«Ho ancora smalto per la tv di peso»

«Ho ancora smalto per la tv di peso» «NON FACCIO PROGRAMIVÌI DA MEZZE STAGIONI» «Ho ancora smalto per la tv di peso» I decano dei giornalisti: non dimenticherò mai il gesto di Mieli, uno che non accetta intrusioni intervista ROMA ENZO Biagi, sei lei torna per davvero in Rai, quanto piacere le fa? «Appartengo al genere umano». Sarebbe un bello smacco per chi ha caldeggiato il suo "oscuramento"? «Più che caldeggiato, il mio allontanamento è stato praticato. Le dirò di più: dopo 41 anni di Rai, Sacca mi ha mandato la disdetta con la ricevuta di ritomo». Scusi? «Ma sì, la raccomandata non è stata preceduta né da una lettera né da una telefonata. Io avevo un contratto che si rinnovava automaticamente se una delle due parti non lo disdettava. Naturalmente io considero legittimo che un editore dica ad un giornalista: "Guardi, lei per noi non funziona". Ma accidenti. Adesso, se Sacca lo sbattono fuori, sarei curioso di sapere come glielo comunicheranno: dovrà firmare la ricevuta anche lui?». Biagi, lei è pronto a ricominciare? «Se mi chiameranno, farò quel che so fare, nel mio genere. Non ho un repertorio leggero, da mezze stagioni. Sono un vecchio giornalista che ne ha viste tante. Tutto qua. Se l'aspettava? «Non dimenticherò mai il gesto di Mieli. Dicevo all'avvocato Agnelli che gli ero grato perché quando gli altri mi mandavano via, "La Stampa" mi ha sempre preso. E questo io non lo dimenticherò mai». Paolo Mieli ha subito posto condizioni chiare: crede che i partiti lasceranno fare senza batter ciglio? «Dipende dalle prossime mosse. Non credo che Mieli accetti di fare il Presidente con qualunque direttore generale. Lo dico da collega, intendiamoci, non sono il suo portavoce...». Portavoce no, ma in queste ore la voce di Mieli l'ha sentita? «No». Curioso: avete un'intesa istintiva? «C'è un'intesa affettiva. Non gli ho telefonato, dando prova di cattiva educazione, per paura che il gesto potesse essere interpretato come la richiesta di qualcosa. Dato che gli sono grato, non vorrei creargli imbarazzo». Prima o poi vi parlerete: cosa gli dirà? «Che il suo è stato un gesto di grande affetto, stima, e amicizia. Spero di poter ricambiare». L'allontanamento di Biagi dalla Rai è costato un prezzo a chi l'ha chiesto: in questi mesi di "oscuramento", lei ne ha capito il vero motivo? «In Rai c'era della gente che obbediva ad un padrone molto importante. L'ho capito da un discorso che Berlusconi fece in Bulgaria. Si ricorda, quando parlò di Biagi e Santoro?». Tra l'altro siete due professionisti che fate giornalismo televisivo molto diverso... «Certo, ma ognuno fa quel che crede e come crede». Berlusconi sostiene che lei e Benigni in un colpo solo gli avete fatto perdere un mare di voti a poche ore dalle elezioni... «Ho letto. Io e Benigni, al quale vogho molto bene, gli avremmo fatto perdere un milione e mezzo, un milione e seicentomila voti... Insomma, una bella cifra. Adesso che Berlusconi l'ha detto, mi metterò d'accordo con Benigni e gli dirò: "Ogni tanto facciamo qualche "numero" io e te!"». Ma in quel tipo di contabilità, Berlusconi è abbastanza ferrato: perché non credergli? «Berlusconi mi attribuisce un potere che io devo trasferire tutto su Benigni. Ogni volta che io e lui facciamo una botta, succedono delle cose enormi. Andiamo, è l'ora di essere un po' seri!». Insomma alla storia del salasso elettorale non ci crede? «Non gli accordo proprio niente. Ma vogliamo scherzare? Io e Benigni, facciamo perdere un milione e mezzo di voti? Andiamo...». Ma se lo show con Benigni non c'entra, o c'entra poco, perché Biagi fa ancora tanta paura? «I casi sono due. O io racconto delle balle e il pubblico è fatto di milioni di imbecilli, ma allora non dovrei vendere un libro. C'è stato un delicato funzionario Rai che ha detto che io avrei perso smalto. Mentre lo perdevo, mi è arrivata oggi la notizia che "Il signor Fiat" è stato già comprato da un editore spagnolo. L'Univer- sita di Pisa mi dà una laurea ad honorem, quella di Bari me l'ha già data. Come decaduto, non sono poi così male!», Chi conosce bene Mieli, è convinto che possa dare un'impronta alla Rai, cosi come la diede al modo di fare i giornali dai primi anni 90: lei che ne pensa? «Mieli non è un capo improvvisato. E' un uomo intelligente, curioso, leale. Una persona molto seria». ^/^ In azienda c'era della gente "" che obbediva ad un padrone molto importante. Da collega non credo che il nuovo presidente accetterà di lavorare A A a fianco di chiunque 77 Enzo Biagi in attesa del ritorno in tv si gode il successo dei suoi libri «II signor Fiat», la biografia dell'Avvocato Giovanni Agnelli sarà tradotta in spagnolo

Luoghi citati: Bari, Bulgaria, Mieli, Roma