Un cruciverba abbandonato nel lager di Giuseppe Marcenaro
Un cruciverba abbandonato nel lager LA «VOCE DELLA PATRIA»: MACCHIETTISTICA, ITALIANA IMITAZIONE DELLA MACCHINA DEL CONSENSO NAZISTA Un cruciverba abbandonato nel lager L'INEDITO Giuseppe Marcenaro IL cruciverba del numero 15, anno secondo, 17 aprile 1944, della «Voce della Patria», è rimasto incompiuto. D'altra parte sarebbe impossibile chiedere ragione dell'intoppo a chi cercò di risolverlo, bloccandosi davanti ad alcune parole. L'ignoto tentò, con una matita dalla punta consumata, di completare lo schema e si arrese, spiazzato da se stesso. Aveva imbrogliato alcune definizioni e l'incrocio con le altre parole non funzionava più. Il giornale con il cruciverba irrisolto proviene dal campo di concentramento di Cross Hesepe in Germania, uno dei campi dove, dopo l'B settembre 1943, i tedeschi internarono gli ufficiali del dissolto esercito italiano. La «Voce della Patria» uscì dal 3 ottobre '43 al 18 settembre '44. Veniva distribuito gratuitamente ed era rivolto a sollecitare i prigionieri perché rientrassero in Italia, aderendo alla Repubblica di Salò. La redazione del settimanale, sinistra ironia della sorte, stava nella Viktorienstrasse di Berlino. La dirigeva un certo «dottor Guido Tonella», un giornalista senza storia, salvo questa veemente esperienza di propagandista. Una macchietti- stica e pallida imitazione, tutta italiana, della macchina del consenso nazista. Dei tanti terribili «avanzi» arrivati a noi, provenienti dai lager, la raccolta completa, rarissima e forse unica, della «Voce della Patria», ha una sua tragica austerità. Diventata così fragile e quasi impossibile a sfogliarsi senza danneggiarla, sul punto di sfaldarsi in polvere a causa della pessima carta con cui veniva stampato il giornale, pur nella sua assurdità, che evoca postumo risentimento, induce anche al rispetto dovuto ai documenti della storia. Dal suo primo numero «La Voce della Patria» «disinformò» gli inter¬ nati nei campi raccontando il «mondo esterno», desolato e spaventoso dopo le «scorrerie» degli Alleati. Esaltava l'immortalità di Hitler e Mussolini quando ormai passeggiavano sull'orlo dell'abisso, incitando gli intemati a riprendere le armi per ritornare a difendere «l'onore della patria» contro l'invasore. Da Berlino, con i suoi improbabili «fondi», il direttore (e forse unico compilatore del giornale) tentava una familiarizzazione con i suoi lettori, sollecitando l'invio di racconti, esperienze di vita vissuta, articoli di varietà, lettere, cercando di trasformare «La Voce della Patria» da bollettino di propaganda in houseorgan dei lager, e gh intemati nella più inverosimile redazione della storia del giomalismo. In parte gli riuscì con una rubrica che dilagò per due pagine: «Vita nostra: cronache dai lager». Un direttore factotum, ogni settimana, «passava» le notizie che, secondo U suo giudizio, dovevano mettere al corrente i prigionieri di quanto avveniva al di là dei fili spinati: «Meteoriti alla dinamite sul cielo di Londra», «La battaglia dell'invasione: Eisenhower senza porti di sbarco»; alternando gesta di orgoglio nibelungico alla pagina Ricerche, con liste, lunghe come elenchi del telefono, di persone disperse che inutilmente speravano in qualcuno che le cercasse. Battaglioni di nomi in
Persone citate: Cross, Eisenhower, Guido Tonella, Hitler, Mussolini
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