Powell fa i conti: airOnu avremo nove-dieci voti

Powell fa i conti: airOnu avremo nove-dieci voti IL SEGRETARIO DI STATO FIDUCIOSO DI OTTENERE LA MAGGIORANZA PER L'APPROVAZIONE DELLA SECONDA RISOLUZIONE SULL'IRAQ Powell fa i conti: all'Onu avremo nove-dieci voti Washington avverte la Francia: «Gravi conseguenze se porrà il veto» Maurizio Molindri corrispondente da NEW YORK Washington è ottimista sull'approvazione della seconda risoluzione da parte dell'Orni ed avverte Chirac che opponendo il veto andrebbe incontro a «conseguenze» ma Baghdad chiede a Parigi di tenere duro per impedire «l'imposizione al mondo della legge della giungla». La Già avverte Bush: c'è il rischio di attacchi kamikaze di Al Qaeda contro le truppe a guerra iniziata in Iraq. «Abbiamo una forte possibilità di ottenere i 9-10 voti necessari ma c'è l'eventualità che qualcuno metta il veto» ha dichiarato il Segretario di Stato, Colin Powell, durante le interviste ai talk show televisivi della domeiiica. Il timore del veto è rivolto alla Francia: «La forte opposizione fino a qui mostrata lascia intendere che potrebbero farlo» dice Powell, ammonendo però Parigi che «vi sarebbero conseguenze nei rapporti bilaterali» perché si tratterebbe di «un gesto visto non positivamente in numerosi Paesi del mondo». L'avvertimento a Parigi non potrebbe essere più palese: se Jacques Chirac non farà marcia indietro il confronto con Wasliington diventerà a tutto campo. Dietro l'apparente sicurezza di Powell - velata solo da un «non possiamo dire che abbiamo ancora i voti» -ci sarebbero alcuni sviluppi favorevoli a Washington nel braccio di ferro in corso al Consiglio di Sicurezza, dove per approvare un testo servono nove voti favorevoli su quindici e nessun veto contro: il presidente russo Vladimir Putin, scrive «Time», avrebbe assicurato personalmente a George Bush che non metterà il veto mentre il Camerun, membro non-permanente considerato vicino a Parigi, si sarebbe avvicinato agli Usa. Per assicurarsi un'astensione cinese il premier britannico Tony Blair ha chiamato il leader di Pechino, Jiang Zemin. Ma anche il fronte opposto - guidato da Parigi e Berlino - è sicuro di farcela a bloccare la seconda risoluzione sull'ultimatum: il cancelliere Gerhard Schroeder sostiene la proposta di Chirac per un summit Onu a livello di capi di governo ed il ministro degli Esteri francese, Dominique de Villepin, inizia oggi una missione di 48 ore nei tre Paesi africani decisivi per il voto: Camerun, Angola (che ieri ha fatto intendere di essere contraria alla nuova risoluzione) e Guinea. La partita è ancora aperta e Powell si dice disposto a compromessi sul testo della risoluzione ma non sulla data dell'ultimatum, fissata per il 17 marzo e prevede il voto all'Onu «entro questa settimana». Baghdad chiede a Chirac, Schroeder, Putin e Jiang Zemin di tenere duro: «Il mondo si sta rivoltando contro Bush, continueremo a collaborare con le ispezioni per aiutare questi Paesi ad opporsi all'aggressione di Washington e Londra - ha detto il generale Houssam Amin, consigliere di Saddam - che vogliono imporre al mondo la legge della giungla». A conferma di ciò ieri sono stati distrutti altri sei missili Al Samud 2 (portando il totale a 46) e 11 ogive. A vantaggio di Baghdad gioca anche la rivelazione degli ispettori Onu sul fatto che si basavano su documenti falsi le accuse angloamericane di aver tentato di acquistare uranio arricchito dal Niger. «Newsweek» afferma che il caso-Niger è frutto di un corto circuito fra 007 inglesi ed americani, che ora si accusano a vincenda per il passo falso compiuto. La contromossa è stata quella di imputare al capo degli ispettori Hans Blix di aver nascosto al Consiglio di Sicurezza la scoperta di un drone senza pilota iracheno in grado di portare armi biologiche a 500 km di distanza. Proprio Blix è stato invitato a Baghdad il 17 marzo giorno dell'ultimatum - ma l'interessato per ora smentisce. Nella capitale irachena è arrivato il presidente della Duma, Ghennady Seleznyov, latore di un nuovo messaggio di Putin dopo quello recapitato dieci giorni fa da Evgheny Primakov. Il tentativo russo resta quello di ottenere l'esilio. A Baghdad fervono i preparativi per fronteggiare l'attacco: Saddam continua a incontrare i comandi militari e punta su resistenza urbana, Guardia Repubblicana e volontari suicidi. La Cia ritiene possibile che a conflitto iniziato le truppe Usa divengano obiettivo di attacchi kamikaze da parte di cellule di Al Oaeda presenti in Iraq, guidate da Abu Musab Al Zarqawi, il colonnello di Osama bin Laden a cui Washington attribuisce il legame con il regime di Saddam. Ma a preoccupare i comandi Usa per il momento ci sono soprattutto le tempeste di sabbia: arrivate dal sud-est sabato hanno travolto gli oltre centomila uomini' accampati in Kuwait, causando preoccupazione per il funzionamento degli armamenti. Diciassette grandi tende militari sono state distrutte dal vento che è in grado di sollevarsi ad altezza tale da rendere problematico anche l'uso di aerei da caccia. GLI SCHIERAMENTI AL PALAZZO DI VETRO cameruim 1 bulgarTajP «PAKISTAN: GENERALE AGGIUNTO DELL'ONU GUINEAÌF * m w umm^rmmzm SPAGNA SIRIA i' ANGOLA! GRAN BRETAGNA : :—-ì IL FRONTE DEL SV dBb Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna, Bulgaria Il fronte "interventista", formato da Washington, Londra e Madrid, può Contare per ora su un solo voto cèrto, quello della Bulgaria. , IL FRONTE DEL NO •* j Francia, Russia, Cina, Germania, Siria La Francia, memtyo del Consiglio di sicurezza con diritto di veto, guida il fronte del "no" alla guerra e ha al suo fianco Russia e Cina (altri due^membri con diritto di veto), la Germania e la Siria A, 4 ■rV; INDECIS . 1 Angola, Gamerun, Guinea, Cile, Pakistan, Messico GLÙNDECÌSÌT* I due paesi latinoamericani, Cile e Messico, non hanno ancora deciso come ^ schierarsi, ma al momento sembrano più propensi per la linea di Parigi GL\ INTIMIDITI . La Guinea, ex colonia franceie, riceve più aiuti da Washington che da Parigi. L'Angola è il sesto fornitore mondiale di petrolio àgli Usa. Le pressioni francesi perché votino "no" trovano forti resistenze GLI ASTENSIONISTI II Pakistan sarebbe contrario a un intervento militare, ma ha forti difficoltà a dire "no" a Washington. Gli esperti prevedono un'astensione. Il Camerun riceve aiuti consistenti dalla Francia ma non intende inimicarsi né Parigi né Washington,concui ha importanti relazioni commerciali. Potrebbe astenersi