Una mano, cento mani di Maria Teresa Martinengo

Una mano, cento mani COLLABORAZIONE E SOLIDARIETÀ' Una mano, cento mani Maria Teresa Martinengo Se telefonate all'Istituto professionale per i servizi commerciali e turistici «Paolo Boselli» ascolterete una voce femminile dirvi, nell'attesa, «Gli studenti vi augurano di essere felici». Qualcosa significherà... Seconda premessa: il breve video «No luogo», presentato al concorso della Consulta Persone in Difficoltà. Sono le otto del mattino in alcune scuole: il preside del «Liceo scientifico ariano» impedisce l'ingresso a quattro teen-agers africani. All'Itis «Scaloni» un ragazzo in carrozzina è bloccato da una rampa ripidissima, ma anche dal gesto di un dirigente scolastico dalla mente piena di barriere. Al «Liceo classico Intolleranza» studenti che sì esprimono con il linguaggio gestuale non possono entrare. Al professionale «Ma vieniiiii», invece, entrano tutti. Una lunga carrellata immortala ragazzi down, normodotati, tetraplegici: tutti insieme. Felici. Il professor Piero Nicosia, coordinatore del progetto «Tutor H» e la vicepreside della sede di strada Altessano 52, Cristina Guidoni, spiegano che uno studente down da anni fa da mediatore a un compagno autistico. «Vivono in simbiosi dalle medie», spiegano. Ma è in quel misterioso «Tutor H» che si deve andare in cerca del significato di «No luogo»: nelle tre sedi del «Boselli», in via Montecuccoli 12, via Luini 123 e strada Altessano, appunto, 100 studentesse e studenti sono tutor di 60 compagni disabili. Cento entusiasti che, pur senza ignorare le difficoltà, parlano con gioia di «un'esperienza scelta per fare qualcosa per gli altri, che ci fa crescere, maturare, dalla quale riceviamo molto perché questi nostri compagni danno molto», come spiega Davide Massafra, dallo scorso anno tutor di Stefano. «Se la cava in matematica, ma con i soldi è un disastro. Così mi sono posto l'obiettivo di insegnargli a comperare». Ogni ragazzo disabile ha un diario nel quale i tutor devono annotare attività svolte e non, passi in avanti e indietro. I tutor che non compilano il diario a fine anno non avranno credito formativo e neppure potranno sperare nella «borsa di studio amicale» (150 euro per acquistare materiale didattico) elargibile grazie ai fondi messi a dispozione dalla Provincia. «Il progetto è nato cinque anni fa, ideato - racconta il professor Nicosia - per superare certe diffi¬ coltà dello Stato. Come il tourbillon di insegnanti di sostegno a inizio anno». Si è fatto, insomma, di necessità virtù. Ma l'emergenza è diventata progetto educativo per tutti. Nicosia fa una pausa. «Sarebbe bello che i disabili potessero andare nel liceo sotto casa. Invece ci sono scuole che in un modo o nell'altro respingono. Così le famiglie vengono da noi e in poche altre scuole - tutti istituti professionali - perché si è diffusa a voce che siamo aperti». Il prossimo anno il numero degli allievi disabili al «Boselli» salirà a 76. «Verso fine anno lanciamo una "campagna acquisti" di tutor H. Secondo la gravità, i ragazzi disabìli - ormai, due per classe possono avere fino a quattro compagni che si occupano di loro».' Attraverso i tutor, la scuola arriva a comprendere meglio le necessità e le potenzialità di apprendimento dei ragazzi disabili. «Fanno merenda con loro nell'intervallo, li accompagnano in bagno e in piscina. All'inizio di marzo un gruppo è andato a sciare a Sestriere per 4 giorni». Recentemente c'è stata una gita a Finale. «In treno, un ragazzo con un certo ritardo mentale ha parlato per due ore del motore a scoppio a un compagno autistico, che non dice mai una parola. Alla fine, quest'ultimo si è alzato e gli ha detto: "Ma quanto parli!". Un successo». Davide e Fabrizio raccontano l'esperienza dei giorni in montagna, della convivenza nelle stanze di un bell'albergo a Pragelato, dell'assistenza prestata durante le sciate in monosci, della cordialità degli istruttori, del fatto che «dopo due giorni tutti andavano da soli e noi li aiutavamo solo in caso di caduta». «Io ho portato Antonio in discoteca e in birreria», spiega Davide. Si sono cementate amicizie, sono nati «piccoli amori», tutti sono tornati più sicuri disé. La professoressa Guidoni: «Quando i nostri colleghi sono rientrati hanno detto: certi miracoli non si possono raccontare...». Elisa, istruttrice di nuoto, è la responsabile dei tutor «Acqua», cioè di quelli chp accompagnano in piscina. «Aiutiamo ì nostri compagni a cambiarsi, a entrare in acqua, facciamo gare miste. Ci danno tanto, ci fanno scoprire il piacere delle piccole cose». Luca, tutor da quattro anni, racconta: «Io e un altro ragazzo accompa- gnamo Francesco a casa ogni giorno. Sua madre è molto apprensiva e vorrebbe che noi lo portassimo fin sulla porta. Noi, però, cerchiamo di responsabilizzarlo, in modo che a fine anno possa andare da solo, facendo anche tre fermate in autobus». Elizabeth è tutor di una radazza in carrozzella cui la- famiglia ha instìllato. l'idea di essere anche dìsabìle psichica: «Io ce l'avevo messa tutta a rinforzarla contro quegli atteggiamenti. Purtroppo, al ritorno dalle vacanze, i nostri progressi sono andati perduti. La famiglia ha avuto la meglio». Gli studenti del «Boselli» non pensano che la guerra contro il pregiudizio sia vinta. ((A volte dicono Giovanna e Valentina - ti accorgi nei corridoi di certi sguardi...». Fabrizio: «Sono ignoranti. Ma sono in minoranza». Il preside Giorgio Maccagno sorride. «Per i ragazzi disabili, la cosa più bella della scuola sono proprio gli studenti-tutor. Noi abbiamo il dovere dell'accoglienza, loro no». Al Boselli un gruppo di allievi fa da «tuton) a sessanta ragazzi disabili «Una grande occasione di crescita. Per tutti» Nel bilancio anche qualche «miracolo» divertente: uno studente autistico, sommerso dai racconti di un compagno, è uscito dal suo lungo silenzio per protestare: «Ma tu quanto parli?»

Persone citate: Boselli, Cristina Guidoni, Davide Massafra, Giorgio Maccagno, Guidoni, Paolo Boselli, Piero Nicosia

Luoghi citati: Nicosia, Pragelato, Sestriere