LA GRANDE SETE

LA GRANDE SETE LA CONFERENZA DI KYOTO SULL'EMERGENZA IDRICA NEL MONDO LA GRANDE SETE Mario Fazio LA Conferenza Mondiale sull'Acqua, in programma a Kyoto dal 16 al 23 marzo, rinnoverà ai governanti della Terra l'invito a compiere passi concreti per evitare che l'emergenza idrica assuma dimensioni catastrofiche. Si prova un certo disagio scrivendo queste parole. Ma dai primi Anni 80 riportiamo avvertimenti di scienziati i quali prevedevano quel che sta accadendo. I rapporti del Worldwatch Institute di Washington anticipavano per l'Onu l'allarme di oggi a Kyoto: se non si adottano provvedimenti, entro il 2020 la disponibilità media di acqua prò capite diminuirà di un terzo. Già alla fine del secolo un miliardo di abitanti del Pianeta erano privi di acqua potabile. Nei Paesi poveri le difficoltà di irrigazione contribuiscono alla morte di 20 mila creature umane ogni giorno per insufficienza alimentare. C'è un altro aspetto dell'emergenza idrica di cui abbiamo parlato recentemente su queste pagine, ed è quello tragico delle guerre locali per l'acqua, combattute tra poveri assetati per il possesso di pozzi o il controllo di acquedotti in costruzione, in Africa come nel Sud America. Se tutto questo era previsto con largo anticipo sul 2000, perché le grandi potenze sono rimaste inerti o hanno fatto troppo poco? Ai politologi e agli economisti la ricerca delle cause; può aver contribuito la mancata pressione dell'opinione pubblica nei Paesi «avanzati» dove tuttora è diffuso il fastidio per questi avvertimenti. In certi casi si è fatto un uso distorto del progresso tecnologico, deviando fiumi, costruendo giganteschi sbarramenti, pompando dalle falde sotterranee oltre i limiti del ricambio naturale. Ormai storici i casi della diga di Assuan, dei fiumi della Siberia, del Lago di Arai. Intanto gli sprechi nei Paesi occidentali sono enormi. In Italia, secondo stime approssimate per difetto, su 213 litri consumati ogni giorno prò capite, soltanto 3 servono per bere, 60 vanno nello sciacquone, altrettanti nella lavatrice e nella lavastoviglie, il resto viene usato per docce e innaffiature di piante da fiori. Che fare, non rinunciando a lavarsi e a curare le piante? Entro limiti locali dovremmo ridurre le perdite nelle condutture (arrivano al 4096) senza fingere di ignorare i problemi di mafia degli acquedotti. Dovrebbe diffondersi il riciclaggio per irrigazione delle acque usate. Sarebbe utilissimo il ritorno alla raccolta delle acque piovane nelle cisterne di una volta, almeno per case di campagna. Ma più di tutto conta che l'attenzione dei politici e dei cittadini non sia limitata alla Conferenza dell'Onu e alle occasioni rituali.

Persone citate: Mario Fazio

Luoghi citati: Africa, Assuan, Italia, Siberia, Sud America, Washington