La modernità di Zeno di Tiziana Platzer

La modernità di Zeno DA MARTEDÌ' 11 ALL'ALFIERI La modernità di Zeno Massimo Dapporto torna al teatro con l'opera più nota di Italo Svevo IJT AMBIENTAZIONE è nel" la Trieste del 1916, l'adatI lamento è della metà degli Anni 60, eppure il legame stretto con l'attualità è cosi certo, scontato. Un dramma tragicomico senza tempo «La coscienza di Zeno» di Italo Svevo nella riduzione teatrale di Tullio Kezich che ha in Massimo Dapporto l'interprete protagonista, in cartellone del «Fiore all'occhiello» all'Alfieri da martedì 11 al 16 (feriali h. 20,45, festivi 15,30; biglietti: platea 26 C, galleria 24; info: 011/5623800 o wVvnAr.torinospettacoli.it). Lo spettacolo con la regia di Piero Maccarinelli e prodotto da Teatro Tre e Teatro Stabile FriuliVenezia Giulia segna un ritomo in palcoscenico per Dapporto, sua patria artistica naturale fino al 1990 quando cominciò la serie infinita di fiction tv, dodici anni di completa immersione televisiva eccezion fatta per due commedie di Neil Simon. Quindi un rinnovato amore, visto che lo stesso Massimo Dapporto si è chiesto, proprio in occasione di questo allestimento, come abbia potuto rinunciar così a lungo alla sua grande passione per il teatro. E un bentornato all'opera del triestino Kezich, che la scrisse per una celebre edizione dello Stabile genovese con Alberto Lionello e che restituisce appieno all'abulico e inetto Zeno Cosini tutta la sua autenticità. Nel voler smettere di fumare per tutta la sua vita di fumatore incallito, nell'attendere gli eventi fra una seduta di psicanalisi e l'altra, nel tenere un diario e dare l'impressione di ricordare tutto ma non capire le radici degli eventi. Così lo spettatore si sente attratto e coinvolto dalla sua coscienza di individuo che vive la sensazione dell'inadeguatezza, del rapporto contradditorio con il padre - Zeno è impiegato nella ditta paterna ma fa fatica ad assimilare le regole dell'imprenditoria -, della scelta di vivere da malato immaginario. Sogna l'amore e naturalmente ambisce al matrimonio, peccato corteggi Ada, la più affascinante delle sorelle Malfenti, e sposi invece Augusta, di ben altra avvenenza: ma sarà una moglie fedele, capcace di sopportarlo nonostante i numerosi tradi- menti e i suoi ritomi colmi di ripensamento. Massimo Dapporto, affiancato da Virgilio Zemitz, Silvana De Santis e David Sebasti, si trasforma dunque in questo uomo del Novecento che sembra accentrare su di sé la forza del caso, di un destino a volte decisamente originale e sul quale, sembra, Zeno Cosini non abbia alcun potere. Il gioco alterale è di modellarne la personalità e, ovviamente, la coscienza, quella coscienza che per il finale prepara il gran colpo e grazie alla quale il personaggio è così tragico e così comico, così moderno. Tiziana Platzer Una scena di «La coscienza di Zeno», con cui Massimo Dapporto torna al teatro dopo anni di tv

Luoghi citati: Augusta, Trieste