«Sono già pronto ma niente diktat»

«Sono già pronto ma niente diktat» «ANCHE IL CENTROSINISTRA HA FATTO TANTI ERRORI» «Sono già pronto ma niente diktat» Il conduttore: il neopresidente? Viene dall'editoria, può far bene e se sbagliasse gli costerebbe caro» incontro Urie Abbate corrispondente da PALERMO IL giorno dopo la nomina del nuovo consiglio di amministrazione della Rai, Michele Santoro, uno dei grandi «epurati», assieme a Enzo Biagi, prendere la parola per ringraziare il presidente designato Paolo Mieli per aver rivolto a loro il suo primo pensiero. Ma il suo, spiega il giornalista di Sciuscià, non sarà un ritorno senza condizioni e dice no alle imposizioni politiche. Le linee guida per riverderlo nella televisione pubblica Santoro le traccia a Palermo dove ieri ha partecipato insieme ad Antonio Di Pietro, Marco Travaglio e Pancho Pardi ad un convegno promosso da «Italia dei valori» su "Informazione e riforme. Quali proposte?". Il conduttore si è intrattenuto con alcuni giornalisti a margine del dibattito, ed ha poi risposto ad alcune domande. «Sono disposto a rientrare in Rai anche subito - ha detto Santoro - né io né i miei redattori opporremo comportamenti rigidi nonostante due sentenze della magistratura che impongono all'azienda il nostro reintegro. Non accetteremo diktat politici, ma ragionamenti editoriali». Santoro, secondo lei Paolo Mieli è il presidente che il consiglio di amministrazione della Rai merita? «È portatore di un progetto editoriale autonomo e ha tutte le caratteristiche per essere un presidente di garanzia: venendo dal mondo dell'editoria, se dovesse sbagliare gli costerebbe caro». Mieli lo ha definito un professionista che la Rai non può metere da parte, si sente risarcito da queste parole? «Sono i telespettatori a dover essere risarciti, perché a loro sono stati tolti programmi molto seguiti. Si tratta di danni irreparabili che la Rai ha subito con il taglio di trasmissioni come quelle di Biagi e "Sciuscià": tagli che hanno favorito le reti Mediaset. La Rai deve darci prodotti di qualità che nessuno ci dà, deve garantirci la pluralità di opinioni che nessuno ci dà, ma anche fare concorrenza a Mediaset altrimenti la Rai declina. E' la conseguenza della cacciata operata da Berlusconi nei miei confronti e nei riguardi di Biagi e Luttazzi: abbiamo assistito a un indebolimento della tv pubblica e a un abbassamento della sua capacità di competere e di garantire un'offerta vantaggiosa». Sergio Cofferati ha bacchettato l'Ulivo sostenendo di essere impegnato in un'operazione di lottizzazione voluta dal centrodestra. «Probabilmente Cofferati ha voluto sottolineare la mancanza nel consiglio di amministrazione di un uomo apertamente di sinistra». Le lottizzazioni quanto pesano sulla programmazione della Rai? «La gestione, anche quella del centro sinistra, è stata negativa perché si è limitata non a departitizzare ma a depoliticizzare la Rai, acquistando qua e là format per tutti gli usi. Il centro sinistra ha gestito il potere cercando di imitare Berlusconi nelle forme peggiori, incapace di opporre ai grandi sogni e ai "grandi fratelli", speranze per le classi subalterne di vedere rappresentate le proprie istanze». Ritiene dunque che nelle reti pubbliche la qualità delle trasmissioni si è abbassata per via di giochi politici? «Stiamo assistendo ad una santificazione tardiva del Pippo nazionale, attorno a lui si sta istituendo una centralità televisiva. Dopo due anni di brillante conduzione di Fabio Fazio Sanremo è tornata a Baudo, a tutta convenienza di chi gestisce l'altra meta della televisione. Quella di oggi è una Rai ingessata dove sono spariti i programmi di satira perché soltanto a Mediaset è consentito di sorridere sul padrone». La colpa di quanto sta accadendo in rai è dunque, come dice lei sia dell'Ulivo che della Casa delle Liber- tà? «Se i partiti del centrosinistra avessero ispirato la loro azio- ne digoverno a principi libera- li, Berlusconi oggi non l'avrem- mo. Questo vale anche per la Rai e per il modo in cui è stata pensata e gestita durante gli anni del centrosinistra al potere. L'Ulivo ha cercato di imitare Berlusconi nelle sue forme peggiori. Il premier ha venduto dei sogni, il centrosinistra avrebbe dovuto avere la forza di contrapporre ai suoi sogni finti, ai suoi grandi fratelli e alle sue grandi sorelle una serie di mondi condivisi nei quali ci saremmo potuti riconoscere». Michele Santoro attacca la vecchia dirigenza Rai: «II mio addio? Sono i telespettatori a dover essere risarciti, perché a loro sono stati tolti programmi molto seguiti. Si tratta di danni irreparabili» (fafei Come rispondo alle ™" osservazioni del Cinese? Probabilmente ha voluto sottolineare la mancanza nel cda di un uomo apertamente di sinistra 99

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