Emissioni corporate, unico affare a Wall Street

Emissioni corporate, unico affare a Wall Street A CACCIA DELLE OCCASIONI PER SFRUTTARE LE OPPORTUNITÀ' AD ALTO RENDIMENTO Emissioni corporate, unico affare a Wall Street Sugli obbligazionari Usa pesano l'incognita dei tassi e il dollaro debole Lorenzo Dilena A febbraio la raccolta dei fondi obbligazionari area dollaro è tornata in positivo. Per una cifra modesta (appena 3,5 milioni di euro), ma pur sempre in controtendenza rispetto al mese precedente (-60 milioni) e a tutto il 2002, quando dalla categoria sono defluiti quasi 922 milioni. Ma è il momento giusto per tornare sulle obbligazioni in dollari? E soprattutto: quali rischi si corrono? Gli esperti richiamano l'attenzione su due incognite; la possibilità che i tassi risalgano e l'andamento del dollaro. I fondi italiani della categoria «obbligazionari area dollaro», infatti, non prevedono in genere la copertura del rischio di cambio. Questo significa che se il deprezzamento del biglietto verde contro l'euro dovesse proseguire le performance verrebbero fortemente penalizzate. Al contrario, un recupero - ipotesi che gli economisti legano esplicitamente a una ripresa dell'economia e delle Borse Usa - controbilance- rebbe le perdite da rialzo dei tassi. Le previsioni, di questi tempi, non volgono al bello: i tassi sono ai minimi storici, l'economia ristagna, c'è sfiducia tra gli operatori e il dollaro è debole. «Ancora nelle scorse settimane - afferma Luigi Romano, responsabile obbligazionario di Monte Paschi asset management - i consumi erano l'unico fattore ad aver resistito a 3 anni di crolli e stagnazione, ma stando agli ultimi dati la spesa delle famiglie si sta contraendo». La ripresa entro fine anno, secondo il gestore, appare sempre più improbabile: «Le prospettive sono preoccupanti e vedo un ambiente favorevole ai tassi bassi almeno per tutto quest'anno». Un'ulteriore li¬ matura dei rendimenti, positiva per l'investitore obbligazionario, sarebbe annullata da una corrispondente discesa del cambio. Certo, la crisi della Borsa favorisce i bond. «Nella prima metà dell'anno i rendimenti potrebbero toccare nuovi minimi» prevede Maria Luisa Matarrelli, coresponsabile del reddito fisso per Nextra investment management, la sgr del gruppo Banca Intesa. Ma attenzione. Secondo Giovanni Pulci, responsabile dell'obbligazionario internazionale di Gestnord fondi, la soluzione della crisi irachena darebbe il via a una forte ondata di vendite sui T-bond, cui va associato «il rischio di un continuo deprezzamento del dollaro derivante dai deficit gemelli, cioè quello della bilancia commerciale e il disavanzo di bilancio». «Non è il momento opportuno suggerisce Fabrizio Fiorini, responsabile obbligazionario di Aletti Gestielle (gruppo Bpvn) - per puntare sugli Stati Uniti. Forse nel- breve i tassi potranno tenere su questi livelli, ma in futuro torneranno a salire, con il supporto di tensioni inflattive a cui gli Usa non erano abituati». Le prospettive cambiano se si sposta il discorso dagli obbligazionari alle obbligazioni emesse dalle società private. Per molti sarà questa la classe di strumenti finanziari vincente nel 2003. «I fondamentali delle imprese si stanno rafforzando - sottolinea Romano - grazie a un forte impegno nella riduzione dell'indebitamento». Sul mercato oggi esistono diversi prodotti specializzati nel comparto «Us corporate bond», alcuni focalizzati solamente nelle emissioni «high yield», cioè ad alto rischio-rendimento. «L'attuale situazione di crescita modesta evidenzia M&G investments, una delle più antiche società di gestione inglese, da qualche mese presente anche in Italia - è l'ideale per.le obbligazioni societarie. I manager sono concentrati sulla riduzione del debito e anche un modesto miglioramento della red: ditività potrà portare grandi benefici». Iborsa&finanza) LA CORSA DEL T-BOND da marzo 2002 a marzo 2003

Persone citate: Aletti, Fabrizio Fiorini, Giovanni Pulci, Lorenzo Dilena, Luigi Romano, Maria Luisa Matarrelli

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti, Usa