Mozart, serenate nuove e impetuose di Giorgio Pestelli

Mozart, serenate nuove e impetuose GLI IMMORTÀl^^-^'^i^^ ^ Giorgio Pestelli Mozart, serenate nuove e impetuose IL problema dei «generi», che ha suscitato tante discussioni nella storia della critica letteraria, non ha molta presa in campo musicale per i condizionamenti materiali con cui quest'arte; non sempre così spirituale come si dice, deve fare i conti: una sonata per pianoforte, un duo per flauto e arpa, un «Te Deum» per coro e orchestra, è chiaro, pongono limiti e suggeriscono soluzioni preventive indipendenti dallo stile e dal calore dell'ispirazione con cui prenderanno forma. Eppure anche in musica si assiste talvolta al raro esempio di invenzioni così nuove e impetuose che saltano fuori dalle gabbie istituite a contenerle: uno dei casi più sorprendenti è quello delle due Serenate di Mozart K 388 e K 361 dove il «genere serenata», genere d'impegno minore e di quieto intrattenimento mondano, si vede trasferito di colpo tra le più ardue creazioni di Mozart, poco familiari al SEVERITÀ' E ALLEGRIA grande pubblico solo per la difficoltà di radunare ogni volta due gruppi di otto e di dodici strumenti a fiato. Due CD della Decca (458 096, per complessivi euro 19,50) a cura dell'Amadeus Winds diretto da Christopher Hochwood offre l'occasione di ascoltare tutte le Serenate per fiati di Mozart e di misurare pertanto lo sbalzo di quelle due composizioni immortali (cui si può avvicinare la Serenata K 375) sulla base costumata ma un poco oziosa delle altre Serenate tradizionali. E' anche singolare che di quei due lavori non si conosca l'origine, cioè per chi o per quale raduno sociale siano stati composti; la K 388, indossate le nere gramaglie della tonalità di do minore, è tutta popolata di inquietudini e di fierezze, incorniciata in quattro movimenti di severità ignota a qualunque serenata; tutto diverso il caso della K 361, detta anche «Gran partita» per l'articolazione in sette movimenti: qui il genere rococò è annientato dal suo intemo per l'allegria sfrontata, l'umorismo (quel borbottare, quel gorgoglìo dei fagotti!) e per la connivenza con la vena più popolare di Mozart; il quale trascende la vecchia cornice anche con la sublime malinconia di una «Romance», dove il garbo settecentesco sembra più che altro un riparo a coprire un nuovo bisogno di segrete confessioni. K 388 E K 361, ARDUE CREAZIONI TRA SINGOLARE SFRONTATA SEVERITÀ' E ALLEGK 388 E K 361, ARDUE CREAZIONI TRA SINGOLARE SFRONTATA

Persone citate: Allegria, Christopher Hochwood, Decca, Mozart