Novecento alla ricerca di una moderna classicità di Fiorella Minervino

Novecento alla ricerca di una moderna classicità MILANO Novecento alla ricerca di una moderna classicità Fiorella Minervino —" RA i numerosi pregi di quemm sta rassegna che allinea cen" to dipinti e sculture di qualità e livello assai elevati, va segnalata l'intenzione di riportare a Milano la nascita del fenomeno di «Novecento», con precisa ricostruzione storica delle vicende che fecero del nucleo milanese il «cuore pulsante» del movimento. Sotto l'ala protettrice di Margherita Sarfatti, sette artisti formarono nel 1922 il gruppo «Novecento» ed esposero per una prima volta alla Galleria Pesaro nel 1923. Erano Sironi, Funi, Bucci, Dudreville, Malerba, Marussig, Oppi, lo scopo dichiarato era la «Moderna classicità», il recupero dei maestri antichi con gusto moderno ed essenziale, secondo il nuovo verbo del Ritorno all'Ordine che aleggiava nell'Europa intera. Le curatrici Elena Pontiggia, Nicoletta Colombo e soprattutto Claudia Gian Ferrari (storica dell'arte e gallerista il cui padre fu promotore e appassionato collezionista degli artisti di Novecento) hanno compiuto un egregio scavo (con ottimo catalogo edito da Mazzetta) riproponendo le opere all'origine del movimento che si sciolse una prima volta nel '24 dopo l'Esposizione alla Biennale veneziana, senza Oppi, e si ricompose nel '25 con la partecipazione di artisti di tutt'Italia, quali Carrà, Tosi, Arturo Martini, Wildt, Messina, Salietti, Zanini, De Grada e il sorprendente Primo Sinopico. Sono state ricostruite intere sale di esposizioni come la Sala della Biennale di Venezia del '24 con opera magistrali come il mirabile Architetto di Sironi, fra i suoi capolavori. Una persona, due età di Funi significativo esempio di rilettura storica in chiave moderna, Autunno di Marussig e la grande pala I pittori di Bucci. Bisogna ammettere che le opere degli esordi sono, se ravvicinate, di estremo interesse e talora originalità notevole. È pur vero che Sironi si impone per varietà e intensità, dal Ritratto della Sarfatti nella scia degli Scapigliati e nell'altro dove è attento a Lautrec, poi è immediato il passaggio al magnifico disegno dell'Architetto al Camion giallo e Paesaggio urbano che svelano la sua estrema abilità e originalità, come la profonda conoscenza del Cubismo, Futurismo, nonché della Metafisica nascente. Sorprendente pure la sua Cattedrale del '21, mentre Cézanne riaffiora nel Fimi di Eva e i paesaggi di Marussig si affermano per varietà, colori, composizioni interessanti. Ottime prove offrono Oppi e Malerba, che svariano dall'Espressionismo all'olanda del '600 o alla classicità più sognata, mentre Bucci con gli Amanti sorpresi confessa una moderna rivisitazione dello stesso Courbet. Occhiali di Dudreville sono una vera squisitezza che rammentano foto degli autori internazionali del tempo. Opere mature del Wildt sono affiancate a magiche sculture di Arturo Martini, che dal Simbolismo procede verso capolavori come La donna al sole. Parecchie le opere inedite di questa mostra storica, di indubbio interesse e ottima realizzazione, voluta dalla Provincia di Milano e dalla Fondazione Mazzetta. Da Sironi a Bucci, da Funi a Oppi, i «pulcini» della Sarfatti allo Spazio Oberdan Il Novecento milanese. Da Sironi ad Arturo Martini Milano, Spazio Oberdan Orari: 10-19,30, giovedì fino alle 22. Chiusura il lunedì. Fino al 5 maggio «Giuditta», di Anselmo Bucci 1927-1928

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