Mosca: sanzioni Onu agli Usa in caso di un attacco solitario

Mosca: sanzioni Onu agli Usa in caso di un attacco solitario PER IVANOV LA GUERRA UNILATERALE VIOLEREBBE LA CARTA DELL'ORGANIZZAZIONE Mosca: sanzioni Onu agli Usa in caso di un attacco solitario «Non faremo passare la nuova risoluzione, il modo non è un problema: è soltanto una questione tecnica». I toni sempre più duri forse sono il segnale di una frattura al Cremlino Anna Zafesova MOSCA La diplomazia russa dice il suo «niet.» alla risoluzione proposta dagli Stati Uniti insieme con la Gran Bretagna, e alza la voce nella polemica con Washington raggiungendo toni da guerra fredda. Ieri il ministro degl Esteri Igor Ivanov si è spinto al punto da invocare sanzioni dello Nazioni Unite contro l'America nel caso George Bush decida di scagliare l'attacco contro l'Iraq. «Se gli Usa cominceranno le operazioni militari in via unilaterale ciò significherà una violazione dolio Statuto dell'Onu», ha dichiarato ieri il ministro, con tutte lo conseguenze che ne derivano: «Ovviamente, in questo caso il Consiglio di Sicurezza deve radunarsi, discutere e decidere». Un tono di minaccia senza precedenti, che sembra non lasciare più spazio a un compromesso. Ivanov ha lasciato una chance, aggiungendo che è prematuro parlare della forma e dei tempi della condanna degli Usa: «Continuiamo a sperare di poter evitare la guerra con sforzi comuni». Ma non si capisco dove si potrebbe trovare terreno per l'ottimismo: la Russia per bocca di Ivanov respinge senza possibilità di appello il progetto di risoluzione angloamericano. Si tratta, secóndo il ministro russo, di un «ultimatum ingiustificato» all'Iraq, in quanto tale «impraticabile». Ivanov ha dichiarato di non vedere la necessità di una nuova risoluzione, secondo lui la relazione del capo degli ispettori Hans Blix al (Consiglio di Sicurezza ha riconfermato che «il meccanismo delle ispezioni funziona ed è in grado di adempiere all'obiettivo che ci poniamo, il disarmo dell'Iraq». Dunque, per i russi le possibilità di una soluzione politica e diplomatica della crisi non solo rimangono, ma aumentano: lo ha dotto il ministro russo, ammonendo invece che una soluzione militare, oltre a comportare numerose vittime, avrà «gravi conseguenze internazionali». I diplomatici russi ieri hanno anche rinnovato la minaccia di bloccare la proposta di ultimatum all'Iraq con il veto. Il viceministro degli Esteri Jurij Fodotov è stato esplicito: «La Russia non farà passare la nuova risoluzione». Interrogato sull'eventualità di un veto russo, il diplomatico ha risposto che si tratta di una «questione tecnica»: «Può darsi che la proposta americana non abbia a maggioranza dei voti, ma anche se l'avesse, Russia Francia, Germania e Cina avranno un parere contrario». Con queste dichiarazioni la Russia si colloca ormai nel campo «pacifista», come e perfino più della Francia. Ivanov ha ieri di fatto accusato gli Stati Uniti di manipolare gli argomenti contro l'Iraq: «Più sono efficaci gli ispettori, più diventano numerosi gli argomenti a favore della guerra», ha detto ricordando che il primo obiettivo dell'Onu era il ritorno delle ispezioni in Iraq, poi è stata posta la questione del disarmo, e infine quella del cambio del regime di Baghdad. «Un'evoluzione pericolosa», ha aggiunto. Una presa di posizione che sembra in rottura definitiva con gli Usa e che soprattutto sembra andare molto al di là di quella che era la posizione di Vladimir Putin, che nelle ultime settimane di intenso dialogo internazionale con i suoi colleglli si è mostrato molto più flessibile del suo ministro. Diversi commentatori negli ultimi giorni hanno notato che il Cremlino ha avviato una trattativa con la Casa Bianca, e da diversi segnali sembrava di capire che il presidente russo fosse piuttosto incline ad appoggiare Buslvricavandone benefici politici ed economici. Non è chiaro se Ivanov ha annunciato una svolta nella politica del Cremlino o piuttosto una rottura all'interno della leadership russa. Il ministro ha rilasciato le sue dichiarazioni minacciose contro gli Stati Uniti in un'intervista al primo canale tv nel pomeriggio, ma nel telegiornale della sera, considerato il notiziario ufficiale russo, le parole del capo della diplomazia sono state appena menzionato di sfuggita in mezzo a servizi dedicati alla giornata della donna. La posizione di Ivanov, più dura giorno dopo giorno, ha lasciato perplessi gli esperti di politica estera russi, in maggioranza filoamericani. Secondo le Izvestia, l'ambizione del ministro degli Esteri di trasformare la Russia nell'oppositore numero uno degli Stati Uniti può mettere Mosca «con le spalle al muro». E il presidente della fondazione «Politika» Vjaceslav Nikonov ha invitato la diplomazia russa a non fidarsi dei propri alleati: «La Russia potrà ritrovarsi a essere l'unica a usare il veto, in quanto la Francia di solito all'ultimo momento si schiera con il vincitore e Pechino non ha interessa particolari in Iraq». Un soldato turco di guardia al materiale Usa bloccato nel porto di Iskenderun in attesa del via libera del Parlamento