Nessun aiuto all'economia dalle banche malate

Nessun aiuto all'economia dalle banche malate IL SISTEMA FINANZIARIO TEDESCO HA UNA REDDITIVITÀ' TROPPO BASSA PERCIÒ' EROGA CREDITO SOLO SE IL FINANZIAMENTO E' SICURO Nessun aiuto all'economia dalle banche malate Alexander Weber CHE cosa farebbe l'Europa di fronte al fallimento di una grande banca? Questa non è un'ipotesi. E' un vero e proprio interrogativo. Se uno considera per esempio il repentino cambiamento di tono che ha preparato il taglio dei tassi d'interesse da parte della Bce, non si può escludere che il fattore decisivo per i governatori di Francoforte sia stato il timore di un crollo nel cuore del sistema finanziario europeo le cui difficoltà si sono inasprite proprio nell'ultimo mese. Fino a poche settimane fa si pensava in particolare che la crisi delle banche tedesche potesse portare la Germania alla deflazione, oggi non si può escludere una minaccia di portata più generale, cui sarebbe chiamata a far fronte l'intera capacità di governo europea. Se esiste. Il sistema finanziario tedesco è l'epicentro della crisi. La pri¬ ma causa dei problemi è la debolezza dell'economia che ha ridotto la domanda di credito, al tempo stesso le banche hanno ridotto, in misura ancora maggiore, l'offerta di finanziamenti. Come spiega una ricerca pubblicata dalla banca pubblica tedesca KfW, quasi una piccola impresa su due ritiene che si sia ridotto l'accesso al credito bancario. Si tratta di una situazione che oggettivamente contribuisce alla depressione dell'economia. Ma dal punto di vista delle banche i problemi sono più profondi. Gli istituti tedeschi non fanno profitti, il rendimento del capitale è metà di quello medio europeo (4,540Zo contro il 10,1 l0Zo), il rendimento degli asset è pari a poco più di un terzo (0,170Zo contro lo 0,440Zo). E questo ha conseguenze importanti: da un lato costringe a ridurre il credito per evitare che gli asset finanziari crescano mentre la base di capitale proprio si restringe (il rapporto tra asset e capitale è regolato dalle autorità di vigilanza internazionali); dall'altro aumenta il rischio di fallimento sia a breve che a più lungo termine. Il problema è che gli standard di adeguatezza del capitale delle banche (tra cui appunto il ratio tra capitale e asset) sono in corso di inasprimento, in vista dell'entrata in vigore degli accordi di «Basilea 2». Non potendo aumentare il capitale con l'accantonamento di utili, molte banche sono costrette a ridurre gli impieghi. Se, però, ciò pregiudica la tenuta dell'economia, a sua volta finisce per ridurre la redditività del capitale bancario, fino potenzialmente a metterne a rischio la tenuta e quindi a provocare fallimenti. A ciò si aggiunge il fatto che le banche pubbliche tedesche devono adeguarsi all'accordo che il governo di Berlino ha firmato, pur con grande riluttanza, con la Commissione europea. Il Commissario alla concorrenza, Ma¬ rio Monti, aveva denunciato gli ingiusti privilegi delle banche pubbliche che potevano usufruire di garanzia statale e quindi raccogliere capitale con un rating più alto rispetto alle banche private. Questo sistema deve essere abbandonato entro il 2005, ma ciò sta già provocando un aumento del costo di finanziamento delle banche. La risposta degli istituti di credito è stata quella di prestare più attenzione alla qualità dei crediti concessi, scremando i finanziamenti meno sicuri anche se non per forza i meno redditizi. Le banche sono così impegnate in un recupero di efficienza, cancellando prestiti di cattiva qualità per importi mai visti prima. Anche i costi vengono finalmente intaccati dopo decenni di aumenti dissennati soprattutto nel costo del lavoro che andava di pari passo con una modestissima attività di controllo dei rischi di credito e di mercato. Il rapporto tra costi e reddito delle banche tedesche è del 71,40Zo contro una media europea del 660Zo e il suo tasso di crescita sale in maniera più rapida rispetto alla media europea. La situazione è così grave che un membro della Banca federale tedesca ha dichiarato salvo poi cercare di rimediare la gaffe - che la base di capitale delle banche tedesche si stava liquefacendo. Se una delle maggiori banche fallisse, le conseguenze si ripercuoterebbero a catena in tutta Europa, mettendo a repentaglio sia la crescita del'economia, sia la solidità del sistema finanziario. Il 24 febbraio scorso un rapporto della Bce, meno traumatico di quanto si temesse, ha ammesso che: «Se l'economia dovesse frenare più del previsto, l'impatto sugli utili bancari sarebbe significativo». Negli stessi giorni, il taglio dei tassi della Bce veniva ancora messo in dubbio. Che cosa è successo dopo, per convincere gli eurobanchieri?

Persone citate: Alexander Weber

Luoghi citati: Basilea, Berlino, Europa, Francoforte, Germania