A 53 anni, commissario in crisi di Maurizio Assalto
A 53 anni, commissario in crisi A 53 anni, commissario in crisi «Ma alla fine la natura di sbirro ha il sopravvento» Maurizio Assalto N' ELLA primavera scorsa, Camil. Ieri aveva un problema: su Montalbano poteva ancora scrivere dei racconti, ma un romanzo no, sembrava proprio non gli riuscisse più. «Non è uno scherzo», confessava in una conversazione pubblicata nel volumetto mondadoriano Montalbano a viva voce, «è che dopo il G8 non ne sono più capace. Un personaggio che fa parte della polizia e che ha certe idee, quando si trova di fronte a quello che è capitato al G8, dove una parte della polizia non si è certo comportata bene, che fa? È possibUe farfmta di niente?». Meno di un anno dopo, l'impasse dell'autore si è felicemente risolta nel nuovo romanzo, settimo della serie, che ha per protagonista il commissario di Vigàta. E che proprio dalla crisi del personaggio ricava il Leitmotiv che innerva la storia. Il titolo. Il giro di boa, allude come sempre a un dettaglio apparentemente marginale che però a un certo punto incrocia uno snodo cruciale della vicenda. Il giro di boa è la virata che compiono la barche a vela durante la regata, invertendo la direzione. Ed è la svolta che Montalbano medita di dare alla sua vita, dimettendosi dalla polizia. Ma proprio in un momento di crisi resa più intensa da un preoccupante dolore fisico, al commissario toma in mente una scena vista qualche giorno prima in tv: una barca che all'altezza della boa non riesce a virare e va dritta filata a schiantarsi contro l'imbarcazione dei commissari di gara, finendo in un comico naufragio collettivo. Montalbano si rende conto che «il suo essiri fatto in un certo modo» non gli concede possibilità di scelta: non può tornare indietro. Il che vale per la situazione in cui si trova in quel determinato momento, ma non solo. «La natura di sbirro ha il sopravvento, ma la crisi di coscienza, dopo i fatti di Genova e di Napoli, è stata profonda», osserva Camilleri. «Sono pagine importanti: non per la storia della letteratura italiana, ma per Montalbano». Lo scrittore veramente si aspettava la pubblicazione di un nuovo romanzo storico, pronto da un anno e mezzo: «Si intitola La presa di Macallè, è la storia, ambientata durante la guerra d'Abissinia del '35, di un bambino killer, un piccolo assassino di sei anni cresciuto nel clima fascista di educazione alla violenza. Ci tengo molto. Ma Elvira Sellerie ha preferito per adesso puntare su Montalbano». Nel romanzo la determinazione del protagonista di farla finita con il suo lavoro è ogni volta ostacolata da qualche opportuno evento imprevisto. All'inizio è la scoperta in mare di un cadavere senza volto, che finisce addosso al commissario impegnato in una nuotata distensiva. Poi nella vicenda entra un bambino extracomunitario dagli occhi terrorizzati, che si rifugia tra le braccia di Montalbano durante uno sbarco di clandestini, viene riconsegnato alla madre (o presunta tale) e qualche giorno dopo è schiacciato da un'automobile. Il nostro eroe procede a strappi, fra tentazioni di rinuncia e botte di malinconia. L'autore si diverte a infierire su di lui, a fargli scoprire i primi vuoti di memoria, i primi cedimenti fisici, a 53 anni. Attraverso un panorama di ville abusive, strade abusive, paesi abusivi, nella consueta toponimia immaginaria di Camilleri, e nella consapevolezza che le cose non stanno mai come sembrano, le indagini vanno avanti parallele, un po' clandestine, ma al commissario - chissà perché - rigira per la testa la vecchia espressione coniata da Aldo Moro, quell'idea delle «convergenze parallele». E infine le due vicende parallele trovano il loro punto di convergenza. A poco a poco si delinea un quadro fosco: il traffico intemazionale degli immigrati, il commercio dei bambini per alimentare il racket dell'accattonaggio, per fornire organi di ricambio, per soddisfare le voglie estreme dei pedofili. Scoperte che in Montalbano hanno l'effetto di stimolare la vocazione da segugio, lo sdegno morale, il desiderio di inchiodare i criminali. E di fargli dimenticare (soltanto per ora?| le dimissioni. Un cadavere senza volto in mare, un piccolo clandestino ucciso da un'auto: due indagini parallele che trovano il punto di convergenza
A causa delle condizioni e della qualità di conservazione delle pagine originali, il testo di questo articolo processato con OCR automatico può contenere degli errori.
© La Stampa - Tutti i diritti riservati
- Sconfitta numero sotte Venezia-Juventus 3-0
- Porto vecchio, nuovi locali
- Nella vecchia darsena di Savona sfila lo charme
- Dramma stanotte in un circo presso Pinerolo
- La soppressione della libertà di stampa
- Cruyff, un osso ma troppo solo
- Tre reti di Prati, una di Sormani (Gli olandesi segnano soltanto su rigore)
- E ora la darsena diventa un giardino fiorito
- DOLORES PALUMBO
- NINO TARANTO
- Marito e moglie i trucidati del Tevere Fermato un amico: gravissimi indizi
- Bimbe seviziate e bruciate a Napoli
- Cercano le nuove dive tra ragazze tredicenni
- Brosio alle elettrici: un governo di centro per lo sviluppo del Paese
- Due bimbe napoletane seviziate e bruciate
- Indagini su gruppo neofascista a Rieti e a Parma: due arresti
- Inaugurato sotto la pioggia lo zoo del Parco Michelotti
- Un'altra giornata di tumulti in piazza Statuto
- La Juventus con Charles
- Condannato all'ergastolo querela la Rai per una trasmissione alla tv
- Arrestate la studentessa-rivale e la madre per l'assassinio della giovane cantante Lolita
- Molto cibo tanto sesso
- Marito e moglie i trucidati del Tevere Fermato un amico: gravissimi indizi
- Cercano le nuove dive tra ragazze tredicenni
- Bimbe seviziate e bruciate a Napoli
- «So che esiste l'aldilà Lo ha detto mio figlio»
- La fucilazione dei due rapinatori
- � morto Peppino De Filippo se ne va la Napoli più estrosa
- Due auto si scontrano frontalmente Muore una giovane donna, 4 feriti
- «Ecco i cinque killer che uccisero Borsellino»
In collaborazione con
Accessibilità |
Note legali e privacy |
Cookie policy