lanterna rossa

lanterna rossa lanterna rossa Guido Ceronetti HO visto ricomparire come segnale che preservi, rappresentandola, dagli orrori della guerra (e facciamo bene a credere nel potere apotropaico e magico delle immagini: altrimenti, perché sarebbero state create?) Guemica di Picasso. La sconsiglio: è una pitturacela. Luis Bunuel diceva che gli dava voglia di bruciarla. Picasso ha fatto di tutto: di creazioni geniali e poetiche ha popolato i musei del mondo, ma Guemica è proprio pugno. Il suo retroterra è il cinismo sfacciato dell'artista: il famoso bombardamento della città basca, nel 1937, da parte dell'aviazione di Von Richtofen, arrivò mentre Picasso stava lavorando a un pannello sui tori, la folla nell'arena, 0 grido che ne prorompe quando la povera bestia è abbattuta. Gli chiesero qualcosa per le rovine fumanti di Guemica e la corrida in giallo del pannello diventò Guemica: un simbolo falso. Del resto, il toro è ben visibile nella tavola. Dopo grandi sforzi il Predo è riuscito ad acquisire Guemica, che attira soldi al museo e impone reverenza superstiziosa ai visitatori. Quando più di dieci anni dopo il partito comunista chiese a Picasso un simbolo di pace per la sua propaganda prosovietica quel cinico incancrenito gli regalò (pensa che sforzo) una colomba Motta in volo sopra i diluvi di parole. Il movimento dei Partigiani della Pace l'assunse come bandiera della Guerra Fredda, con l'allegro consenso del Padre dei Popoli a Mosca. Molto più intelligente sarebbe adottare, come profilattico contro la guerra, la fantastica tela che Henri Rousseau presentò al Salon des Indépendants nel 1894 e intitolata appunto, e senza trucchi picassiani, La Guerra. Il cavallo nero che l'attraversa tutta su una pianura di corpi nudi con baffi d'epoca, muso e coda allungatissimi, cavalcato da una megera digrignante, è squisitamente apocalittico; le vittime, becchettate dai corvi, sembrano tutte civili, sotto una nuvolaglia rossa i rami degli alberi spenzolano come impiccati... Rousseau amava far credere di aver fatto parte dei battaglioni inviati in Messico nel 1862, ma come uomo di guerra fu un fallimento: da sergente nella franco-prussiana ebbe una parte soltanto nel pacificare la cittadina di Dreux dove gli abitanti volevano scannarsi tra loro. Non un pacifista, ma un pacifico vero; non un buonista ipocrita ma un buono-buono, che raccontava volentieri imprese militari leggendarie, da lui udite o intraviste appena. Ma certo la guerra si è allontanata infinitamente dm suoi celebrati modelli. Gli è rimasto un nome che non corrisponde: è una Cpsa-senza-nome, uno sterminio regolato da automi... E anche alla pace potrei dire: non ti riconosco... Mi sembrano, l'una e l'altra, Cosesenza-nome di cui una genera l'altra senza fine.

Persone citate: Guido Ceronetti, Henri Rousseau, Luis Bunuel, Motta, Picasso, Rousseau, Von Richtofen

Luoghi citati: Messico, Mosca