la posizione del govemo ma si limita alla propria: non sappiamo se è favorevole a un'azione militare o se vuole opporsi concedendo più tempo agli ispettori. Una posizione ambigua». Nel salotto serale di Porta a Porta il battibecco fra il ministro della Difesa e il presidente dei Ds riassume una giomata di interrogativi e di pressioni dell'opposizione perchè Silvio Berlusconi «faccia chiarezza in Parlamento». Come si comporterà l'Italia se gli Stati Uniti attaccherahno l'Iraq senza un mandato del Consiglio di sicurezza?, chiede Francesco Rutelli. «Non basta più parlare di lavoro per la pace, bisogna spiegare con chiarezza ai cittadini la posizione italiana, come il presidente Chirac ha fatto in tv davanti ai cittadini francesi», avverte il coordinatore dell'Ulivo. Rutelli coglie il senso delle difficoltà di Berlusconi, che ieri sul tema ha preferito glissare («L'unica guerra che ci piace è Alessandra», ha detto riferendosi alla leghista candidata per la Cdl alle elezioni in Friuli): l'opinione pubblica italiana è in grande maggioranza ostile a un intervento armato ma il govemo - spiega il portavoce di Forza Italia, Bondi - ha condiviso l'analisi della situazione irachena fatta dal presidente Bush ed è tenuto ad affiancare l'alleato nel progetto di lotta al terrorismo e di democratizzazione di quell'area. Dunque?, domandano .D'Alema e Rutelli. Dunque la decisione non sembra essere in dubbio, risponde il portavoce di An Landolfi: l'Italia starà con Bush e Blair anche in caso di intervento unilaterale perchè Saddam ha ammesso di avere armi proibite ma non le ha ancora distrutte. Franco Frattini è più cauto, ma la sua cautela sfiora l'imbarazzo: «Dobbiamo fino all'ultimo sperare e lavorare perchè alle Nazioni Unite si eviti quella rottura traumatica che il presidente del Consiglio ha indicato come una sciagura», afferma il ministro degli Esteri. «Dobbiamo adoperarci e fare di tutto perchè fino all'ultimo momento si può», bisogna lavorare «perchè il disarmo sia totale e immediato», insiste: «L'Italia non siede nel Consiglio di sicurezza ma svolge un'azione politica in questa direzione». Ma la domanda che riunisce l'opposizione è una sola: «Che cosa vuol fare Berlusconi? Nessun italiano ha capito cosa sta facendo per scongiurare la guerra», si chiede Rutelli. «Il govemo dia una risposta al Parlamento e al Paese», gli fa eco il presidente dei senatori Ds Angius. Sulla stessa linea i Verdi: «Il govemo tomi in parlamento di fronte al precipitare della crisi», sostiene Paolo Cento. Di certo l'Italia pare intenzionata a concedere l'uso di basi, spazio aereo e infrastrutture di trasporto alle forze armate americane anche se Bush attaccherà l'Iraq senza l'autorizzazione Onu. «Nel caso di azione militare contro un Paese terzo non valgono gli accordi Nato» - afferma il ministro Martino a «Porta a Porta», sia pure a titolo personale - ma in caso di guerra il govemo chiederà al Parlamento di metterli a disposizione dell'alleato», mantenendo di fatto le facilitazioni già accordate. Il ministro della Difesa Antonio Martino

Luoghi citati: Friuli, Iraq, Italia, Roma, Stati Uniti