La crisi non ferma il lavoro femminile

La crisi non ferma il lavoro femminile S MARZO, UN GIORNO SUL QUALE RIFLETTERE La crisi non ferma il lavoro femminile Il 55,7 per cento delle donne piemontesi ha ormai un impiego Dominano il terziario (532 mila posti), sono più colte e preparate Poche arrivano ai vertici della carriera, in particolare nell'industria Marina Cassi Malgrado la crisi il 2002 non è stato un brutto anno per le donne del Piemonte. Se il lavoro è il parametro per misurare autonomia, identità e cittadinanza allora questo ormai inaridito e rituale 8 Marzo consente, se non altro, un bilancio abbastanza positivo del mercato del lavoro femminile. Le donne al lavoro aumentano, dominano il terziario, sono più colte e preparate. Ma sono parallelamente ancora più deboli, più precarie, relegate ai livelli bassi delle scale gerarchiche e di carriera. Settecentotrentottomila piemontesi hanno una occupazione, di queste 157 mila sono lavoratrici indipendenti, erano 733 mila nel 2001, 713 mila nel 2000, 680 mila nel 1999. Secondo i dati dell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro si attestano nella roccaforte del terziario dove operano in 532 mila di cui 119 nel commercio e dove è anche più significativo 0 ninnerò delle autonome, 50 mila, tante quasi quanto le dipendenti che sono 69 mila. Il tasso di attività complessivo cresce costantemente e lo scorso anno è arrivato al 55,7 (era il 51,3 nel '98) anche se rimane ridicolmente inferiore a quello maschile che è del 74,60Zo e a quello del resto dell'Europa dove ormai è saldamente atte¬ stato sul 600Zo. Però tra i 25 e i 44 anni lavorano sette donne su dieci. Ormai il 46,3 per cento delle dorine occupate sono laureate o diplomate; una percentuale che va crescendo costantemente: le laureate sono il 12,807o, erano il 7 nel 1993, le diplomate sono il 33,5 erano dieci punti in meno nove anni fa. Parallelamente va diminuendo, seppur con lentezza, la quantità di donne con la sola licenza media (sono ancora il 340Xo, erano il 36,4 nel '93) e di quelle con la licenza elementare che adesso arrivano al 90Zo, ma che ancora nel '93 erano due su dieci. La crescita culturale è alla base probabilmente anche dell'aumentare costante delle imprenditrici e delle libere professioniste che ora sono 39 mila (erano 33 mila nel 2001 e mille in meno l'anno precedente). In movimento anche il comparto delle dirigenti, quadri, impiegate che arriva a 359 mila in salita rispetto alle 353 mila del 2001, alle 336 mila del 2000 e alle 315 del 1999. Ma ai vertici della carriera - e della retribuzione - le donne ci arrivano ancora poco numerose: nelle posizioni dirigenziali e nelle profesisoni intelletuali di elevata specializzazione sono solo poco più dell'807o mentre in Europa oscillano tra il 15 e il 2507o. E' l'industria il buco nero: nel tessile, un settore a maggioranza femminile, le dirigen¬ ti sono poco più del 50Zo. Nei servizi la situazione migliora nettamente, qui le dorme dirigenti sono circa.il 2007o. Ma il vero punto di forza è la pubblica amministrazione con il 300Zo di dirigenti che sfiora il 50 nella sanità. Le donne lavorano di più, ma sono ancora le più penalizzate dal part-time e dal tempo determinato che anzi tendono a crescere; il che forse significa che il maggior accesso al mercato del lavoro viene «scontato» con lavori meno stabili. Lavorano a tempo parziale 117 mila piemontesi (erano 110 mila nel 2001,104 nel 2000,100 nel'99) pari al 15,907o, per gli uomini è il 2,7. A tempo operano 60 mila donne (erano 56 mila nel 2001,54 nel 2000,48 nel 1999) pari al 10,407o, per gli uomini è il 6,6. Ma comunque sia, stabile o non stabile, precario o sicuro le donne un lavoro lo trovano di più di prima e il loro tasso di disoccupazione oltre a scendere - è adesso il 7,307o, era il 13 nel '98 - tende a avvicinarsi a quello maschile - che è il 4,4 - e a quello medio regionale del 5,1. E lo scorso anno le iscrizioni di lavoratrici alle liste di mobilità sono diminuite del 6,607o, mentre sono aumentate le iscrizioni maschili di 460 unità, pari al 707o. Questo perchè la crisi ha colpito di più l'industria dove le donne sono di meno. 1 NUMERI IN PIEMONTE ^ 738.(Éfc totale i»e6fp "^■418.000 nel solo terziario/ '^55,7 la percentuale ì delle donne che lavorano ISSjyiP #39.000 le Imprenditrici e libere professioniste A^v«-.; J^ 359.000 dirigenti, quadri e impiegate ffr^ 221.000 le operaie I ^ 117.000 fanno il part-time ' ^ 60.000 hanno contratto a tempo ^16.000 sono interinali ^58.000 le disoccupate #8f6^o tasso di disoccupazione femminile jV Fonte: Osservatorio regionale sul mercato del lavoro

Persone citate: Marina Cassi

Luoghi citati: Europa, Piemonte