Sanremo Giovani, è Dolcenera la vincitrice di Marinella Venegoni

Sanremo Giovani, è Dolcenera la vincitrice A SORPRESA NICOLA ARIGUANO HA APERTO LA SERATA DEDICATA Al DEBUTTANTI Sanremo Giovani, è Dolcenera la vincitrice La superminorenne Alina e gli Zurawski si classificano seconda e terzi Marinella Venegoni inviata a SANREMO E' Dolcenera, una frizzante pianista bruna, con la canzone «Siamo tutti là fuori», la vincitrice della Sezione Giovani di Sanremo 2003. Figlia di musicisti, è nata nel 77 a Galatina (Salente), ed è stata seguita e prodotta da un musicista di talento come Lucio Fabbri. Al secondo posto la dodicenne Alina con «Un piccolo amore»; al terzo si sono piazzati gli Zurawsky, con «Lei che», una ballad romantica di sapori vagamente irlandesi. Ma i «Giovani» del Festival che ieri sera hanno gareggiato per la vittoria finale sono stati il vero buco nero in una rassegna che ha dedicato invece una certa cura alla scelta dei Campioni, consegnati peraltro in pasto a giurie demoscopiche la cui età anagrafica non è stata coordinata con la filosofia generale della manifestazione, in un esemplare pastrocchio all'italiana. Poveri Giovani. Vederli sfilare nei giorni passati è stato imbarazzante: davvero debuttanti allo sbaraglio, incerti o urlanti per la maggior parte. Senza una preparazione, una consapevolezza di base. Abbiamo ascoltato una quintalata di Laure Pausini: la diva romagnola è il modello degli ultimi dieci anni di Sanremo, ma ora siamo al paradosso della scomparsa perfino di sfumature di diversità. A parte la Ferry che faceva semmai riferimento a Irene Grandi, ci hanno pausinizzato perfino l'albanese Elsa Lila, che pare frequenti invece in privato generi ben più ambiziosi. Visto che è l'S marzo, parliamo subito delle ragazze da salvare: senz'altro la vincitrice Dolcenera, con una sua tensione di ricerca e ispirazioni rhythm'n'blues e rock, malgrado annegasse anche lei in un mare di eccessi; Patrizia Laquidara, della quale si sono intuite potenzialità qui mascherate nell'ansia di rientrare in un «format» sanremese; e infine Maria Pia dei Superzoo, simpaticamente indecisa fra surrealismo e caricatura. Dolcenera si è anche classificata seconda al premio della critica, che è stato vinto da Patrizia Laquidara. La seconda classificata, la dodicenne Alina, è stata la presenza più inquietante di Sanremo Giovani. Per fortuna non ha vinto. Sarà pure vocalmente un fenomeno, ma perché scaraventarla nell'agone, perché non rispettare la sua fanciullezza e lasciarla ancora un poco studiare, almeno fino ai 14 anni? Questa voce di donna in un corpo di ragazza, con le sicurezze ostentate, con l'apparente freddezza, è la vetrina di un problema che molti genitori si trovano ad affrontare. E dal «come» lo affrontano, dipende spesso una vita intera. A tutto c'è un perché, e il perché del disastro di «Sanremo Giovani» questa volta si chiama «Destinazione Sanremo». Il format televisivo si è rivelato un danno per i prescelti: inizialmente inventato d'intesa con i discografici, per lanciare nuovi talenti, ha finito invece per dover competere con un altro format, «Operazione Trionfo» di Mediaset. E a quel punto, i requisiti dei candidati della tv di Stato sono diventati solo due: la bellezza (o almeno la carineria), più la potenza vocale. Edificante, no? Questo raccontano i discografici, non ce lo stiamo inventando: basta per essere artisti? Certo che no, ma per i brutti sono tempi difficili. Anche fra i giornalisti reclutati per i Tg conta ormai che siano bellocci più che preparati o talentosi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, per i giornalisti ma anche per Sanremo Giovani. Ieri nella giuria specializzata (della quale ha fatto parte qualcuno che, come Cucuzza, ha detto candidamente: io non me ne intendo...) c'era il d.j. Linus che ha detto espressamente: «c'è chi si salva.fra i Big, ma stentiamo a trovare il pezzo d'un giovane da poter mandare in onda». L'Italia è affetta dal solito strabismo. Si fanno operazioni di bassa lega come queste, in una platea che è anche osservata con attenzione dal mercato intemazionale; ma poi proprio da qui è partita un'iniziativa sulla promozione della musica italiana: ieri davanti a 700 giomahsti è stato firmato fra il viceministro per le attività produttive D'Ureo e il presidente della Fimi, un accordo per la promozione all'estero del Made in Italy musicale, finanziata in parte dalla discografia in parte dallo Stato. Speriamo non ci mettano di mezzo i dischi di questi ragazzi. E torniamo a ieri sera. La diretta è iniziata con Nicola Arigliano che secondo il doppiopesismo Rai è stato solo salutato: non poteva cantare fuori gara perché di cittadinanza italiana (proprio come Carla Bruni che ha cantato, lei sì, la sera prima) ed è stato poi ospitato al Dopofestival. Dei giovani, abbiamo ascoltato in depressione Manuela Zanier e con lei Verdiana; ci sono parsi meglio Zurawski e gli Allunati e Daniele Stefani, l'unico con un proprio spessore. Arrogante infine anche nell'ugola Daniela Pedali: al Dopofestival l'altra sera parlava come se avesse appena ricevuto tre Grammy e nessuno dei giornalisti aveva in mano un microfono per consigliarle simpaticamente di andare a studiare. Con Linus, della giuria speciahzzata di ieri facevano parte Sarah Felberbaum, Flavia Cercato, Alex Infascelli, Valerio Mastandrea. Nicola Arigliano Dolcenera, la cantautrice pugliese ha vinto la gara dei debuttanti con «Siamo tutti là fuori»